La notte del ricongiungimento

La notte del ricongiungimento

Molti "fidanzati" o "affetti stabili" sono usciti di casa con le ore piccole per rischiare il meno possibile di dover spiegare al rappresentante delle Istituzioni le proprie più intime scelte personali
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Quella tra il 3 e il 4 maggio 2020 passerà alla storia come la notte del rincongiungimento. Alzi la mano chi non ha un amico, un parente, un conoscente che domenica 3 maggio ha aspettato che scoccasse la mezzanotte per scendere in strada, inforcare il motorino o l'auto, e "rincongiungersi" con chi non incontrava dal 9 marzo. 

Se non fosse chiaro, la grande maggioranza cui mi riferisco è quella satiricamente descritta dal grande Checco Zalone nel suo "L'immunità di gregge" (2 milioni e mezzo di visualizzazioni in tre giorni). Quelli che hanno aspettato con il cronometro in mano l'inizio del giorno 4 maggio, o meglio le sue "ore piccole", non erano in genere mariti e mogli, fratelli e sorelle, zie e nipoti, e neppure appartenenti alle unioni civili, perché costoro, con tutta probabilità, non solo erano già insieme l'8 marzo, ma in genere, più serenamente, hanno preferito prendersi qualche ora di riposo e muoversi quando il sole era già sorto e la mattina del 4 maggio inoltrata. 

Il mio pensiero invece va ai "fidanzati" o, più propriamente, a quegli "affetti stabili" che si sarebbero trovati nella fastidiosissima situzione di dover spiegare al rappresentante delle Istituzioni - l'eventuale poliziotto che avesse chiesto conto e ragione del loro spostarsi notturno - non solo le loro più intime scelte personali ma anche perché avessero deciso di tenere tali scelte riservate allo Stato così come, probabilmente, a quasi tutti i loro conoscenti, al punto da non definirsi neppure “conviventi”. E però, allo stesso tempo, si trovano in quella scomodissima posizione che è, essere persone legate da uno stabile legame affettivo che si vuole mantenere occulto ma che dovrebbe essere inopinatemente autocertificato.

"Ma perché devo raccontare a un carabiniere gli affari miei? Perché gli devo dire con chi vado stasera e perché ci vado? Ma non gli basta sapere da dove parto e dove arrivo? E se sono malato o meno?" Chi di noi non ha sentito, nei giorni scorsi, sfoghi di questo tenore da parte di persone esasperate dal vivere lontane da chi amano ma che, per mille ragioni, non possono affermare con certezza neppure a se stessi essere così?

Non mi sto riferendo a chissà quali situazioni estreme ma alle tantissime persone che hanno deciso di proteggere con la discrezione, dei rapporti che giudicano così importanti e fragili da meritare di essere custoditi con il silenzio. Il contrario cioè di quella ufficialità che invece l'autocertificazione richiede.

Forse nelle prossime ore usciranno delle statistiche, dei numeri, sulle multe comminate nelle primissime ore del 4 maggio. Confido che siano pochissime o nulle. Il buon senso italiano in questi casi fa sempre centro e risolve con la giusta prudenza il dovere di applicare norme che per loro natura cercano di mettere d'accordo estremi non conciliabili: chi avesse dubbi su cosa intendo può divertirsi a leggere le FAQ con cui il governo cerca di dissipare i dubbi di chi vuole sapere come autocertificarsi a partire dal 4 maggio.

Perché è davvero impossibile riconoscere il diritto di ricongiungersi a chi tale diritto non riconosce neppure a se stesso.