Shale oil e shale gas, la 'rivoluzione' che ha cambiato il mondo dell’energia

Sono gli idrocarburi contenuti nelle rocce scistose. Oltre a un’importanza prettamente energetica, lo sfruttamento di queste fonti non convenzionali ha cambiato profondamente il mondo con implicazioni politiche ed economiche. Ecco perché

shale gas oil 

Sono i principali protagonisti della 'rivoluzione' energetica di questi anni. Si tratta dello shale gas e dello shale oil, idrocarburi contenuti in rocce scistose. Oltre a un’importanza prettamente energetica, lo sfruttamento di queste fonti non convenzionali ha cambiato profondamente il mondo con implicazioni politiche ed economiche. I primi a rendersi conto delle potenzialità di questa risorsa sono stati gli Stati Uniti che, una volta sviluppata la tecnologia adatta, hanno cominciato ad estrarla. In pochi anni la produzione di questi idrocarburi non convenzionali hanno permesso agli Stati Uniti l'indipendenza energetica con 'effetti collaterali' su tutti i mercati energetici mondiali. Non solo indipendenza ma anche possibilità di esportare il gas e il petrolio in eccesso all’estero. Tale ingente quantità immessa sul mercato ha prodotto, a livello globale, a partire dalla metà del 2014, un crollo delle quotazioni del prezzo del greggio. Solo recentemente l’Opec e i paesi non Opec (Russia in primis) hanno trovato le contromisure a tale eccesso di offerta con l’intesa sul taglio della produzione di 1,8 milioni di barili al giorno.

Nel 2013 c’è stato il primo via libera da parte dell’amministrazione Obama all'export di gas all'estero. Così come da qualche anno è partita la gara tra le compagnie del settore all’estrazione, come sottolinea il Dipartimento dell’Energia Usa che hanno provocato il collasso dei prezzi. Tali risorse vengono considerate non convenzionali perché intrappolate in rocce poco permeabili, e dunque tecnicamente più difficili da tirare fuori, che per l'estrazione devono essere "fratturate". La perforazione orizzontale (a differenza delle “classiche” trivellazioni verticali) e la fratturazione idraulica (o fracking) sono le principali tecniche per aumentare la produttività di shale gas e shale oil. Il fracking prevede l'iniezione in giacimento di un fluido ad alta pressione, normalmente acqua mista a sabbia che spacca le rocce rendendo possibile una via di fuga per il gas o il petrolio verso il pozzo.

Lo shale gas insieme al "tight gas" (gas da sabbie compatte è un tipo di gas naturale prodotto da giacimenti non convenzionali, difficilmente raggiungibile a causa della natura delle rocce e della sabbia che coprono il deposito) e al "coalbed methane" (il gas metano che viene estratto dagli strati di carbone presenti nel sottosuolo in alcuni bacini geologici) rappresenta circa il 60% delle riserve onshore (a terra) tecnicamente recuperabili negli Stati Uniti, secondo stime del Dipartimento Usa dell'Energia. Le riserve di shale gas dovrebbero essere in grado di soddisfare la domanda americana per i prossimi 25 anni. In allegato una mappa dettagliata dei pozzi di petrolio e gas negli Stati Uniti.

Shale gas e shale oil in Europa non hanno conosciuto lo sviluppo registrato negli Usa a causa dell'alta densità abitativa del Vecchio Continente. Polonia e Ucraina sono i paesi che ci hanno puntato di più insieme alla Gran Bretagna, tuttavia anche qui gli entusiasmi iniziali si sono raffreddati. Le tecniche di estrazione infatti non sono esenti da punti critici. La principale preoccupazione riguarda il rischio di inquinamento delle falde acquifere connesso con le operazioni di fatturazione idrauilca. Accanto al tema dell'acqua si è sviluppato un acceso dibattito sul presunto contributo dello shale gas all'effetto serra. Le preoccupazioni nascono dal fatto che durante le fasi iniziali della produzione una piccola parte del gas estratto viene liberata in atmosfera. Attualmente si stanno sviluppando tecnologie specifiche per limitare queste perdite che comunque non superano l'1% della produzione totale di un pozzo. 



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