di Adolfo Tamburello*
Napoli, 4 apr.- Gli Zhou, che durante l'epoca Shang si consolidavano nelle regioni nord-occidentali della Cina, con centro nella valle del Wei, verso la fine del II millennio a.C., spodestavano gli Shang e si sovrapponevano al loro dominio.
Lo Shujing, il "Classico dei documenti" dedica un passo all'attacco portato agli Shang: Il re arrivò nella campagna di Mu, nei dintorni di Shang, e tenne un'arringa. Impugnava nella mano sinistra l'ascia dorata, nella destra uno stendardo di pelo bianco che agitò. Concionò: "Siete venuti da lontano, uomini delle terre d'Occidente! […] Grandi signori dei miei paesi alleati, che siete al mio seguito […], alzate le alabarde, unite gli scudi, drizzate le lance! Io vi arringo! […] Gli antichi avevano un motto: la gallina non annunzi il mattino. Se la gallina annunzia il mattino, bisogna cercare le influenze nefaste nella casa. Ora, Shou, il re Shang, non sente che parole di donna. Accecato, trascura i sacrifici prescritti […]. Perfidia e tradimento regnano nella città di Shang. Ora, io, Fa, eseguo la punizione del cielo! […] Coraggio, miei ufficiali! […] Siate forti come tigri e leopardi, come orsi neri e orsi bruni! Ma nei dintorni di Shang non avventatevi sui fuggitivi, perché serviranno nel paese d'Occidente!".
Doveva essere un'armata compatta agli ordini di Fa, il futuro Wuwang, il "re guerriero", che si apprestava a dare battaglia agli Shang. Erano uomini di varie stirpi che calavano da Occidente verso le più fertili valli orientali; forse scendevano in campo i primi guerrieri a cavallo. La tradizione storiografica celebrava con accenti epici la forza irresistibile dei conquistatori all'intervenuta mollezza degli Yin giudicata fatale alla sopravvivenza del regno. Pertanto, l'espugnazione della capitale comportava una seconda "rimozione del mandato" con la quale il Cielo puniva l'ultimo indegno sovrano della dinastia che aveva meritato la successione ai Xia.
La caduta degli Shang avveniva, secondo le diverse tradizioni, a una data da porre tra il 1122 ed il 1028 a.C. Sulla scorta delle iscrizioni sulle ossa oracolari, è stato proposto il 1111 a.C., benché sembri più attendibile una data intorno alla metà del secolo successivo. Gli Shang superstiti perdevano beni e titoli; membri della famiglia reale erano esiliati in territori come quello di Song; la nobiltà era deportata o dispersa in varie aree; una parte di essa, privata di terre, impiantava con i suoi seguiti industrie e commerci, tanto che il nome di shang passava a denominare il ceto mercantile. Arti e tecniche Shang trovavano diffusione in tutto il paese e più in generale la cultura Shang alimentava e promuoveva la civiltà Zhou.
I re Zhou passavano alla storia per il loro rifiuto di un'economia di rapina e il patrocinio dato alla produttività. Il leggendario progenitore della dinastia saliva agli onori degli altari come il Signore del Miglio e Ministro dell'Agricoltura del mitico Shennong, il "Divino agricoltore". Di lui, Mencio avrebbe lasciato scritto: Il Signore del Miglio insegnò agli uomini a seminare, coltivare e raccogliere i cereali di cinque specie. Quando i cereali maturarono, il popolo soddisfece le proprie esigenze.
Il regno, allargatosi dalle sedi originarie con i territori conquistati agli Shang e in ulteriore rapida espansione, era amministrato alla periferia da fiduciari, membri della famiglia reale, aristocratici Zhou e loro alleati o aggregati. È stato calcolato che circa un terzo delle iscrizioni trovate si riferiscano a 'investiture'. Il sistema, noto come fengjian zhidu, è stato assimilato a una sorta di feudalesimo. Dal centinaio di vassalli maggiori che formavano la prima coalizione Zhou, lo stato giungeva a comporsi di oltre duecento signorie. La Cina Zhou acquistava la fisionomia che la storiografia posteriore compendiava nell'immagine del Zhongguo, il "Paese del centro", circondato dai waiguo, i "paesi esterni" e dai wangguo, i "diecimila paesi". La supremazia economica e militare della casa reale scoraggiava in un primo tempo le ambizioni autonomistiche dei vari domini con la forte presa dell'etica legittimistica fondata sul "mandato del cielo" e la relativa concezione di una regalità sacra fortemente ritualizzata. La corte reale di Hao presso l'odierna Xi'an costituiva un centro culturale e tecnologico di prestigio e rappresentava il cuore di una civiltà in irradiazione progressiva, il Zhonghua, il "fiore del centro". Ma al secolo VIII a.C., la capitale Zhou non era più la sola detentrice delle arti e delle lettere e perdeva il primato sia sul piano economico sia su quello militare. Nel 771 a.C., alle incursioni e sotto l'incalzare di nomadi Jung, i Zhou regredivano dai territori occidentali, abbandonando la città di Hao, per stabilirsi, più ad Est, a Luoyi, presso l'attuale Luoyang.
