Di Emma Lupano
Milano, 26 mag. - Pechino? È povera. La Mongolia interna? È ricca. Almeno stando ai risultati di una ricerca sul divario di reddito in Cina svolta da Yu Xiaohua, professore del dipartimento di economia agricola e sviluppo rurale dell'università tedesca di Gottingen. Lo studioso, insieme con ricercatori dell'Università di Nanjing, ha affrontato il problema della disparità economica e sociale interna alla Cina utilizzando un metodo statistico e ha sintetizzato alcuni dei risultati in un commento pubblicato il 23 maggio sulla rivista Caixin. "Il problema della disparità di reddito tra le regioni cinesi è da lungo tempo centrale della nostra politica, e anche nei circoli accademici molti sono gli studi e le discussioni sul tema. Innanzi tutto – chiede Yu Xiaohua – che cosa si intende per uguaglianza tra le regioni? È l'uguaglianza dei risultati o l'uguaglianza delle possibilità? La società spesso presta troppa attenzione all'uguaglianza dei risultati e sottovaluta invece l'uguaglianza delle possibilità".
Tra le aree occidentali e quelle orientali della Cina ci sono differenze legate "alle risorse naturali, all'ambiente culturale e alle caratteristiche geografiche", differenze da cui deriva la "diversità dei risultati economici", che Yu considera un fatto "inevitabile". Poiché, per mantenere "l'armonia sociale", la differenza di reddito tra le regioni non può essere troppo ampia, pena il rischio di "instabilità sociale", il governo cinese "adotta ogni tipo di misure possibili per correggere o mitigare le differenze regionali".
Nel mondo accademico, secondo lo studioso la maggior parte delle ricerche si è concentrata finora sulla convergenza o divergenza del reddito pro capite tra le diverse regioni cinesi. "Alcuni credono che il reddito stia convergendo in tutto il paese, altri che non esista alcuna convergenza. Quello che abbiamo scoperto noi è che a livello nazionale non esiste convergenza verso un solo reddito, ma che in ogni area del Paese il reddito tende a convergere verso due 'club'. Il 'club del reddito elevato' comprende otto province e municipalità autonome: Shanghai, Tianjin, Jiangsu, Zhejiang, Guangdong, Shandong, Fujian e Mongolia interna. Le altre province e municipalità autonome, inclusa Pechino, convergono nell'opposto 'club del basso reddito'. Questo risultato – ci tiene a precisare Yu - si fonda sull'analisi statistica, non su preconcetti individuali".Il dato su Mongolia interna e su Pechino appare sorprendente, ma lo studioso spiega semplicemente: "L'appartenenza della Mongolia al 'club del reddito elevato' dipende probabilmente dalla sua ricchezza di risorse naturali, e quindi dal rapporto tra lo sviluppo dell'economia costiera e il suo reddito". Pechino, invece, "è limitata dalle sue risorse e dalla posizione interna e non può contare su buone strutture industriali".
È proprio la "differenza nella dotazione di risorse naturali" il fattore più importante, secondo Yu, nel determinare il divario tra le aree del Paese. Ed è su questa certezza che, per lo studioso, bisogna costruire le strategie per ridurre la diversità. Su Caixin ne cita due, legate una alle migrazioni interne al Paese e l'altra al sistema di istruzione superiore. "Il metodo migliore" per accorciare le distanze tra i due 'club' sarebbe per Yu quello di "lasciare che la popolazione delle zone occidentali si muova liberamente verso le zone orientali, fatte salve le grandi metropoli". Visto che oggi "un'ampia fetta della forza lavoro proveniente dalle regioni occidentali è già fluita nel mercato occupazionale delle aree orientali del Paese, se si permettesse a questa forza lavoro di stabilirsi nelle regioni orientali si potrebbe ridurre la quota di popolazione [che vive] nelle regioni occidentali, favorendo così un aumento della dotazione pro capite di risorse naturali in quelle regioni" per gli abitanti rimasti.Sul fronte dell'istruzione, la ricetta suggerita da Yu è quella di "costruire università più grandi e di maggiore qualità nelle aree occidentali della Cina, per coltivare un maggior numero di laureati avvezzi alla vita nelle regioni occidentali. In questo modo li si incoraggerebbe a rimanere in quelle parti del Paese e a utilizzare il loro intelletto contro la povertà".
La mancanza di una "libera migrazione" dei lavoratori e la carenza di atenei per gli studenti delle zone occidentali ha effetti nefasti anche sulle nuove generazioni. "L'80 per cento della forza lavoro rurale è impiegata altrove, per lo più nelle aree costiere orientali. Limitati dal sistema del permesso di residenza, i loro figli, se crescono accanto ai genitori, non possono ricevere un'istruzione, e così vengono lasciati incustoditi", con tutti i problemi di carenza affettiva e di scarso profitto scolastico che caratterizzano i bambini "lasciati indietro". "Facendo un'indagine sui figli dei lavoratori rurali migranti", afferma Yu, "ci siamo resi conto che i risultati in matematica dei figli di lavoratori che si sono trasferiti altrove sono più bassi del 15 per cento rispetto a quelli dei bambini che crescono accanto ai genitori. In particolare, il profitto di quelli che non crescono vicino al padre è dell'8 per cento più basso, quello di chi ha vicino la madre è del 23 per cento peggiore". Differenze economiche che si traducono in carenze cognitive.
26 MAGGIO 2016
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