IL GESUITA PASQUALE D'ELIA,
di Lionello Lanciotti
Roma, 6 dic.- D’Elia fu uno dei miei primi professori presso l’università di Roma. Aveva l’aspetto di un prelato di campagna, ma era in realtà un ex missionario che a lungo aveva soggiornato in Cina.
Formatosi sinologicamente presso alcuni confratelli in Inghilterra e in Francia, si era presto trasferito in estremo oriente presso il centro di Zikawei vicino a Shanghai (1913-1917). La sua conoscenza della lingua cinese era notevole, ma la sua pronuncia ricordava il dialetto di Shanghai.
Fra le sue opere maggiori vanno ricordate Il Mappamondo cinese del p. Matteo Ricci conservato nella biblioteca apostolica vaticana (Città del Vaticano, 1938); i tre grossi volumi di Fonti ricciane (Roma 1942-1949) in cui interpretò i documenti lasciati dal grande suo predecessore.
Nel 1957, entrando nell’università di Canton, vidi esposta la traduzione dal cinese che d’Elia aveva fatto in francese dell’opera di Sun Yat-sen, il fondatore della prima repubblica cinese, col titolo Le triple demisme (1924). Fu un autentico boom editoriale, in quanto il governo cinese ne acquistò e distribuì parecchie migliaia di copie. La stessa opera fu poi ritradotta dal francese in inglese. Autore di molti saggi che vanno dall’arte alle ultime scoperte archeologiche cinesi, aveva avuto l’incarico di insegnare lingua e letteratura cinese a Roma dal 1941 al 1960. Non diventò mai professore ordinario, ma non c’è da meravigliarsi se si pensa che il massimo sinologo occidentale, lo svedese Bernhard Karlgren, anch’egli rimase docente incaricato e non ordinario. Ma questi fatti non sono nuovi nel mondo accademico.
Ereditai la docenza di cinese a Roma quando già insegnavo all’università di Venezia e andai a salutare e ringraziare d’Elia presso l’università Gregoriana, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Lionello Lanciotti è professore emerito di Filologia cinese dell'Università di Napoli L'Orientale.
Nella foto il Mappamondo di Ricci
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