Il ripiegamento dava inizio al periodo degli "Zhou orientali" (770-256 a.C.). Sul piano politico seguiva la progressiva contrazione della sovranità Zhou. Già il periodo precedente, detto ora degli "Zhou occidentali", aveva assistito al rafforzamento delle varie signorie. L'invasione dei nomadi, rivelatasi vincente sulle forze Zhou, era contenuta e respinta dalle armate dei Qin, una signoria del Nord-Ovest allora emergente. Facendo atto di dar man forte agli Zhou, i Qin scendevano in campo contro gli invasori, ma incorporavano le terre che i Zhou abbandonavano. Quelli che erano ormai dominî indipendenti emulavano la sovranità Zhou fino ad arrogarsene prerogative e titoli. Lo facevano persino stati "esterni" alla compagine originaria dei "paesi del centro", come quello meridionale di Chu. Nel secolo VIII, Xiungju di Chu, conferiva ai figli il titolo di "re" (wang), che i Zhou avevano ereditato dagli Shang. Altri signori ne seguivano l'esempio. Modifiche nella gestione dei vari stati intervenivano con l'istituzione di magistrature e amministrazioni demandate a un'embrionale burocrazia di estrazione aristocratica che prendeva il potere delle vecchie caste guerriere e sacerdotali ed espletava funzioni civili separate da quelle sia militari sia religiose. L'organizzazione familiare su basi patriarcali era estesa alle comunità rurali che formavano le famiglie contadine. La popolazione doveva ammontare a 13-14 milioni di abitanti.
L'archeologia ha documentato il crescente assetto guerriero della "terza" dinastia, con le armi e i carri da combattimento trovati nelle tombe. Tra la fine del II millennio e i secoli VI-V a.C., l'intensificata colonizzazione scendeva fino al Fiume Azzurro e più a Sud. Influenze si irradiavano a Ovest fino al Gansu e alla Mongolia Interna; a Est fin sulla Corea. Le ricerche sono state concentrate sulla localizzazione e lo scavo degli antichi e più recenti centri urbani. Sono state possibili identificazioni di località e gli scavi hanno portato alla luce tratti di mura urbane e basamenti di edifici, i più monumentali dei quali misuravano superfici di oltre mille mq. Sono state portate in luce terrazze, piattaforme, strade, con fondazioni di case e di officine e botteghe. È stato riscontrato l'impiego di mattoni e delle prime tegole di terracotta. L'ingegneria civile metteva a punto l'edilizia muraria; l'architettura funeraria registrava il trapianto della tradizione megalitica euroasiatica delle tombe a tumulo.
I corredi funebri hanno continuato a restituire una documentazione doviziosa sulle arti del tempo insieme con ingenti depositi di occultamento. Sono stati trovati enormi quantitativi di bronzi fusi, non in esemplari unici, ma in serie da stampi in ceramica e molti con iscrizioni in genere assai più lunghe di quelle d'epoca Shang e di cui alcune di grande interesse letterario e storico. Una ha restituito il testo dell'atto col quale il re Cheng (c. 1027-1006 a.C.), secondo dinasta Chou, assegnava terre e abitanti al 'principe' di Wu. Un'altra iscrizione, recuperata presso Xi'an, registra l'elogio rivolto dal re Mu, del sec. X, a un suo fedele 'vassallo'.
Reperti in località dello stato di Chu hanno confermato la tradizione secondo la quale il territorio divenne fin dagli inizi del millennio a.C. un grande centro di produzione metallurgica. Un vaso raffigurante un quadrupede ha restituito una forma che curiosamente sarebbe stata imitata in epoca Ming. Tra i corredi tombali, pure importanti i reperimenti di ceramiche. Nel 1959, a Xijiao, nell'Anhui, sono stati trovati esemplari a smalti verdi su impasti caolinici cotti ad alte temperature che hanno indicato l'antichità dei primi esperimenti per la produzione di quelli che potremmo chiamare i 'protoceladon'.
