Ancora abusi da parte di professori nei confronti di studentesse minorenni. Stiamo parlando del recentissimo caso di cronaca in cui un professore di un liceo della capitale è stato accusato di violenza sessuale nei confronti di una sua allieva e attualmente si trova in carcere.
La denuncia è partita dai genitori della ragazza 15enne, che di fronte a un cambiamento repentino nei suoi atteggiamenti e nei suoi comportamenti si sono insospettiti, e dopo aver trovato alcuni messaggi espliciti da parte di un professore nello smartphone della figlia, hanno deciso di andare a fondo alla questione. È stata poi la stessa ragazza ad ammettere quanto era accaduto, riuscendo finalmente a liberarsi di questo peso enorme: era da circa due mesi che andavano avanti avances, complimenti, scambio di immagini intime tramite le chat, ma non solo, perché c’era anche stato un contatto diretto in un’aula dell’istituto dove si sono scambiati baci, si sono toccati fino a consumare rapporti orali.
È importante sottolineare che non è un attacco alla categoria, è un attacco alle persone che abusano di un ruolo. Un adulto con un ruolo educativo e formativo non si può assolutamente permettere di spingersi oltre la propria posizione istituzionale e mischiare l’aspetto personale e professionale.
La scuola offre un pubblico servizio e ha il dovere di vigilare e di tutelare i ragazzi e il loro benessere, non di colludere con le dinamiche di alcuni adolescenti, abbassarsi ad un livello di amicizia o addirittura di relazioni intime e sessuali. A prescindere dal fatto che sono minori e che comporta già di per sé un aspetto di una gravità estrema, stiamo parlando di insegnanti.
Non vorrei sentire frasi del tipo “mi ha provocato”, “è stata lei che mi ha indotto”, “ho ceduto alle sue avances”: si tratta di violenza psicologica e sessuale, ma di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di adulti dotati di senno e di capacità di discernimento, di coloro che dovrebbero sapere come sono strutturati i ragazzi, conoscere le loro fragilità, le loro problematiche e il bisogno anche di ricercare attenzioni usando il corpo. Dovrebbero insegnargli a relazionarsi in maniera adeguata e dovrebbero essere in grado di porsi dei limiti e dei confini molto più di una ragazzina che sta acquisendo queste competenze.
Forse non ci si rende conto dei danni che possono creare in un’adolescente in via di sviluppo che gioca a fare la grande.
Tanti adolescenti hanno bisogno di sentirsi “speciali”, idealizzano facilmente le figure adulte, le investono di tante aspettative, possono anche fraintendete determinate parole, ma sta sempre all’adulto avere la coscienza di ricollocare ciò che accade e di dare il senso più appropriato al contesto in cui ci si muove. Questo non significa non poter parlare con i minori, non poter avere contatti, anzi la scuola dovrebbe abbattere i muri pur mantenendo sempre chiari i confini e il ruolo autorevole. Se si crea la giusta vicinanza e la giusta distanza il rapporto docente-allievo è un risorsa.
Il fondamentale ruolo della scuola
La scuola è una agenzia educativa che può aprire delle strade importanti ed essere un’enorme risorsa per i minori, ma nel contempo, alcuni docenti possono invece creare dei blocchi e dei traumi che purtroppo segneranno a vita i bambini e gli adolescenti.
L’insegnante deve insegnare, sia con le parole che con i comportamenti, deve essere un buon esempio, ha un ruolo fondamentale per i ragazzi che sono sempre più orfani di punti di riferimento stabili ed equilibrati. Insegnare per molti è una vocazione, per me è un lavoro difficilissimo da svolgere che ha delle enormi responsabilità. Oggi fare l’insegnante è più duro che mai, vivono nel mirino e non vengono più lasciati liberi di esprimersi. Per questa ragione va tutelata la categoria e queste persone andrebbero cacciate dalla scuola per far capire anche ai ragazzi quanto sia grave l’invischiamento dei ruoli e che chi sbaglia non può rimanere impunito, soprattutto quando ha la responsabilità educativa e non solo formativa dei ragazzi.