di Adolfo Tamburello*
Napoli, 19 dic.- Con gli anni del secondo conflitto mondiale si chiudeva una prima fase dell'archeologia moderna in Cina. Le scoperte confermavano molte tradizioni storiche, con la raccolta di dati che neppure la storiografia aveva mai registrato. L’Età del Bronzo, seguita al locale Neolitico, documentava un’elevatissima civiltà protostorica e proto-urbana dotata di un’evoluta scrittura e che dava suggestiva conferma delle antiche cronologie relative anche alla tradizione di un primo regno, quello dei Xia, che gli "Annali su bambù" avevano datato fra il 1989 e il 1558 a.C. Poteva identificarsi con gli orizzonti di Longshan o Xiaotun?
Per quanto concerneva la seconda dinastia, il regno Shang, la cui fondazione risaliva, secondo alcune cronologie, al 1766 o 1751 (secondo gli "Annali su bambù", al 1558 o 1523) - gli scavi avevano messo in luce ad Anyang, con la città di Yin, l'ultima capitale del regno. La storiografia voleva che alla sua corte si fossero succeduti 12 sovrani per un periodo di 273 anni. La cronologia tradizionale assegnava diverse date: il 1401-1123, il 1315-1051, il 1300-1028. Gli studi di Dong Zuobin, basati sulle iscrizioni oracolari, avrebbero datato il periodo al 1384-1111 a.C.: a quest’ultima data, la città di Yin, fondata nel 1384 da Pan Geng, sarebbe stata invasa e distrutta dagli Zhou i quali, provenienti dai confini occidentali del regno Shang, fondavano la terza dinastia cinese. Il Karlgren avrebbe abbassato al 1028 la data dell’avvento degli Zhou (1028-256 a.C.).
Gli scavi avevano messo in luce il centro di una fiorente civiltà la cui economia era basata su un'agricoltura integrata dall'allevamento del bestiame e di vari animali domestici. Sviluppatissime erano le industrie metallotecniche e della ceramica e appariva già diffusamente lavorata la seta, come poteva dedursi da tracce e impronte di rivestimenti o fasciature di armi. L'armamentario bellico era sofisticato, e trovavano conferma, attraverso le iscrizioni oracolari, le tramandate notizie sulle grandi cacce reali e le spedizioni di guerra degli Shang.
Scheletri di cavalli legati ai carri e immolati nelle tombe, insieme coi loro aurighi illustravano i cruenti sacrifici funebri dei culti regali, oltre che sui mezzi di trasporto e di assalto a disposizione dello stato guerriero.
Una serie di confronti di usi, costumi e tecnologie invitava a considerare le possibili correlazioni da stabilire col Vicino e Medio Oriente e il contributo che la civiltà del bronzo, fiorita già da qualche millennio nell'Asia occidentale, aveva potuto dare alla formazione della Cina Shang. La componente "pittografica" della scrittura, le "case-sepolcro", l'architettura su trabeazioni e pilastri, la ceramica con invetriature e smalti, le ruote a raggi dei carri, le fogge e tecniche dei bronzi, tutto invitava a credere che la Cina Shang fosse il derivato di un complesso culturale che aveva avuto remote ascendenze occidentali e la cui superiorità tecnologica, rispetto alle preesistenti culture neolitiche, aveva assicurato ai suoi portatori un facile predominio sulle più pacifiche e inermi comunità agrarie rimaste ancora all'Età della Pietra. Soprattutto i bronzi colpivano per la loro padronanza tecnica e deponevano a favore di una lunga esperienza metallurgica la quale evidentemente doveva essere stata compiuta fuori della Cina, se non vi erano localmente tracce di una fase calcolitica o cuprolitica che avesse preceduto in loco la tecnologia del bronzo.
Il bronzo aveva continuato a dominare anche nei primi secoli della successiva epoca Zhou. Su questa le ricerche erani iniziate negli anni Venti con scoperte occasionali di tombe e antiche località. Scavi e sondaggi intrapresi dall'Academia Sinica e da istituti provinciali nelle varie regioni raccoglievano indicazioni del contributo che l'archeologia poteva portare anche per quest'epoca a integrazione delle conoscenze storico-letterarie e artistiche di cui si era già in possesso. Particolarmente promettenti per una più ampia ricostruzione storica generale si rivelavano i resti di opere di irrigazione e drenaggio, fondazioni di città, tombe, corredi funebri, iscrizioni. Intanto era fatta luce sul mutamento di civiltà, di usi e costumi di vita, subentrato con il I millennio a.C. Erano in via di sparizione i cruenti sacrifici funebri, mentre le tombe documentavano, attraverso i corredi, un dispendio di beni in assoluto minore rispetto a quello devoluto dagli Shang ai loro defunti. Oggetti sostitutivi delle antiche vittime umane e animali apparivano i mingqi (i cosiddetti “spiriti dei viventi”), comprensivi di statuette lignee (muyung) e figurine di piombo e terracotta, le quali ultime godevano dalla successiva epoca Han di un notevole aumento di produzione. Anche delle pratiche divinatorie non appariva più traccia.