La metallotecnica conosceva il metodo della "cera perduta" per la fusione dei bronzi e impreziosiva gli oggetti di incastonature di pietre dure e agemine in oro e argento. L'oreficeria perfezionava gli aghi destinati all'agopuntura. Per le iscrizioni erano fusi primi caratteri mobili. Materiali scrittori per atti divinatori, investiture, giuramenti d'alleanze erano piastre di giada e di altre pietre; la scrittura si serviva anche di pezze di seta con inchiostri e colori. Dipinti portatili su seta erano antesignani di rotoli e stendardi. La pittura murale decorava sia palazzi sia tombe insieme con incisioni e rilievi su lastre di terracotta.
Per il periodo dei Chou orientali o delle "Primavere ed Autunni" (770-476) una prima grande scoperta ha costituito lo scavo nell'Hebei, in una località fra i due rami del fiume Yi, dell'antica Xiatu, una delle capitali del regno di Yan, fiorente e industrioso centro urbano fra il VII ed il III sec. a.C. La città sorgeva con alte mura in terra battuta e con palazzi su grandi piattaforme sopraelevate fino a una decina di metri dal livello stradale. Opifici e laboratori erano dislocati in vari punti della città. Rovine urbane sono state messe in luce nello Shanxi, ove a Houma è stata identificata la capitale dei Jin e sono stati trovati resti di una vera e propria fonderia, con oltre 30 mila stampi di terracotta per la fusione di oggetti di bronzo, fra cui monete, nonché lingotti di rame e piombo, attrezzi vari.
Intanto la Cina entrava nell'Età del Ferro. Reperti sia pure sporadici attesterebbero che già gli Shang avessero conosciuto e lavorato sia pure eccezionalmente il ferro: asce di bronzo con lame di ferro meteoritico sono provenute da una tomba presso Pechino e da Kaocheng, nel Hebei. Dai secoli VII-VI a.C. la tecnologia del bronzo di tradizione ormai più che millenaria recuperava il ritardo con cui il metallo era stato conosciuto in Cina e perfezionava la fucinatura del ferro e il trattamento della ghisa, superando la fase della forgiatura e giungendo alla fusione del ferro con grande anticipo sui tempi mondiali. Attrezzi, prima forgiati, poi fusi in stampi nel nuovo metallo, aratri compresi, promuovevano le attività agricole e i lavori per il controllo delle acque con la costruzione di bacini, canali, dighe. Imprese interregionali erano condotte in cooperazione fra i vari stati per disboscamenti, dissodamenti e colossali interventi idraulici su fiumi e laghi. Mura confinarie e bastioni, prodrome della Grande Muraglia, delimitavano dominî sempre più vasti. Le realizzazioni erano condotte con reclutamenti coatti di manodopera. Le armi di ferro annoveravano le prime spade o daghe, derivate da prototipi in bronzo che richiamano gli akinakes delle popolazioni 'scitiche'. Il ritrovamento presso Changsha, nell'Hunan, di alcune spade d'acciaio ha addirittura datato a quest'epoca la produzione di acciai a un tenore di carbonio dello 0,5-0,6%.
Sul Tonglushan, nell'Hubei, sono stati scavati i resti di una miniera munita di pozzi e gallerie per l'estrazione del rame e, nelle sue vicinanze, tre fornaci per il trattamento del minerale. Dall'ammontare dei resti di combustione si è calcolato che fossero state prodotte non meno di 40 mila tonnellate di metallo.
L'incipiente economia mercantile, con l'incremento dell'urbanesimo, sviluppava la circolazione monetaria ed erano coniate in varie forme e valori monete di rame, bronzo e oro. In bronzo si moltiplicavano le iscrizioni su piastre a forma di strisce di bambù e, per le burocrazie in ascesa, i sigilli personali con le denominazioni delle singole cariche. In bronzo erano fuse campane con indicazioni delle scale musicali. Gli specchi di bronzo, ereditati forse dagli Shang, diventavano articoli ricercati, oltre che da toletta, per culti e tesaurizzazione. Strisce di bambù e tavolette di legno riportavano primi rilevamenti geografici con toponimi di abitati, montagne, passi, valli, fiumi.
*Adolfo Tamburello già professore ordinario di Storia e Civiltà dell'Estremo Oriente all'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'.
4 aprile 2014
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