Il 97% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni usa quotidianamente il proprio smartphone per andare su Internet, stessa operazione per il 51% dei bambini di 9-10 anni: ci vanno per comunicare con amici e familiari, per visitare i propri profili social, per guardare dei video, il 37% anche per fare i compiti. Lo dice la ricerca “EuKids Online per MIUR e Parole O_Stili” condotta dall’OssCom (Centro di ricerca sui media e la comunicazione) dell’Università Cattolica e presentata a Roma in occasione del Safer Internet Day 2018.
Dall’indagine emerge anche che sono in aumento i ragazzi che hanno avuto esperienze online che li hanno turbati (erano il 6% nel 2010, sono passati al 13% nel 2017): il 31% degli intervistati (tra gli 11 e I 17 anni) ha dichiarato di aver visto messaggi d’odio o commenti offensivi contro una persona o un gruppo, attaccati per il colore della loro pelle, nazionalità̀ o religione; di fronte a questo, tuttavia, il 58% del campione, sebbene abbia provato tristezza (nel 52% dei casi), disprezzo (36%), rabbia (35%) e vergogna (20%), afferma di non aver fatto nulla. E non dimentichiamo che nell’ultimo anno il 6% dei minori è stato vittima di cyberbullismo, il 19% spettatore. Ciò significa che l’educazione alla cittadinanza digitale deve entrare a pieno titolo nei programmi scolastici e anche una legge importantissima come la 71 del 2017 non basta se i docenti non sono attrezzati per affrontare questi nuovi scenari.
Opportunità e insidie
Per questo, venerdì 9 febbraio Parole O_Stili, il progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza nelle parole lanciato un anno fa a Trieste Perché abbiamo scritto con 100 influencer un manifesto per la comunicazione online che nel frattempo ha declinato i suoi principi anche per la politica e la Pubblica Amministrazione, ha organizzato all’Università Cattolica di Milano, in collaborazione col MIUR e lo stesso ateneo, una giornata di formazione gratuita sul tema delle competenze digitali e dell’ostilità dei linguaggi, a cui hanno partecipato 1500 insegnanti della primaria e della secondaria di I e II grado provenienti da tutta Italia: un’occasione per prendere consapevolezza delle tante opportunità che la Rete offre, ma al tempo stesso delle insidie che nasconde.
Nel corso della giornata, introdotta da una sessione plenaria, in cui hanno preso la parola la ministra per l’Istruzione Valeria Fedeli, l’ideatrice del progetto Parole O_Stili Rosy Russo, la presidente della Rai Monica Maggioni, la sociolinguista dell’Accademia della Crusca Vera Gheno e il rettore della Cattolica Franco Anelli, e seguita da 30 panel nei quali si sono distribuiti i partecipanti, sono state consegnate anche le prime 100 schede didattiche, ora a disposizione di tutti e scaricabili online Paroleostili: uno strumento realizzato con il contributo di 252 docenti per insegnare con il Manifesto della comunicazione non ostile.
Ma di cosa si tratta esattamente? Sono 100 proposte per far entrare nelle materie curriculari i contenuti del Manifesto: l’invito ad ascoltare prima di parlare, a condividere testi e immagini solo dopo averli letti, valutati e compresi, a non accettare insulti e aggressività neanche a favore delle proprie tesi, a non trasformare chi sostiene opinioni diverse in un nemico da annientare, ma anche la consapevolezza che le parole raccontano chi sono, che sono dei ponti per avvicinarmi agli altri e hanno conseguenze, e che per questo devo prendermi tutto il tempo che mi serve per sceglierle, usare solo quelle che ho il coraggio di dire di persona, sempre che non abbia valutato che sia meglio tacere.
Tutti concetti ripresi nei materiali e nelle fonti proposte, che spaziano da Seneca, che ci aiuta a riflettere su quanto tempo far passare prima di rispondere a un messaggio, a Samuele Bersani, che ci ricorda come le nostre parole possono diventare sassi; dall’incendio di Roma attribuito a Nerone, esempio di fake news del passato, alla realtà aumentata; dalla vicenda drammatica di Carolina Picchio al progetto #RingraziareVoglio, che propone la poesia come antidoto all’odio e che era stato lanciato anche da Agi Ringraziare voglio, per l'odore dei miei figli nel letto (e altri versi bellissimi) Perché come ha scritto un’insegnante che ha partecipato al progetto: «Se possediamo le parole giuste, possiamo restare umani in un contesto d’odio». E dove impararle meglio che a scuola?