ROBERT H. VAN GULIK, SINOLOGO
di Lionello Lanciotti
Roma, 22 apr. - Lo incontrai solo una volta a Roma per la presentazione del suo libro Chinese Pictorial Art edito nel 1958 dall’IsMEO in 950 copie. Sapevo che l’autore era un diplomatico olandese, che aveva una moglie cinese e che nella sua casa nei Paesi Bassi c’era una galleria con i ritratti degli antenati della coppia.
Van Gulik (1910-1967) aveva i gusti di un letterato antico cinese. Sapeva dipingere come un pittore cinese, era un perfetto calligrafo e amava il liuto cinese. Nel 1961 avrebbe pubblicato il Sexual Life in Ancient China, autentico classico sull’argomento, ma già dieci anni prima aveva edito in sole cinquanta copie Erotic Colour Prints of the Ming Period della sua raccolta personale. Fu autore di un’opera sui gibboni in Cina (1967) basata su sue ricerche nelle antiche enciclopedie cinesi, ma la sua popolarità la raggiunse con i quattordici romanzi polizieschi ispirati al giudice Dee (Di). Van Gulik li scrisse direttamente in inglese, ma furono subito tradotti in varie lingue tra cui l’italiano e l’olandese. Questi libri erano illustrati da sue xilografie in mirabile stile cinese. Furono anche oggetto di film e furono trasformati in fumetti.
Ci vorrebbe un regista capace di fare un film o un documentario su Robert van Gulik.
Lionello Lanciotti è professore emerito di Filologia cinese dell'Università di Napoli L'Orientale
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