Così Trump è riuscito a coalizzare tutti gli ambientalisti americani contro di sé

La decisione del presidente Usa di non ratificare l'accordo di Parigi e di puntare sul carbone per la politica energetica ha suscitato una reazione compatta in tutti il mondo. Cos'è la United States Climate Alliance

Così Trump è riuscito a coalizzare tutti gli ambientalisti americani contro di sé
 Afp
 Il sindaco di New York, Bill de Blasio

La decisione di Donald Trump di puntare sul carbone e non ratificare l’accordo di Parigi sul clima sta provocando una reazione contraria nel mondo e in particolare in molti Stati americani. Molti di questi, non condividendo la visione del presidente, stanno accelerando i loro piani per puntare a un tipo di economia low carbon. Ma anche al di fuori degli Stati Uniti c’è la corsa a prendere il testimone della lotta al cambiamento climatico dopo la fine del secondo mandato di Barack Obama. In questo senso l’autorità morale appartiene senza dubbio a Papa Francesco che non manca occasione per lanciare l’allarme e stimolare i governanti a fare di più per l’ambiente. Perfino la Cina e l’India, i più grandi inquinatori globali, insieme agli Usa, stanno portando avanti i loro piani di riconversione green. Anche l’Arabia Saudita, un paese che galleggia letteralmente sul petrolio, sta provando a diversificare la propria economia.  L’atteggiamento del presidente americano, quindi, ha rafforzato la posizione di coloro che ritengono non più rinviabili le scelte sul clima.

Così Trump è riuscito a coalizzare tutti gli ambientalisti americani contro di sé
 centrale a carbone (Agf)

Negli Stati Uniti, nonostante in più di un’occasione Trump abbia evidenziato la necessità di rafforzare l’industria del carbone, molti Stati stanno andando nella direzione opposta. In Texas, ad esempio, il 2018 sarà l’anno del sorpasso dell’eolico sul carbone. Ad aprile scorso, il West Virginia ha respinto gli sforzi del governatore democratico Jim Justice che voleva rilanciare la moribonda industria del carbone. Per non parlare della California, lo Stato pilota e più all’avanguardia nell’efficienza energetica, che dal 2040 vuole interdire tutti i mezzi di trasporto a combustibile fossile. Basti pensare che il ‘Golden State’ ad aprile scorso ha generato il 67,2% della sua energia da fonti rinnovabili battendo il record precedente. Mentre il 13 maggio, grazie alle centrali idroelettriche, l'energia rinnovabile è salita ulteriormente all'80,7% della produzione totale. Il prossimo obiettivo è quello di una generazione elettrica rinnovabile al 100% che, secondo le previsioni, dovrebbe essere raggiunto entro il 2045.

Così Trump è riuscito a coalizzare tutti gli ambientalisti americani contro di sé
miniere di carbone (Afp)

Lo scorso dicembre al meeting sul clima (One Planet Summit) organizzato a Parigi da Emmanuel Macron, non c’era Trump ma era presente l’attuale governatore della California, Jerry Brown, promotore con l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, dell’America’s Pledge che impegna 20 stati federali, 110 città e 1.400 aziende americane a ridurre l’emissione di gas serra. Il primo giugno dello scorso anno poi proprio come risposta alla decisione di Trump di non aderire all’intesa di Parigi, 15 Stati americani hanno dato vita allo United States Climate Alliance una “coalizione bi-partisan impegnata nella riduzione delle emissioni di gas serra”. Da ultimo c’è l’iniziativa del sindaco di New York Bill De Blasio che ha annunciato un piano da 5 miliardi di dollari per liquidare gli investimenti in fonti fossili dopo che, a giugno 2016, un’iniziativa simile era stata presa da Washington. 



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