Immaginate una centrale a gas (che è una centrale che produce elettricità utilizzando il gas naturale come combustibile) a zero emissioni, senza ciminiere da cui escono minacciose nuvole di fumo. Prendete poi due brillanti e irrequieti ex studenti del Massachusetts Institute of Technology, il primo Bill Brown finito a lavorare a Wall Street, stratega finanziario per Morgan Stanley. Il secondo Miles Palmer, suo collega di università, chimico alla Saic, Science Applications International Corporation, società attiva nel settore difesa.
I due, nel 2008, in piena crisi finanziaria, decidono di cambiare vita e lavoro. E come succede spesso negli Stati Uniti creano una società. Non siamo in un garage nella Silicon Valley ma tra la Corolina del Nord e il Texas e i protagonisti di questa storia non sono giovani smanettoni informatici, ma attempati signori che hanno l’obiettivo di cambiare vita.
Vogliono combinare qualcosa nel settore energia. Per cambiarlo, in meglio. Sfruttano le sovvenzioni dell’amministrazione Obama per le energie pulite, consapevoli che la transizione energetica verso un mondo low carbon non avverrà domani. Palmer è consapevole che, a livello globale, non sarà possibile liberarsi del carbone così presto e così facilmente. "Volevo risolvere questo problema", ha detto. Attraverso amici di amici conoscono Rodney Allam, un ingegnere chimico in pensione che aveva lavorato come capo del settore ricerca e sviluppo di una società specializzata nel gas. Dopo pochi mesi di lavoro Allam si presenta con il progetto di una centrale a gas naturale a zero emissioni. Nasce NET Power, una startup che potrebbe dare molte risposte agli interrogativi e ai dubbi sulla sostenibilità del nostro modello di sviluppo.
Il fulcro della soluzione – il ciclo di Allam - è un nuovo tipo di turbina a gas, un aggiornamento di una tecnologia che poi non è molto cambiata da 150 anni a questa parte. Insomma centrali tradizionali che non inquinano e più economiche di un impianto a energia rinnovabile.
Grazie a questa turbina l’anidride carbonica viene stoccata e non immessa nell’atmosfera attraverso un utilizzo differente dei sistemi di cattura del carbonio CCS (Carbon capture and storage).
Tale tecnología finora non si è diffusa in maniera massiccia a causa dei costi. Nel processo di produzione dell’elettricità infatti bisogna smaltire non solo la CO2 ma tutti gli altri scarti del processo. Tutto questo si ripercuote sul costo finale dell’energia. Ecco perché questa tecnologia, conosciuta fin dagli anni ’70 ha stentato finora ad affermarsi. Grazie al ciclo di Allam lo scarto del processo è costituito solo da CO2 che viene stoccata.
"Sarà un punto di svolta se sarà raggiunto il 100% dei loro obiettivi", dice John Thompson, esperto di CCS presso la Clean Air Task Force, un'organizzazione no-profit Usa riferendosi ai piani dei tre. Net Power intanto ha già terminato la costruzione dell'impianto pilota a Houston in Texas. Inizierà a fornire elettricità alla rete nel 2018, i test finali sono andati bene e a regime produrrà 50 Mw di elettricità pulita, sufficiente per alimentare oltre 40.000 abitazioni.
Se la turbina avrà successo di Allam, Palmer e Brown ne sentiremo parlare di nuovo.