Nel contempo, i reperti di scavo deponevano per una cultura di tipo più "barbarico" che si era allora impadronita della Cina. Eloquenti erano i riscontri sui bronzi del tipico stile ‘animalistico’ dell'arte delle steppe e di quel mondo ‘scitico’ di cui la nostra antichità classica aveva tramandato memoria e che ora veramente sembrava avesse accomunato in una cultura unitaria popoli di regioni comprese fra la Cina, il Caspio e l'Europa. R. Heine-Geldern formulava l'audace tesi di una ‘migrazione pontica’ che in fasi successive disseminava elementi ‘caucasici’ fino nella penisola indocinese, nel mondo indonesiano e attraverso il Pacifico. Ipotesi di irradiazioni culturali a vaste distanze potevano avanzarsi non solo sulla base di riscontri di bronzi e oreficerie (come, per esempio, i motivi ‘halstattiani’ dell'Ordos), di armi e armature (fra cui tipiche quelle di rivendicata origine ‘sarmata’), bensì pure di pratiche funerarie comuni dall'Europa alla Cina: quelle ‘sub-megalitiche’ dei campi di urne e delle tombe a cista, quelle del vero e proprio megalitismo dei dolmen e delle tombe a tumulo che, all'epoca, rimpiazzavano in Cina la tradizione funeraria ipogeica osservata dagli Shang.
Le ricerche epigrafiche erano concentrate da Guo Mouro e altri sulla decifrazione delle iscrizioni sui bronzi. In epoca Shang esse erano ancora composte di pochi caratteri, persino uno o due a mo' di sigilli o di firme; in epoca Zhou apparivano considerevolmente più lunghe e con testi di notevole valore storico. In campo artistico, i ritrovamenti ampliavano le collezioni esistenti, e nuove fogge e decorazioni di bronzi sollecitavano un gran numero di studi e classificazioni. Questo avveniva in particolare per il cosiddetto periodo tardo Zhou, l'ultima fase pre-imperiale passata alla storia come l'epoca dei “Regni combattenti” (Zhanguo, 476-221 a.C.) o degli “Stati in guerra” per il clima di lotte insorte fra le varie entità politiche che ormai si erano divise gran parte della Cina, entrata ormai in una piena Età del Ferro. Identificazioni e riscontri di bronzi, la maggior parte dei quali recuperati da scavi clandestini, permettevano di circoscrivere uno dei più importanti centri di diffusione e di lavorazione del bronzo fra i secoli V-IV a.C., nell'area del fiume Huai, fra l'Anhui ed il Kiangsu, entro i domini del regno centro-meridionale di Chu che all'epoca cominciava a profilarsi fra le principali formazioni politiche seguite al desautoramento Zhou.
Gli studi di O. Karlbeck e di B. Karlgren ricostruivano un omogeneo stile "Huai" di transizione alla successiva produzione Han. Un gran numero di bronzi dell'Anhui proveniva dallo scavo del cosiddetto tumulo di Li Sangu, ove ulteriori scoperte si sarebbero avute dopo la guerra. Altri reperti venivano alla luce in tombe presso Changsha, nell'Hunan, e, insieme coi numerosi ritrovamenti di altre regioni, illustravano gli sviluppi della lavorazione del bronzo ottenuti con l'impiego della tecnica della “cera perduta” e di incrostazioni e agemine in oro e argento. Era visibile l'ampliamento della produzione in vasellame, armi, e soprattutto specchi. Dati importanti erano raccolti sull'evoluzione della ceramica, della giada, della lacca. Quest'ultima rivelava aumentate applicazioni nell'ebanistica su oggetti di mobilio decorati a intaglio e finemente dipinti.
Nella foto una statuetta mingqi rinvenuta nella pronicia dello Shaanxi risalente al periodo degli Han Occidentali (206 .C. - 9 D. C.)
*Adolfo Tamburello già professore ordinario di Storia e Civiltà dell'Estremo Oriente all'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'.
19 dicembre 2013
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