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Milano, 02 apr. - Il Boao Forum per l’Asia è appena terminato. Questo forum è l’equivalente asiatico di Davos. Si svolge a Boao, una piccola cittadina sulla costa orientale di Hainan, l’unica isola tropicale della Cina. Fondato dalla Cina insieme a molti altri Paesi asiatici, da quasi un decennio raccoglie ogni anno relatori (quasi trecento) e partecipanti (oltre duemila) di alto livello da tutta l’Asia e anche da altri continenti.
Il Forum dura tre giorni e mezzo. Approfondisce i temi strategici, economici e culturali più caldi per l’Asia e per il mondo. I relatori sono di altissimo livello (molti ex Primi Ministri e Capi di grandissime aziende mondiali) e di grande qualificazione.
L’Europa è poco rappresentata politicamente. È però sempre presente un piccolissimo numero di CEO di grandi aziende europee, specialmente francesi e inglesi. Tranne l’azienda di cui sono partner, non ho visto – quest’anno - altre aziende italiane.
È invece estremamente qualificata la presenza dei Governi asiatici, Cina in testa. I capi di tutti (o quasi) i Governi asiatici (dall’India al Giappone) accolti dal Primo Ministro cinese di turno si alternano, ogni anno, con i Capi di Stato asiatici accolti dal Presidente cinese.
Quest’anno era la volta del Presidente Xi Jinping che ha accolto – oltre agli asiatici - anche alcuni Capi di Stati o di Governo di altri continenti: Austria, Australia, Olanda, Russia, Svezia, Uganda, Zambia.
Il tema di questa edizione è stato: “Asia’s New Future: Towards a Community of Common Destiny”.
L’intervento di Xi Jinping è stato un po’ meno carismatico di quanto mi aspettavo, ma denso di messaggi. In sintesi ha parlato – con grande competenza e chiarezza – dei criteri generali che la Cina adotta nel suo convivere nel mondo, della strategia che la Cina propone (anche in relazione al tema del forum) e delle iniziative che ha deciso di lanciare.
CRITERI GENERALI DELLA CINA. Diritti uguali per tutti Paesi, anche se i paesi più grandi devono assumersi più responsabilità. Principio di non interferenza negli affari interni degli altri Stati. Sviluppo comune e cooperazione win-win. Economia aperta del mondo.
STRATEGIA CHE LA CINA PROPONE. Free trade agreement in Asia. Cooperazione regionale in campo finanziario. Connettività anche marina. Sicurezza regionale. Imparare insieme a migliorare il grado di civilizzazione. Dare valore alle differenze. Grande rinnovamento della nazione cinese: nel senso di tornare a essere uno dei Paesi più civili e più avanzati come era la Cina fino a circa tutto il 18° secolo.
INIZIATIVE LANCIATE. Xi Jinping ha ulteriormente ribadito le due grandi iniziative che ha lanciato negli ultimi tempi: la due nuove Vie della Seta (terrestre e marittima) e l’Asian Infrastractural Investment Bank (AIIB).
La sua idea è di rilanciare la Via della Seta Terrestre che dalla Cina, attraversando tutta l’Asia Centrale, arrivi fino alla Spagna e la Via della Seta Marittima che dalla Cina, costeggiando tutta l’Asia Orientale e Meridionale, arrivi fino al Mar Mediterraneo attraverso lo stretto di Suez.
Per questo obiettivo ha chiamato a raccolta tutti i Paesi asiatici per fare uno sforzo immane di infrastrutturazione di questi due grandi assi logistici e dei relativi canali “affluenti”.
Per quella terrestre si tratta di migliorare il percorso ferroviario già in essere. Ricordo che i primi treni cargo dalla Spagna e da Berlino alla Cina sono già in funzione inaugurati anche alla presenza rispettivamente della Cancelliera Merkel e del Primo Ministro Rajoy. Dovranno essere ulteriormente potenziati e si parla anche di costruire una linea ad alta velocità (500 km/h) per passeggeri. Ovviamente dovranno essere espanse tutte le infrastrutture accessorie di collegamento locale.
