di Andrea Marcelloni*
L'arte della scrittura
Lu Ji
Curatela: Sam Hamill
Guanda, 2002
€ 8,00
Roma, 16 mag.- Questa settimana vi propongo un altro titolo che, seppur non trattandosi di una novità editoriale, non può non essere presente nello scaffale di un orientalista. Si tratta di un libricino molto piccolo ma dai contenuti molto profondi, pubblicato da Guanda nel lontano 2002: “L'arte della scrittura”, di Lu Ji.
Lu Ji visse in Cina ai tempi dei “Tre regni” e partecipò attivamente alla vita militare di quel periodo. Originario del regno di Wu, per molti anni si dedicò allo studio della strategia militare. Tuttavia in seguito una forte sconfitta si ritirò con il fratello minore (gli altri rimasero uccisi in battaglia) in un esilio forzato che durò ben dieci anni, durante i quali i due “sbarrarono la porta e si immersero negli studi”, approfondendo a fondo i classici confuciani e i libri della saggezza taoista. Successivamente Lu Ji rientrò a corte dove ottenne diversi incarichi prestigiosi, ma in seguito ad una nuova sanguinosa sconfitta venne accusato di tradimento e, all'età di quarantadue anni, condannato a morte.
Lu Ji non era solo un soldato, ma aveva studiato a fondo i classici confuciani ed i testi taoisti e buddhisti, divenendo con il tempo un letterato a tutti gli effetti. Nonostante la vita movimentata ci ha lasciato circa trecento componimenti poetici e numerose altre opere. Il più importante di tutti è senza dubbio “l'Arte della scrittura” (Wen fu). Si tratta del primo trattato sull'arte della scrittura, uno dei primissimi manuali di poetica appartenenti alla tradizione orientale, considerato oggi un classico della cultura cinese.
In esso l'autore indica al lettore la strada da seguire lungo il viaggio intrapreso per comprendere il mondo. Ma la stessa scrittura per Lu Ji è una forma di viaggio: è un'arte, e come tale deve essere affrontata con una rigorosa disciplina spirituale. Le parole, le immagini e le metafore non sono scelte a caso ma diventano portatrici di una forza che va ben oltre il valore estetico. Mente e cuore diventano un tutt'uno, la sintassi, il ritmo e la musica diventano veicolo di una coscienza più limpida e di un'esistenza più piena.
Ma la strada da percorrere non sarà mai uguale a quella del nostro vicino o del nostro ispiratore: come lo stesso Lu Ji afferma nel suo prologo, “quando si intaglia un manico d'ascia con un ascia, sebbene il modello sia alla portata immediata della nostra mano il nuovo manico sarà comunque diverso”.
Il poema - composto da sedici brevi paragrafi preceduti da un prologo - è scritto in versi irregolari per lunghezza e ritmo e ritmati (caratteristica del fu cinese). Un piccolo capolavoro da leggere e rileggere, poiché ad ogni lettura si scende di un gradino, in profondità, verso la conoscenza di se stessi e di una delle principali arti della cultura cinese.
Vi aspetto in libreria.
L'autore
Lu Ji (261-303), nato nel regno di Wu, discendente di una famiglia di militari, figlio del condottiero Lu Kang, divenne anch'egli comandante e, al tempo stesso, un importante letterato.
Sam Hamill, è un poeta americano, co-fondatore della Copper Canyon Press e ispiratore del “Poets Against War movement” (2003).
*Andrea Marcelloni, sinologo, è il proprietario di Orientalia, la libreria di Roma specializzata in orientalistica. Si trova in via Cairoli, 63, nel cuore dell'Esquilino. Ogni settimana Andrea Marcelloni offrirà ai nostri lettori spunti di lettura.
16 maggio 2014
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