La Procura di Milano fa scendere i rider dalla bicicletta e gli chiede come stanno. Finora se ne erano curati solo i giudici del lavoro per rispondere, in modo peraltro contraddittorio, alla domanda se vadano considerati come dipendenti o autonomi pagati a cottimo. Ora è tutto il sistema prono alla città che ha sempre fame a essere messo in discussione dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti che stanno valutando se le società che impiegano i fattorini a due ruote violino le norme sulla sicurezza del lavoro.
Da giugno a oggi, la Polizia Locale ha frenato per qualche secondo la corsa di una trentina di loro per verificare le condizioni in cui le società li mettono in strada. Sono quasi tutti stranieri, pochissimi gli italiani, uomini e, nel dieci per cento dei casi, clandestini. Un dato, quest’ultimo, che ha aperto un altro fronte d’indagine, sul cosiddetto ‘caporalato telematico’ che consiste nella cessione degli strumenti di lavoro, tra cui lo smartphone con le applicazioni per consegnare, a persone senza documenti, mandate allo sbaraglio per paghe ancor più misere.
Un fenomeno che si suppone interno alla rete dei lavoratori. “Difficile che le società mettano sotto contratto dei clandestini”, ragionano in Procura. Il cuore dell’inchiesta, al momento senza indagati, è verificare se ai lavoratori sia garantita la sicurezza. Spesso girano senza caschi, con scarpe inadatte, freni e luci non funzionanti. Il fatto che siano autonomi, viene spiegato, non esonera le aziende dai controlli perché “le norme sulla sicurezza sul lavoro riguardano anche chi non è subordinato”.
Da valutare anche se, prima di lanciarli nei grovigli di strade, vengano sottoposti a una visita oculistica e, in generale, di idoneità fisica. In più, i magistrati stanno stilando una mappa di tutti gli incidenti stradali che hanno coinvolto negli ultimi mesi i ciclofattorini. Sotto osservazione sono le principali società del settore, tra cui Foodora. Al momento l’indagine è solo ‘conoscitiva’, ma presto verranno iscritti i titoli di reato.
wI lavoratori fermati saranno riascoltati uno a uno, con domande stringenti sulla loro condizione. Un anno fa al teatro Elfo di Milano, in corso Buenos Aires, l’arteria attraversata giorno e notte da decine di ‘servitori’ di vivande, era andato in scena lo spettacolo ‘Delivery service’ che descriveva la vicenda di uno di loro. L’epilogo era cruento: il fattorino su due ruote si faceva esplodere nell’ufficio del manager della società per cui lavorava da cui riceveva rimproveri per le sue scarse prestazioni, dopo avere puntato il dito sui milanesi che pretendevano di essere sfamati nel cuore della notte.