di Andrea Marcelloni
Come promesso anche questa settimana vi parlo di un classico, anzi, più precisamente di uno dei “quattro grandi romanzi classici della letteratura cinese”: “Lo scimmiotto” (gli altri sono “Il sogno della camera rossa”, “I Briganti” e “Il romanzo dei tre regni”).
Preciso subito che il titolo originale del romanzo – come sicuramente molti di voi sapranno – è “Viaggio in occidente” (Xiyou ji) ma è conosciutissimo grazie alla traduzione inglese del 1942 curata da Arthur Waley, intitolata appunto “The Monkey”, di cui l'edizione Adelphi (edita per la prima volta nel 1971 e poi rivista in nuove pubblicazioni fino all'attuale del 2012) è la traduzione in italiano. Si tratta di una versione in trenta capitoli, decisamente ridotta rispetto ai cento del testo integrale, ma che ne ha permesso l'enorme diffusione in tutto il mondo.
Pubblicato in forma anonima intorno al 1590, solamente nel 1923 è stato attribuito a Wu Chengen da Hu Shi. Il tema del romanzo è tratto dal viaggio di Xuanzang in India - realmente avvenuto nel corso del VII secolo, sotto la Dinastia Tang - alla ricerca di testi sacri buddhisti. Tale avvenimento ebbe una risonanza così forte che nei secoli successivi il protagonista ed il suo peregrinare divennero leggendari, dando vita a numerose elaborazioni fantasiose che a partire dal XIII secolo vennero regolarmente rappresentate dal teatro cinese. Sulla base di tali informazioni nel XVI secolo Wu Chengen scrisse il suo capolavoro.
Xuangzang (nel romanzo chiamato Tripitaka) assume quindi le fattezze di un personaggio fantastico, una specie di santo (il mitico “Cicala d'oro” discepolo del Buddha), e viene accompagnato nel suo viaggio da tre esseri in parte umani ed in parte animali che lo difendono e lo sostengono in mille avventure. Tra essi, il più importante è lo scimmiotto Sun Wugong, il vero protagonista della storia (gli altri sono Zhu Wuneng, il Maiale delle Otto Proibizioni, e Sha Wujing, la Sabbia che Conosce la Purezza).
Siamo di fronte quindi non ad un romanzo storico ma ad una grande e bellissima favola, che per la ricchezza delle fantasia, il senso dell'umorismo e l'ampiezza della visione del mondo è considerato un capolavoro della letteratura cinese ed uno dei testi classici più amati in assoluto non solo dagli abitanti del Regno di Mezzo.
La fantasia, il folklore, i riferimenti alla religione, l'allegoria, la satira verso la burocrazia e la poesia sono gli ingredienti principali di questo incredibile romanzo. Scrive Edoarda Masi in Cento capolavori della letteratura cinese: Xi you Ji, e soprattutto lo scimmiotto, hanno ispirato la narrativa seguente e il teatro, incluse le marionette e le ombre. Non c'è cinese, colto o analfabeta, che non conosca Sun Wugong. Forse perché più di ogni altro personaggio incarna l'animo di quel popolo, con la perseverante fiducia nella vita e il disincanto, col rispetto della morale dettata dalle gerarchie terrene e celesti e con la sfida al loro potere.
Posso aggiungere che Viaggio in Occidente ha ispirato anche cartoni animati (nel 1967 venne realizzato in Giappone un cartone in 39 episodi basato proprio alle avventure dello scimmiotto e trasmesso in Italia nei primi anni '80, io me lo ricordo bene), fumetti e manga giapponesi (come ad esempio Dragon Ball), film, telefilm e videogiochi. Insomma, un patrimonio della nostra cultura a tutti i livelli.
Vi aspetto in libreria.
L'autore
Wu Ch'eng-en (Wu Chengen, XVI sec. d. C.). Le date di nascita e di morte non sono sicure. Secondo alcune fonti sarebbe nato nel 1500, secondo altre nel 1504 o 1506, mentre per la sua scomparsa si parla di 1582 o 1584. Di lui non sappiamo molto: nato nella Provincia del Jiangsu, figlio di un mercante che gli diede un'educazione confuciana facendolo studiare all'Università Imperiale di Nanchino, sembra che tentò diverse volte di superare i difficili esami di stato per diventare mandarino, con scarsi risultati. Solamente in tarda età ottenne degli incarichi statali minori ma la vita da funzionario non faceva per lui (sembra fu anche accusato ingiustamente di corruzione) e così cominciò a dedicarsi alla sua passione, la scrittura, entrando in contatto ed in amicizia con diversi autori suoi contemporanei. Insoddisfatto del clima politico del suo tempo, Wu rimase povero per il resto della sua vita, vivendo come un eremita.
In passato diverse edizioni in italiano del “Viaggio in occidente” sono state pubblicate ma sono tutte andate fuori catalogo. Ovviamente si trovano in commercio edizioni in altre lingue.
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