L'ultima degli indù contro i musulmani: vietare la carne di mucca

In India una legge proibisce la macellazione dell'animale sacro per la maggioranza induista. Ma in realtà è un colpo all'economia islamica

L'ultima degli indù contro i musulmani: vietare la carne di mucca
Yawar Nazir / NurPhoto 
 Musulmani indiani

La più grande democrazia del mondo (sarebbe meglio dire grossa, per dare esclusivamente una valenza numerica ma non qualitativa), negli ultimi tempi sta dimostrando tutta la propria intolleranza, soprattutto nei confronti della minoranza più numerosa, quella islamica.

Un Paese pacifico solo a parole

Sta cominciando ad essere sempre più difficile per l'India portare avanti agli occhi del mondo intero la sua tradizionale e precostituita immagine di Paese democratico, tollerante e pacifico. In un sistema dove le differenze castali sono state abolite solo dal punto di vista formale e legislativo (con l'entrata in vigore della costituzione nel 1950), ma persistono di fatto nella mentalità e nei comportamenti di gran parte ancora della popolazione, si inseriscono anche, prepotentemente, le tensioni dovute alle differenze religiose.


Le religioni in India

  1.   Induismo (79.8%)
  2.   Islam (14.2%)
  3.   Cristianesimo (2.3%)
  4.   Sikhismo (1.7%)
  5.   Buddismo (0.7%)
  6.   Jainismo (0.4%)
  7.   Altre (0.7%)
  8.   Non dichiarate (0.2%)

Gli hindu rappresentano l'80% della popolazione (che assomma a circa 1,3 miliardi di persone in totale) mentre i musulmani sono circa il 14% degli indiani. Il rapporto tra le due principali confessioni religiose (nel Paese convivono poi altre confessioni praticate da minoranze tra cui il cristianesimo, il sikhismo, il buddismo e il giainismo) è stato sempre conflittuale.

Tre anni di alta tensione

Le due comunità hanno un background culturale completamente diverso e - cosa più importante - il margine di tolleranza reciproca è sempre stato molto basso. La storia recente di India e Pakistan (quest'ultimo stato creato nel dopoguerra proprio per dare una terra ai musulmani) è costellata di guerre e di tensioni tra i due gruppi religiosi che hanno causato migliaia di morti. Se possibile, negli ultimi anni, la situazione è persino peggiorata. Molto frequenti sono gli attacchi ai gruppi musulmani presenti nel Paese.

L'ultima degli indù contro i musulmani: vietare la carne di mucca
 Yawar Nazir / NurPhoto
 Musulmani indiani

Analisi politiche hanno evidenziato come tali episodi di violenza contro i musulmani da parte degli indù siano aumentati in maniera esponenziale dal 2014, con l'ascesa al potere dell'attuale primo ministro Modi, uno dei maggiori sostenitori dell’hindutva, la purezza induista dell’India. Il nuovo premier, di religione induista, pur professando almeno nei suoi discorsi la non violenza e la convivenza pacifica, di fatto non nasconde la sua volontà di porre l'induismo e i suoi precetti in primo piano, a scapito delle minoranze.

Vietare la carne di manzo per affamare la popolazione islamica

Lo ha fatto in maniera concreta, con provvedimenti precisi, che stanno provocando numerose polemiche. In primo luogo solo qualche mese fa con l'emanazione di una legge che vieta la macellazione dei bovini. Modi ha ripetutamente ribadito che si tratta di un provvedimento a tutela degli animali, ma i suoi detrattori hanno subito evidenziato come in realtà la norma sia stata adottata in chiara chiave anti-musulmana. Sono prevalentemente questi ultimi a mangiare la carne (per gli induisti la carne di mucca è sacra) e sono sempre i musulmani a lavorare nelle industrie per la lavorazione delle pelli.

L'ultima degli indù contro i musulmani: vietare la carne di mucca
Nicolas Economou / NurPhoto 
 Musulmani indiani

Il divieto sta creando non pochi problemi anche in chiave economica. L’industria del pellame ha un valore stimato di 17,8 miliardi di dollari, provvede quasi per intero al settore calzaturiero interno e fornisce materie prime all’industria farmaceutica. Proprio per i problemi sorti il governo indiano ha ora sospeso per 3 mesi il divieto di macellazione dei bovini in attesa di modificare poi la legge. 

I nazionalisti di Modi e la caccia al musulmano

La crociata indù anti-carne si è trasformata negli ultimi mesi quasi in un una sorta di pogrom, una persecuzione contro i gruppi musulmani. Tanti i morti e i feriti, in prevalenza musulmani. In molte città indiane, tra cui Delhi, Mumbai e Calcutta nelle ultime settimane migliaia di persone sono scese in strada per protestare, chiedendo pace e rispetto. Gli analisti accusano il BJP, il partito nazionalista del premier Modi, di fomentare le violenze. Modi naturalmente nega e anzi ha dichiarato di voler arginare le violenze. 

L'ultima degli indù contro i musulmani: vietare la carne di mucca
Nicolas Economou / NurPhoto 
 Una famiglia indù a New Delhi

Le manifestazioni di piazza sono iniziate dopo che un ragazzo di appena 16 anni è stato a morte su un treno perché accusato di avere con sé della carne. Ed episodi di questo tipo sono ormai all'ordine del giorno. Molti hindu tuttavia rifiutano di essere etichettati come violenti e intolleranti e invitano a evitare generalizzazioni. Fatto sta che molti musulmani lamentano specie negli ultimi tempi grandi disagi anche nella vita di tutti i giorni. Evidenziano discriminazioni e problemi. Una donna ha dichiarato di evitare, quando si trova in pubblico, di chiamare il figlio con il suo vero nome (che lo farebbe identificare facilmente come musulmano) per evitare ritorsioni. Un uomo è stato fermato mentre indossava un burqa. Ha poi dichiarato di averlo fatto per paura di avere problemi se fosse stato riconosciuto come uomo musulmano, mentre camuffato da donna nessuno lo avrebbe importunato.

Per gli indù l'Islam, una 'incività' da reprimere

Nel Paese di Gandhi, complice anche una politica governativa fortemente nazionalista e hindu-centrica, la cultura musulmana viene tuttora percepita come qualcosa di negativo. Le tradizioni islamiche sono dai più considerate barbariche. Come ad esempio quella del cosiddetto triple talaq, ovvero la pratica che consente al marito di divorziare unilateralmente semplicemente pronunciando tre volte dinanzi alla moglie la parola "talaq" (divorzio). La pratica esiste già da sempre (ora ha avuto un ammodernamento, visto che lo si può fare anche via messaggio mail o sms) ed è oggetto di continui dibattiti e polemiche nel Paese ma è anche vero che essa è stata, ed è, ripetutamente utilizzata come bandiera della "inciviltà" musulmana da combattere e reprimere.

Un ministro dell'Uttar Pradesh ha recentemente dichiarato che il triple talaq "serve agli uomini musulmani per soddisfare la loro lussuria nel cambiare spesso moglie". Eppure a ben guardare uno studio del Center for Research and Debates in Development Policy (CRDDP) ha evidenziato come solo lo 0,3% dei divorzi tra i musulmani siano effettuati utilizzando la pratica del triple talaq e come questa sia una usanza ormai in disuso. Per di più i dati mostrano come il tasso di divorzio tra i musulmano sia più basso che quello in altri gruppi religiosi. 



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