AGI - Vicinanza contro indifferenza. È questa, in due parole, la linea rossa dell'intervista concessa dal Papa Francesco a Fabio Marchese Ragona. E rimarrà come sintesi visiva di quell'espressione un'immagine. È quella del fotografo Daniele Garofani che ritrae “una coppia sulla sessantina all'uscita della chiesa di Santa Maria in Traspontina, alla fine della Messa".
Come accade a molti, i due sono evidentemente infastiditi da una anziana povera che chiede denaro con la mano tesa. Lo è soprattutto - e così lo commenta il Papa in televisione - una signora in pelliccia che volge l'attenzione da un'altra parte. Il Pontefice aveva voluto che quella foto, assieme ad altre due, venissero ingrandite e messe in evidenza nell'ufficio dell'Elemosineria Apostolica e ne aveva parlato in tal senso proprio nell'omelia di Santa Marta di pochi giorni fa.
La pandemia che flagella il mondo, dice il vescovo di Roma, può farci uscire migliori o peggiori. E se dovessimo uscirne peggiori, cioè anche solo più o meno uguali a prima dal punto di vista morale, avremo sofferto due volte. Tutto dipenderà dall'indifferenza. "L'indifferenza ci uccide perché ci allontana: la parola chiave è la parola vicinanza".
In quest'ottica va letta la decisione del Papa di vaccinarsi e di spingere tutti a farlo " tutti devono - dice il Sommo Pontefice - prendere il vaccino, è un'opzione etica. Cominceremo a farlo qui, in Vaticano, e io mi sono prenotato". Ma non finisce la dura condanna di Francesco ai no vax . «C’è un negazionismo suicida che io non saprei spiegare, ma oggi si deve prendere il vaccino […] Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino, è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri». Il suo “Sì vax” si esplicita in una spiegazione molto semplice della situazione: «Quando ero bambino – dice Bergoglio – ricordo che c’è stata la crisi della poliomelite e tanti bambini sono poi rimasti paralitici per questo e c’era la disperazione per fare il vaccino. Quando è uscito il vaccino te lo davano con lo zucchero e c’erano tante mamme disperate… poi noi siamo cresciuti all’ombra dei vaccini, per il morbillo, per quello, per quell’altro, vaccini che ci davano da bambini… Non so perché qualcuno dice: ‘no, il vaccino è pericoloso’, ma se te lo presentano i medici come una cosa che può andare bene, che non ha dei pericoli speciali, perché non prenderlo?».
Si toccano tutti i temi caldi del momento: dalla politica, all'aborto, ai migranti, alle proteste di Capitol Hill, fino alla fede, e la risposta è sempre la stessa: quella dello stare vicino all'uomo nelle cose concrete, nella sua vita concreta. «I grandi valori ci sono sempre stati, non cambiano con la storia, ma vanno tradotti nella realtà», dice. E, in fin dei conti, è la ricetta del bravo prete che sa accompagnare le persone nella loro vita concreta. Il bravo sacerdote non è quello che sa fare una dotta teologia da laboratorio,ma chi sa aiutare la singola persona nella sua vita quotidiana. In ogni situazione, anche in quella che sembra più perduta, il pastore non deve condannare ma deve saper proporre un passo da compiere. Un passo è sempre possibile per tutti, da qualsiasi situazione si parta, anche per la persona più smarrita. È sempre possibile cercar di fare un primo passo per andare oltre.