Potrà dare fastidio a qualcuno ma ieri, Papa Francesco, citando la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone, pone implicitamente ai cristiani, come esempio di amore gratuito, quello dei cagnolini. Avviene durante l'omelia per la Giornata mondiale del povero quando scandisce:

"Il grido dei poveri è il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce, di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi. È il grido di anziani scartati e lasciati soli. È il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica. È il grido di chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo. È il grido di intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono. È il grido dei tanti Lazzaro che piangono, mentre pochi epuloni banchettano con quanto per giustizia spetta a tutti. L’ingiustizia è la radice perversa della povertà."

La parabola evocata dal Vescovo di Roma è quella in cui Gesù racconta la vicenda del ricco Epulone e di Lazzaro le cui piaghe vengono leccate da un cane (cfr Lc 16, 19-31). Anzi, per l'esattezza, in quelle parole riportate solo dal vangelo di Luca, nostro Signore contrappone la durezza del cuore degli uomini alla bontà di quello dei cani: "Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe", dice letteralmente Cristo al versetto 21.

Questi cagnolini, ci parlano della crudeltà del nostro consumismo: come avviene oggi per moltissime persone abbandonate anche allora solo i cani si avvicinavano agli abbandonati per consolarli.

Nella nostra società quante volte sono soprattutto gli anziani - menzionati esplicitamente dal Pontefice nell'omelia - i nuovi Lazzaro, che pagano duramente lo scotto di uno sviluppo diseguale e disarmonico. È frequente che siano proprio gatti, cani ed altri animali a dare un po' di affetto a queste persone lasciate indietro e lasciate sole da noi che andiamo sempre troppo veloce. Non dimentichiamoci che i cani nel vangelo hanno solo ruoli positivi (Cfr. Lc 16,21; Mc 7, 28), santi come Francesco d'Assisi e Antonio Abate avevano negli animali interlocutori graditi e, in fin dei conti, gli animali sono stati cacciati dal paradiso terrestre per colpa nostra, non loro.

Ogni estate ci troviamo ad affrontare la piaga dell'abbandono degli animali: qualcosa di terribile che qualifica in modo molto negativo la nostra società. Un animale abbandonato non è solo un essere destinato a soffrire e a morire ma, se dovesse sopravvivere, causerebbe enormi problemi enormi: il randagismo, la diffusione di malattie, l'aumento di incidenti causati da bestiole terrorizzare che vagano senza meta per le carreggiate di strade ed autostrade. Per un cristiano un animale non è una persona ma neppure è un peluche: una volta arrivato a casa, il nuovo gatto o cane diventa un membro della famiglia.

Tutti conosciamo persone a cui la presenza di un cane ha davvero salvato la vita, e non sto parlando solo di non vedenti o di salvataggi sotto le slavine o in mare. Sto parlando di vita quotidiana. Perché la natura cui pensa la Laudato Si di Papa Francesco non è solo quella dell'Amazzonia ma anche quella di chi si porta in casa animali esotici per il vezzo di un momento: una più attenta cura della natura è un elemento essenziale per la fede.

L'immagine del povero Lazzaro consolato dai cani dovrebbe essere anche un monito: il cambiamento non passa solo per gesti e iniziative politiche di ampio respiro ma inizia dai piccoli gesti quotidiani alla portata di tutti. Cosa c'è di più piccolo di un cagnolino che lecca una piaga? Ebbene il Vangelo ci dice che se non disprezzassimo un bene minimo come quello, il piccolo bene che tutti noi possiamo fare, certamente arriveremmo poi anche alle indispensabili scelte politiche, educative e sociali che è necessario compiere.