L'altro giorno Fedez, dal suo profilo Instagram, ha sentito il bisogno di prendere le distanze dal recente Congresso delle Famiglie di Verona, usando un linguaggio consono al suo personaggio.
Nessun problema, se non fosse per il fatto che a un certo punto mette in mezzo l'Opus Dei, la mia famiglia spirituale. “Quindi mi chiedo - dice il marito di Chiara Ferragni rivolgendosi ai fan del Convegno - dai tempi dell’Opus Dei a oggi non riuscite a trovare argomentazioni più valide alle str****te che dite?”.
Mi spiace di essermi accorto solo ora della sua dichiarazione: è accaduto tra l'altro perché ero impegnato a Ivrea al Sum03 proprio per fare eco alla presa di distanza di Parolin - e di Papa Francesco - verso il Congresso che lui critica.
Credo valga la pena però dare a Federico Leonardo Lucia qualche elemento in più rispetto alla vicenda.
I fedeli dell'Opus Dei, come recitano i suoi Statuti all' art. 87 par. 3, godono rispetto alle questioni sociali, politiche ecc. della libertà di cui godono tutti i cattolici, per cui le autorità dell'Istituzione "devono astenersi completamente dal dare financo consigli in queste materie".
Come manganelli
Non mi meraviglierei che Fedez o la Ferragni abbiano, nel loro giro di amicizie, persone dell'Opus Dei a favore del Congresso succitato ma, se così fosse, devono sapere che tali amici parlano esclusivamente a titolo personale, come d’altra parte faccio io.
La Prelatura dell'Opus Dei infatti, come accaduto per Verona, i Family Day e tante altre situazioni analoghe, si è sempre astenuta dall'esprimere qualsiasi parere o giudizio.
Ciascuno è libero di pensarla come vuole, entro i limiti della fede e della morale cattolica.
Io scrivo, sono sacerdote dell'Opus Dei, e credo di essere stata una delle voci cattoliche che nel panorama italiano si è espressa nel modo più esplicito per manifestare pubblicamente le sue perplessità verso Verona.
L'ho fatto in più di un'occasione: per citare le ultime, basta scorrere la rassegna stampa di ieri ad Ivrea o l'articolo scritto sull’Agi proprio lo stesso giorno in cui il rapper faceva le sue dichiarazioni.
Con questo non voglio dire che tutto quanto è stato detto a Verona sia una "str****ta", per usare il linguaggio di Fedez. Mi è capitato per esempio di vedere in TV un'intervista in cui Gandolfini ha esposto con molta pacatezza le sue convinzioni e ho potuto constatare in quel caso un grande sforzo di equilibrio e il tentativo di rispettare anche posizioni lontane.
Purtroppo questo atteggiamento non è emerso però né nella manifestazione di Verona né nella "contromanifestazione". Penso che quando si tratta di persone, le idee e i valori non possono mai essere usati come manganelli e che, se ci si ascolta, è sempre possibile arrivare a rispettarsi perché è sempre possibile individuare dei punti in comune dai quali partire per provare a tentare una conciliazione.
Anche per il cane Matilda
Non si tratta di trincerarsi dietro qualche valore cristiano ma di diffondere l'unico valore cristiano che è l'amore, in Dio, per l'altro: che è mio fratello sempre, anche se non crede in Dio.
Quando si parte dal rispetto dell'altro, i "valori" cristiani emergono con più forza. Viene fuori il senso profondo di parole come dignità della donna, custodia della vita: del bambino non nato, certo, ma anche della persona che, di fronte a me, ha preso scelte e conduce una vita che non condivido in toto.
Le parole, e Fedez lo sa bene, sono importanti. In quella trasmissione, per esempio, persino la rappresentante delle famiglie arcobaleno aveva asserito che, rispetto alla gestazione per altri, anche nel mondo omosessuale c'erano idee diverse e non tutti unanimi e d'altra parte Gandolfini aveva definito corretto l'istituto giuridico delle unioni civili, che però non deve essere chiamato matrimonio.
Forse Fedez ha citato l'Opus Dei solo per leggerezza.
In ogni caso anche lui ha la possibilità di correggersi per contribuire a costruire una civiltà migliore nella quale dobbiamo vivere tutti: compresi lui, Chiara Ferragni, il piccolo Leone e, perché no, il cane Matilda.