Servono i controllori di mascherine durante la messa?
Almeno in chiesa dovremmo credere che l'educazione consapevole è possibile
In una Chiesa che riprende ad andare alla Messa domenicale con fatica - l'arcivescovo di Milano Delpini aveva parlato di una sorta di periodo di "riabilitazione” - a complicare le cose all'interno delle medesime ci si mettono anche i "volontari", riedizione ecclesiale degli "assistenti civici".
Non mi sembra che esistano statistiche ufficiali su come sia andata in Italia la partecipazione dei fedeli la prima domenica dopo la riapertura ma le testimonianze parlano di presenze ridotte a un terzo, numeri che concordano quindi con quanto giunge da altri paesi. Oltre a ciò, però, si aggiunge il fastidio per la presenza di persone che durante la Messa ti dicono cosa devi fare, dove devi stare, come ti devi comportare.
"La scorsa domenica - mi ha scritto una ragazza - sono andata a Messa dopo più di due mesi e c'era un esercito di volontari che diceva dove sedersi. Poi, se poco poco ti tiravi giù la mascherina ti redarguivano. Clima poliziesco. Non tornerò più in quella chiesa e, secondo me, non ci tornerà più nessuno".
La radicalità della ragazza è tipica dell'età, è chiaro però che se tutti abbiamo un'enorme paura che la pandemia riparta è altrettanto vero che se vogliamo ricominciare a vivere dobbiamo educarci a rispettare le regole imparando a prescindere da qualcuno che ci controlla.
Noi cristiani forse, per domenica prossima, dovremmo ripensare alla presenza molesta dei "volontari della mascherina". Almeno in chiesa dovremmo credere che l'educazione consapevole è possibile. Se voglio decorare un oggetto della mia casa disegnando dei cerchi, o mi ritengo Giotto o uso un compasso.
Decidere di farmi aiutare da uno strumento esterno (un compasso, ovvero una regola) è segno di intelligenza e di umiltà. Dovremmo poter credere che chi va alla Messa è in grado di ragionare in questo modo, e arrivare così a stabilire che, quando preghiamo, non c'è bisogno che nessuno ci controlli sulle distanze o sulle mascherine, così come nessuno controlla se a casa mia utilizzo un compasso per fare decorazioni ben fatte e non degli sgorbi.
Il messaggio che i "volontari della mascherina" mandano a chi va a Messa è molto negativo perché è contradditorio con il segno che si sta compiendo. È come se si dicesse: tu sei capace di credere che Cristo è morto e risorto per te e di portare questo annuncio agli altri, ma non sei in grado di tenere la distanza di sicurezza e di indossare la mascherina. Senza contare il fastidio di essere osservati nel momento intimo della preghiera da persone occhiute che ci controllano, manifestato crudamente ma sinceramente da quella ragazza.
Chi va alla Messa non è allo zoo e non rischia di dar da mangiare alle scimmiette. Nelle proprie celebrazioni la Chiesa è sempre stata attenta al "clima di preghiera": i gesti del corpo del celebrante e dei fedeli, i canti, un certo modo di vestire, le rappresentazioni figurate, i quadri, i mosaici, i dipinti.
Il clima di comunità che prega non è compatibile con un clima "poliziesco", come mi ha scritto quella ragazza. Portiamo all'interno della comunità ecclesiale le riflessioni esplose nella società civile a proposito degli assistenti civici, e capiremo da soli perché è meglio che domenica prossima quei pochi che andranno a Messa siano lasciati tranquilli.