“Penso che le foto siano la base di ogni social network di successo”. Questa frase, che oggi suona così banale, l’ha pronunciata un imprenditore che di banale non ha nulla. Si chiama Kevin Systrom, classe 1983, ideatore e co-founder di Instagram. Uno che nella vita, prima di creare una delle app più famose al mondo, ha fatto lo stagista per Odeo, la società da cui sarebbe nata Twitter, e lo sviluppatore per Google. Poi, nel 2010, la svolta con il lancio ufficiale dell’app e la possibilità, per le persone, di commentare e condividere le loro foto. Il successo è immediato. Dopo un solo anno, Instagram supera il milione di utenti registrati. Alla fine del 2016, quelli attivi, saranno diventati 600 milioni. Tra cui persino il Papa.
L’acquisizione da parte di Facebook
“Fornire la migliore esperienza di photosharing è una ragione del perché così tanta gente ama Facebook”. Anche Mark Zuckerberg, classe 1984, è convinto che le foto siano fondamentali all’interno di un social network. Così, nel 2012, compra Instagram per una cifra di poco inferiore al miliardo di dollari. Allora, per onestà, disse anche un’altra frase: “Dobbiamo essere consapevoli dell'importanza di conservare la forza e le caratteristiche di Instagram e di costruire su di esse piuttosto che integrare tutto in Facebook”. Una strategia che, cinque anni dopo, pare essere cambiata. Almeno se osserviamo il passaggio delle ultime innovazioni di Instagram, come le stories, nei nostri diari.
Instagram e il mondo delle news
Negli ultimi anni Instagram si è avvicinato anche al mondo delle news. Tanto da pubblicare una vera guida per tutti quei media e giornalisti interessati a iniziare un dialogo “visivo” con i propri lettori. Una guida fatta di nozioni, buone pratiche e consigli. Ma basta osservare gli esempi di profili come @theeconomist, @voxdotcom e @natgeo, per capire le potenzialità dello strumento. E poi ci sono i video della BBC, #BBCShorts, che negli ultimi due anni hanno raccontato brevissime notizie e retroscena con un linguaggio semplice e diretto. Un esperimento dove sono stati i giornalisti a metterci, per primi, la faccia. Una scelta giusta visto che oggi il profilo ha più di 3 milioni di follower ed è stato in grado di creare una community ampia e giovane. C’è chi, infine, ha sfruttato la piattaforma per raccontare alcuni eventi di attualità nella maniera più creativa possibile. Come il Washington Post che, durante la sfida Clinton-Trump, si divertì a raccontarli, stile puzzle, così:
Il profilo Instagram dell’Agenzia Italia.
Anche Agi, da qualche giorno, ha deciso di potenziare il proprio profilo dando spazio ai contenuti, foto e video, realizzati dalla redazione: dalle aperture del sito, per tenere i lettori sempre informati sulle ultime news, al nostro TG, #100secondi, per riassumere le notizie più importanti delle ultime ventiquattr’ore; dai video-racconti, brevi prodotti dedicati a temi/eventi specifici (come il caso Cucchi o la guerra in Siria) ai foto-racconti, per descrivere, visivamente, i principali fatti internazionali. Senza dimenticare #vivalitalia, il modo migliore per portare la nostra community all’interno della redazione.
Siamo ripartiti, insomma. E vorremmo costruire questo spazio anche con il vostro contributo, con le vostre foto, con il vostro modo di “scattare” e “immortalare” una porzione, seppur piccola, di mondo e di attualità. Vi aspettiamo per fare, insieme, un altro pezzo di strada.
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