di Emma Lupano
twitter@lupemma
Milano, 27 mag. - Rischierebbe una multa di ben 160 milioni di renminbi il regista Zhang Yimou, celebre in patria e in tutto il mondo per aver diretto capolavori del cinema cinese come "Sorgo Rosso" e "Hero", ma ora nel mirino per aver aggirato - e di gran lunga - le regole sulla pianificazione familiare.
Il 9 maggio l'agenzia di stampa governativa Xinhua rendeva noto che la Commissione per la pianificazione familiare della città di Wuxi sta svolgendo un'indagine sul film maker, con l'intento di appurare fino a che punto Zhang Yimou abbia violato le norme sulla politica del figlio unico e quale sanzione comminare. In due matrimoni e varie liason, il regista, storico compagno dell'attrice Gong Li, avrebbe infatti messo al mondo sette figli. Decisamente troppi rispetto al figlio unico accordato al cittadino cinese medio.La notorietà del presunto colpevole ha reso così particolarmente attuale un tema su cui, in ogni caso, il dibattito esiste da tempo: quello degli abusi compiuti da personaggi celebri o potenti che non rispettano i limiti della pianificazione familiare imposti ai comuni mortali in Cina, ma anche della necessità, in un paese che sta rapidamente invecchiando, di rivedere le norme sul figlio unico.
Sul Xin Jing Bao di Pechino, il 13 maggio l'editorialista Zeng Ying ha pubblicato un commento che prende in esame il modo in cui stanno procedendo le indagini sul caso Zhang Yimou e che chiede chiarezza in nome dell'equità sociale. «La domanda se Zhang Yimou abbia o meno superato il limite legale di figli, e il calcolo di quanti nipoti sia nonno, sono diventati temi di conversazione sociale scottanti - scrive Zeng -. C'è chi dice che la questione non deve riguardare le masse, chi invece dice che essa va a toccare il principio di equità. In ogni caso, tutti aspettano la soluzione del caso, per verificare le proprie parole».
Le indagini però, secondo l'editorialista, non stanno procedendo come dovrebbero. Zeng cita l'agenzia di stampa Xinhua riportando le parole del responsabile della Commissione per la pianificazione delle familiare di Wuxi: «La città di Wuxi si sta impegnando ad accelerare le indagini e le verifiche sul caso, ma per ora non ci sono stati progressi». Un funzionario della stessa Commissione avrebbe rivelato ai media che «poiché Zhang Yimou e alcuni dei suoi familiari non stanno a Wuxi, fare passi in avanti nella raccolta degli indizi è piuttosto difficile».
Zeng Ying, però, non ci sta. «Mentre la Commissione dice che non è giusto assegnare privilegi alle persone famose, allo stesso tempo afferma che le ricerche sul caso non hanno ancora portato risultati. Queste affermazioni lasciano un po' perplessi: non stiamo parlando di un caso dove è necessario strappare le informazioni con la tortura. Basta controllare gli archivi sulle nascite e i documenti di residenza delle persone coinvolte». Un lavoro che, calcola Zeng, «non può richiedere più di mezza giornata di tempo. Da quando i media hanno svelato la notizia ad oggi, sono passati già sei giorni. Tolti due di riposo, ci sono già stati almeno tre giorni lavorativi. Eppure, "le ricerche non hanno prodotto risultati"».
Né si può credere, dice l'editorialista, che «è impossibile raccogliere prove se le persone coinvolte non si trovano sul territorio. Secondo questa logica, a tutti quelli che infrangono la politica del figlio unico basterebbe semplicemente non farsi vedere in giro per farla franca». Secondo Zeng, invece, le difficoltà incontrate da chi si sta occupando del caso starebbero piuttosto nella scarsa volontà di condurre l'indagine a fondo, nell'incertezza su come annunciarne pubblicamente i risultati, ma soprattutto su come gestirli. «Se dovesse emergere che Zhang Yimou è davvero colpevole, come bisognerebbe punirlo, poi? Le procedure sono scritte nero su bianco». Ma per i personaggi famosi, sottintende Zeng, si cerca sempre una via d'uscita. In conclusione, dice Zeng, «non bisogna criticare i media e le masse se sono ansiosi di avere informazioni sul caso. È normale che tutti siano vigili sul problema di equità sociale insito nella vicenda. E, per quietare gli animi, è necessaria un'analisi veritiera ed equa».
Parla invece dell'urgenza di aggiornare la politica demografica cinese l'editoriale pubblicato sul primo numero di maggio della rivista economica Caixin da Guo Zhigang, professore di sociologia all'Università di Pechino. Guo prende in esame i risultati del censimento nazionale svolto nel 2011 secondo cui il livello di fertilità in Cina è di 1,188 (vale a dire, in media ogni coppia partorisce quasi 1,2 figli). Il dato, che segna un nuovo record minimo, porta il professore a porsi tre domande: se il censimento sia affidabile, o se molte nascite siano "scomparse"; quali siano le ragioni di questa scarsa fecondità; e se la politica del figlio unico debba essere aggiornata.
Nel suo lungo editoriale, ricco di dati e di valutazioni statistiche, Guo spiega perché il censimento «è abbastanza accurato e non sono state sottostimate le nascite», premessa fondamentale per chiedere alle autorità politiche di prendere quei numeri allarmanti sul serio. Sulle ragioni del basso tasso di fertilità, Guo afferma che «esso è legato a matrimoni più tardivi e al cambiamento nelle modalità di allevamento dei figli soprattutto nelle campagne», dove, negli ultimi anni, «sono aumentate notevolmente le donne non sposate», anche a causa del fenomeno dei cosiddetti "lavoratori migranti".
Al termine delle sue argomentazioni, il sociologo afferma che «il mantenimento nel lungo periodo degli attuali bassi livelli di fecondità sarebbe disastroso per lo sviluppo sostenibile del paese», perché il fenomeno si accompagna a un processo di invecchiamento della popolazione troppo rapido. Ecco perché - è l'appello di Guo e l'obiettivo del suo articolo - «dobbiamo adottare nuove misure nel più breve tempo possibile e non ritardare ulteriormente l'adeguamento della politica demografica alla realtà della popolazione, ripetendo errori del passato».
© Riproduzione riservata