JUDITH GAUTIER E ARTURO ONOFRI
di Lionello Lanciotti
Roma, 13 mag.- Il 1800 e le prime decadi del secolo successivo vedono fiorire l'interesse in Occidente per la poesia cinese attraverso versioni di famosi sinologi e rifacimenti da precedenti traduzioni. Va di moda Le livre de jade (1867) sottotitolato poèmes traduits du chinois, scritto da Judith Gautier (1845-1917), la figlia di Théophile Gautier. Sono settantuno poesie. In aggiunta a queste ne seguono ancora altre, basate per lo più sulle versioni del sinologo francese d'Hervey de Saint-Denys. Il suo libro appare la prima volta con il nome di Judith Walter ed è tradotto in varie lingue, tra cui l'italiano a cura di Tullo Massarani (1882). La traduzione di Massarani era scritta in versi metastasiani.
Nel nostro Paese, il poeta Arturo Onofri (1885-1938), interessato alla mistica e a un certo esoterismo, ammirerà la poesia della Cina. Nel 1994, postumo, uscirà un suo volume dal titolo Lune di giada. Poesie cinesi tradotte da Arturo Onofri. Queste poesie sono tutte basate sulle versioni francesi di d'Hervey de Saint-Denys e inglesi di Herbert A. Giles. Onofri, anche se non era un autentico filologo, confronterà le diverse versioni occidentali di singole poesie cinesi.
All'epoca precedente il primo conflitto mondiale, l'Europa era aperta alle culture estremorientali e Onofri ne è una riprova. Ma chi ricorda oggi che Giovanni Papini, nel 1916, abbia pubblicato su Rivista ligure una poesia dal titolo Genere cinese?
Lionello Lanciotti è professore emerito di Filologia cinese dell'Università di Napoli L'Orientale
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