di Adolfo Tamburello*
Napoli, 11 mag.- Leggo in un recente ben documentato saggio di Francesco Ferraioli, “Una curiosità botanica, il Capsicum «cinese»”, che fonti più che autorevoli indicano la Cina del 2012 la maggior produttrice mondiale di peperone e peperoncino con ben 16 milioni di tonnellate di prodotto fresco. L’Italia è tra i fanalini di coda con le sue 191 mila tonnellate.
La Cina annovera una propria specifica varietà di peperoncino nel Capsicum chinense, “descritto per la prima volta da Mikolaus Joseph Jacquin (1727-1817) e ritenuto di origine cinese nell’opera Hortus botanicus Vindobonensis” degli anni 1770-76. Ma in Cina, continua l’autore, “si diffondeva presto la specie Annum, già durante la dinastia dei Ming, nel XVI secolo della nostra era, come ci informa Lionello Lanciotti, specialista della civiltà cinese”: puntuale riferimento al bell’articolo ancora online che Lanciotti pubblicava tempo fa su agichina sotto l’arguto titolo “Il peperoncin..ese”.
“Secondo la studiosa statunitense Jean Andrews,” - cito da Ferraioli – “la prima qualità di Capsicum giunta in Europa in seguito ai viaggi di Colombo fu il Capsicum annum var. Annum, diffusosi prima in Spagna e poi grazie agli scambi commerciali anche in Portogallo, e da qui verso l’Asia, passando per le coste africane. Il Capsicum chinense a causa del suo luogo d’origine, i tropici, mal si adattava al clima europeo, necessitando di un clima tropicale per attecchire seguì un tragitto diverso, trasportato in un primo momento dai portoghesi passò più probabilmente dalle Americhe all’Asia, transitando per le coste africane.”
Non c’è naturalmente omogeneità di pareri e rimangono forse non in pochi a sostenere che il Capsicum chinense o sinense, abbia quasi per il suo stesso nome diritto a essere aborigeno della Cina. Un discorso esteso ad altre Solanaceae come la melanzana, la patata e il pomodoro. La famiglia delle Solanaceae risalirebbe a 156 milioni di anni or sono e la separazione del genere Capsicum da altre Solanaceae a 36 milioni di anni fa. Ulteriori modificazioni intervenute nel Capsicum intorno ai 300 mila anni or sono coinciderebbero con l’era geologica, il Pleistocene, le cui glaciazioni devastavano l’Eurasia della sua flora a eccezione dell’Asia orientale oltre l’Himalaya, ove si conservavano vive e vegete specie nelle quali gli Europei si sarebbero poi dapprima imbattuti nelle Americhe. Una diatriba storica, che - scrive ancora Ferraioli - “riprese vigore negli anni ’50 sulla presenza di specie vegetali propriamente americane presenti in Cina e più generalmente nel sud-est asiatico prima dell’approdo degli Europei in America, ipotesi che sottende la più ampia teoria sui contatti tra popolazioni asiatiche e precolombiane”. Una teoria che investe anche il mais: fu veramente americano in origine?
Tornando al peperoncino, apprendiamo comunque con molto interesse che esso entrò presto nella dieta planetaria dei grandi naviganti: “Il Capsicum, ricco di vitamina C, facilmente conservabile e trasportabile era l’alimento ideale per essere usato come cibo di bordo e rimedio contro la «malattia del mare», lo scorbuto”. Portoghesi e Spagnoli furono a quanto sembra i primi a farne largo uso, diffondendolo nei porti e nei retroterra. “Alla sua rapida diffusione contribuivano sicuramente anche gli uccelli che si cibavano avidamente dei suoi baccelli senza percepirne il senso piccante. I semi passavano indenni attraverso l’apparato digestivo ed erano espulsi pressoché integri costituendo materiale di semina per nuove terre”.
In ogni caso, fosse o non aborigeno della Cina, anche lì si diffondeva rapidamente dal Sud al Nord e da Est a Ovest. Dovrebbe essere sintomatico però che le fonti non ne registrino nome e uso prima dell’epoca Ming. Gli uccelli esistevano sicuramente in Cina già prima…
*Adolfo Tamburello già professore ordinario di Storia e Civiltà dell'Estremo Oriente all'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'.
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