di Emma Lupano
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Pechino, 27 mar. - Chi dominerà il XXI secolo? Da anni storici, giornalisti, politici e analisti internazionali si pongono questa domanda. Dallo storico britannico Niall Ferguson al politologo statunitense Samuel Hungtington, c’è chi ha una risposta sicura che ripete come un mantra: la Cina. Anche Jonathan Fenby, inglese, autore di nove libri sulla Cina tra cui una storia della Cina moderna, ex redattore del South China Morning Post, dell'Observer e di Reuters, ha preso parte alla discussione con un libro che entra dritto ne tema: Will China dominate the 21st century? Ne ha parlato a Pechino nell’ambito del festival internazionale di letteratura della libreria Bookworm.
Iniziamo dalla fine: la Cina dominerà il XXI secolo?
La risposta è semplice e in due lettere consecutive dell'alfabeto: N e O. No. Non c'è nessuno di sensato che creda seriamente, in Cina e nel resto del mondo, che la Cina dominerà il XXI secolo, non nel modo in cui l'hanno fatto almeno in parte gli Stati Uniti nel XX secolo. Certo ci sono intellettuali come Niall Ferguson, Samuel Hungtington, Martin Jacques che dicono che invece sarà così, e per questo vendono molte più copie di me. E in generale in Europa, dove l'ambiente è abbastanza depresso per la crisi economica, molti resoconti giornalistici o pareri di politici in visita dicono che sarà così. Ma spesso è gente che viene in Cina per due settimane, vede Shanghai, va su un treno ad alta velocità, fa un giro tra i nuovi palazzi e finisce con il dire che “la Cina dominerà il mondo”.
Ma cosa vuol dire esattamente dominare il mondo?
Dominare il mondo vuol dire grossomodo quel che fece l'Inghilterra nel XIX secolo. E in parte gli Stati Uniti nel XX secolo, anche se c'era l'Unione Sovietica che per gran parte del Novecento ha fatto da oppositore, e il dominio era allora è sempre stato parziale. Dominare vuol dire che tu sei quello che fa cambiare le cose nel mondo, o in grande parte almeno. Domini le organizzazioni internazionali, se vuoi che una cosa accada accade, se non vuoi, non accade. Dominare non significa avere basi militari in tutto il mondo e decidere il destino di una manciata di dittatori qui e là, dominare è qualcosa di più sotterraneo e sottile. E probabilmente nel mondo contemporaneo connesso e frammentato nessuno più dominerà nel modo in cui siamo abituati a pensare.
Ma la Cina vuole davvero dominare il mondo?
Non credo proprio che il governo cinese, il partito comunista più grande del pianeta nonché uno degli ultimi rimasti, abbia questa intenzione. Né militarmente, né culturalmente. Chi dice che la Cina vuole dominare il mondo fa confusione sull'idea stessa di civiltà cinese e crede che davvero i cinesi si sentano una civiltà superiore, perché questa idea errata si è tramanda nei secoli nel mondo occidentale.
Che cosa pensano i cinesi a questo proposito?
Questo libro quando è uscito ha suscitato molto interesse anche in Cina, anche da parte della stampa di partito. E dire che non pensavo ci fossero reazioni di sorta. Il China Daily gli ha dedicato un'apertura e un lungo dibattito sul tema con intellettuali di tutti il mondo. Anche il Global Times ha dedicato diversi articoli a questo tema, dicendo che avevo assolutamente ragione a dire quello che ho detto. Del resto la leadership durante l'ultimo congresso nel 2012 era intenta a leggere Alexis de Tocqueville e i suoi scritti su come era caduta la monarchia dei Borboni. Che era caduta perché avevano fatto le riforme, senza controllarle totalmente, senza pensare alle conseguenze. Storicamente il momento peggiore per ogni regime autocratico è quando la classe media fa abbastanza soldi per avere del tempo libero per iniziare a pensare. E se questa era la lettura principale dimostra che c'è una certa preoccupazione per questi temi. Il vero problema della leadership è esistenziale: “come riusciremo a cambiare con un Paese che cambia?”. Non dominare il mondo.
A volte sembrerebbe il contrario, a giudicare dagli investimenti fatti dal governo negli ultimi anni per accrescere il soft power cinese.
Investimenti come quelli negli istituti Confucio o nei canali tv all news cinesi sono di certo ingenti. Grazie a questi interventi oggi sappiamo qualcosa in più della Cina. Ma, se giro per le città cinesi, osservo più una tendenza all'occidentalizzazione che una sinizzazione del resto mondo. E poi ci sono ancora più cinesi che vogliono studiare inglese che occidentali che vogliano studiare cinese. L'influenza culturale cinese difficilmente potrà scalfire quella occidentale.
Perché?
Perché nessuno si fida della Cina. Neanche nel Sud-est asiatico. La Cina e il suo sistema di economia socialista di mercato non rappresentano un modello per nessun Paese al mondo. Gli Stati Uniti nel XX secolo erano una superpotenza perché dominavano con gli altri. I cinesi oggi hanno un solo vero alleato vero: la Corea del Nord. Del resto il China dream è più domestico che globale. Nel mondo la Cina vuole maggior rispetto, certo. Ma vuole essere un numero uno allo stesso modo degli Stati Uniti, non scalzarli. Per diventare un vero leader mondiale dovrebbe avere più consapevolezza e maggiori cose da dire sulle problematiche globali, ma non può farlo perché ha paura che questo si ritorca contro sul piano interno, in casa. Ha troppe problematiche interne cui badare per diventare una potenza che domina in campo internazionale. Nonostante i progressi economici di questi ultimi 30 anni, rimane ancora all'87esimo posto della classifica mondiale del Pil pro-capite stilata dal Fmi: un gradino sopra la Namibia, uno sotto il Turkmenistan. E ha una classe media la cui vita è oggettivamente migliorata e ora non vuole solo ricchezza, ma anche altro. Il vero problema del governo oggi è come darle questo. Come togliere alcuni mattoni dal muro senza che il muro stesso crolli.
27 marzo 2014
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