Quel papà che fa lo sciopero della fame per protestare contro la Dad
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Quel papà che fa lo sciopero della fame per protestare contro la Dad

Quel papà che fa lo sciopero della fame per protestare contro la Dad

Scuole vuote a causa restrizioni Covid
Scuole vuote a causa restrizioni Covid

Mentre l'Italia, praticamente per intero, si immerge nella Dad, galleggia tra le altre la notizia di un papà novarese che si mette in sciopero della fame per proteste contro la medesima.

La sua decisione non è direttamente collegata con le ultime iniziative del Governo dal momento che aveva già annunciato che, dall'8 marzo, avrebbe iniziato ad alimentarsi solo di liquidi. Luca (il cognome rimane riservato) ha due figli in età scolare, è educatore e attivista del movimento "Priorità alla scuola". La sua iniziativa può far sorridere ma in realtà ha la forza dei gesti simbolici, delle azioni che sventolano come bandiere in cima a dei confini: sono quelle decisioni che servono a far riflettere.

Il crinale che questo papà vuole segnalare è quale sia la definizione di scuola - “la Dad non è scuola” è lo slogan principale del suo movimento - e lo strumento che ha deciso di usare è quello delle grandi battaglie civili: le carceri, la libertà dei popoli, i diritti umani, la giustizia, i diritti politici negati. Lo sciopero della fame ha soprattutto la forza di far diventare "propria carne" quelle che altrimenti rimangono solo idee, teorie, discorsi, convincenti morali.

L'obiettivo dello sciopero della fame non è né dimagrire né morire. È una vera e propria forma di azione politica forte della forza della non violenza. Chi decide di usare l'arma dello sciopero della fame sceglie di resistere a quella che ritiene essere un'azione ingiusta coinvolgendo il proprio corpo. Lo sciopero della fame non parla di come si sta morendo ma del perché si sta vivendo. Qualcuno ricorderà Boby Sands. Era un politico nord irlandese e morì il 5 maggio 1981 per uno sciopero della fame condotto a oltranza. Con esso intendeva protestare contro il regime carcerario cui erano sottoposti i detenuti repubblicani.

La decisione di unire inscindibilmente il proprio corpo, la propria carne, alle proprie idee e alle proprie convinzioni ha una forza che va al di là di quella delle parole. Chi fa uno sciopero della fame mobilita l'attenzione dell'opinione pubblica, attira l'attenzione della gente infinitamente di più di un discorso, porta dalla propria parte una grossa fetta di popolazione ed esercita una pressione sul governo che va molto oltre ciò che quella singola persona potrebbe fare senza coinvolgere il proprio corpo. Il motivo, probabilmente, è che la morte per fame è orribile: e sceglierne la possibilità significa dire che, per chi muore, la vita è ancora più orribile di quel genere di morte.

Per fortuna Luca non ha intenzione di arrivare a questi estremi. La sua dichiarazione è stata quella di volere assumere liquidi per due settimane a partire dall'8 marzo al fine "di dare un segnale". Meno male. Segnale arrivato, Luca. Quando puoi, ricomincia a mangiare.

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