La transizione energetica procede a grandi passi in Europa tra molte luci e alcune ombre. Nel 2017 nell'Unione europea, per la prima volta, le rinnovabili (eolico, solare e biomasse) hanno generato più elettricità rispetto al carbone, inteso come combinazione del carbon fossile e della lignite.
L'anno scorso - spiega l’ultimo rapporto realizzato da Agora Energiewende e Sandbag, i principali think tank di politica energetica in Germania e nel Regno Unito - la generazione elettrica da fonti rinnovabili (eccetto l’idroelettrico) è cresciuta del 12%. La quota di elettricità prodotta da sole, vento e biomasse nell'Ue è più che raddoppiata rispetto al 2010. Le rinnovabili stanno, quindi, facendo dei progressi enormi se si considera che solo cinque anni fa la produzione da carbone era più del doppio rispetto a quella eolica, solare e da biomasse.
L'Italia, insieme al Portogallo e ai Paesi Bassi, ha annunciato l’uscita dal carbone entro il 2025, unendosi alla Francia e al Regno Unito nell'impegno ad eliminare gradualmente questa fonte. Il 2017 è stato un anno molto secco con un conseguente calo nella produzione dell'energia idroelettrica in tutta Europa, ma la produzione di energia dal carbon fossile è calata di 3 Twh in Italia rispetto al 2016, compensata da quella solare, aumentata di 3 Twh nello stesso periodo.
Da notare inoltre come l'energia eolica, solare e da biomasse abbiano contribuito nel 2017 al 24% della produzione elettrica nazionale. Un discreto settimo posto dietro alla Danimarca (74%), alla Germania (30%), al Portogallo (29%), alla Gran Bretagna (28%), all’Irlanda (27%) e alla Spagna (25%). La crescita delle rinnovabili tuttavia non è uniforme nell’Unione europea.
Germania e Regno Unito hanno contribuito da sole al 56% dell’incremento degli ultimi tre anni. Il 2017, grazie anche alle condizioni climatiche, è stato l’anno del boom dell’eolico, balzato del 19%, spinto dai massicci investimenti effettuati in questo settore. Questa crescita, evidenzia lo studio, è andata a discapito del solare che, tra il 2014 e il 2017, ha contribuito alla crescita delle rinnovabili solo per il 14%. In Europa i consumi elettrici, grazie alla ripresa economica, sono cresciuti nel 2017 per il terzo anno di seguito facendo segnare un +0,7%. A fronte di ciò tuttavia sarebbero necessari ulteriori interventi nell’efficienza energetica perché maggiori consumi equivalgono a più inquinamento.
Le ombre arrivano dall’andamento delle emissioni che stanno crescendo nuovamente. Nonostante il sistema ETS (Emission Trading System, il sistema che fissa un tetto alla quantità totale di gas serra che possono essere emessi dagli impianti) la quantità di CO2 nell’atmosfera è leggermente aumentata. La bassa produzione idroelettrica e nucleare unita alla crescente domanda ha portato ad aumentare la generazione da fonte fossile con la conseguenza di un aumento delle emissioni di circa l'1% nel 2017.
Altro motivo di preoccupazione deriva dal fatto che se l'Europa occidentale sta eliminando gradualmente il carbone, i paesi dell'Est vanno in direzione opposta. Nel 2017, come detto, tre Stati membri, Paesi Bassi, Italia e Portogallo, hanno annunciato il ritiro dal carbone unendosi in questo obiettivo a Francia e Regno Unito. In particolare, in Italia la percentuale di produzione elettrica da carbone e lignite si è attestata al 12%. Anche in questo caso facciamo parte dei paesi ‘virtuosi’ preceduti solo da Belgio (0%), Francia (2%), Austria (4%) e Gran Bretagna (7%). Al contrario i Paesi dell'Europa orientale continuano a puntare forte su questa fonte (spicca la Polonia con il 77% di elettricità da carbone) mentre in Germania (37%), il più grande consumatore europeo di carbone e lignite, il dibattito è in corso e una decisione sarà presa solo nel 2019.