Per quella marittima (chiamata la Via della Seta Marittima del 21° Secolo) si tratta di migliorare o costruire tutti i porti lungo la rotta e di costruire tutte le infrastrutture di alimentazione e di collegamento. Questa via si riconnette idealmente alle grandi esplorazioni condotte dall’Ammiraglio Zheng He per conto dell’imperatore Yongle della dinastia Ming tra il 1403 e il 1455.
Per dare un’idea dello sforzo necessario, le prime stimano valutano in circa 8 trilioni di dollari gli investimenti che verranno fatti nei prossimi 10 anni.
Anche a questo scopo Xi Jinping ha lanciato l’AIIB che dovrà servire per finanziare questa iniziativa e altri investimenti infrastrutturali. Solo per le due nuove Vie della Seta dovrà contribuire – nelle prime ipotesi – per circa 1,8 trilioni di dollari nei primi dieci anni.
La Cina, che ha proposto questa nuova banca contribuendo con i primi 50 miliardi di dollari, ha chiamato a raccolta – come Soci Fondatori – tutti i Paesi asiatici che hanno prontamente risposto e anche tutti gli altri Paesi del mondo.
Gli Stati Uniti temono la concorrenza di questo nuovo organismo multilaterale alla Banca Mondiale da loro controllata e si sono sostanzialmente opposti: hanno anche invitato i Paesi occidentali a non aderire. Invece, in questi ultimi giorni prima della scadenza del termine di adesione (31 marzo 2015), si sono rotti i ranghi e ‘guidati’ dal Regno Unito, Francia e Italia la maggioranza degli occidentali hanno aderito, Giappone incluso. Proprio durante il Forum di Boao il Vice Primo Ministro Russo ha annunciato in anteprima l’adesione del suo Paese.
Alcuni commenti sul significato economico e geopolitico di queste iniziative.
La Cina si mette così alla ‘guida’ di un progetto che avrà ripercussioni economiche e politiche enormi sull’intera Asia e anche sul mondo attraverso una modalità che porterà anche benefici sostanziali a tutti gli altri Paesi asiatici per i quali sarebbe stato stupido non aderire. Rafforzerà così la sua leadership, ma con una logica win-win (come la chiama Xi Jinping stesso) e non di ‘dominanza’.
La Cina ottiene di essere alla guida di un importante organismo multilaterale dopo che per anni aveva chiesto di avere più voce in capitolo nella Banca Mondiale (guidata dagli Stati Uniti) e nel Fondo Monetario Internazionale (guidato dall’Europa).
La nascita di AIIB si rivela una sconfitta sostanziale degli Stati Uniti e una altrettanto vittoria sostanziale della Cina sullo scacchiere geo-economico e geopolitico. Le conseguenze, a livello mondiale, di questo evento potranno essere inimmaginabili già nell’arco dei prossimi due o tre decenni.
I Paesi europei, guidati da Gran Bretagna, Francia e Italia (chapeau a Renzi!) hanno saputo iniziare a cogliere l’opportunità politica di questo progetto cinese, ma adesso devono rapidamente mostrare di essere capaci di sfruttarlo a livello economico. L’Europa è il terminale naturale delle due nuove Vie della Seta, ma deve attrezzarsi in fretta, soprattutto a livello marittimo (in particolare l’Italia), per essere un terminale intelligente e pro-attivo e non succube dei due assi di collegamento. Non dovrà essere trascurata – oltre alla parte strettamente infrastrutturale – la parte ‘soft’ della costruzione di un così grande sistema logistico mondiale.
L’Unione Europea, grazie anche al madornale errore degli Stati Uniti, potrebbe riprendere a giocare un ruolo importante benefico per sé e per il resto del Mondo.
Vorrà farlo? Questa potrebbe essere la sua ultima chiamata.
02 aprile 2015