FUOCHI D'ARTIFICIO, RAZZI
di Adolfo Tamburello
Napoli, 6 feb.- Ai primi del Seicento, il gesuita italiano Matteo Ricci (1552-1610) così parlava del capodanno cinese e dei suoi fuochi d'artificio la feracità della terra cinese in fatto di salnitro: l'uso di esso non è tanto per far polvere per la guerra, nella quale usano puoco di archibugi e molto manco di Bombarde o Artiglieria, ma tutto si spende in giochi di fuochi artificiosi […]. E un anno in Nanchino, giudicassimo che in cerca d'un mese, nel principio dell'anno nuovo, si spese più sanitrio e polvera di quello che si spenderebbe tra di noi in una guerra continua di due o tre anni.
All'epoca anche l'Italia furoreggiava ormai coi suoi fuochi d'artificio che aveva conosciuto dagli Arabi i quali avevano legato la polvere nera al nome della Cina chiamando il salnitro "sale cinese" o "neve cinese". Il salnitro era anche il propellente dei razzi che gli Arabi denominarono pure "frecce cinesi" e li collaudavano nella penisola iberica fra il 1249 e il 1288. In Italia erano sperimentati, sembra, dal 1379. Fortunatamente l'impiego restava a lungo piuttosto per fuochi d'artificio che per uso bellico.
Testi cinesi menzionavano il salnitro o salpetro dal I secolo a.C. Esperimenti di alchimisti realizzavano miscele esplosive di zolfo e salpetro dal III secolo. Fuochi artificiali erano menzionati dal secolo VII. Dai secoli X-XI iniziava però anche l'uso bellico della polvere da sparo. Con 'polvere di fuoco' (huo-yao), un lanciafiamme operava nel 919. Feihuo ("fuochi volanti") erano i prototipi dei razzi, che nel 969 Feng Qisheng e Yue Yifang inventavano con i primi "draghi di fuoco" (huolong): tubi di bambù o di legno, riempiti di polvere e montanti frecce incendiarie, che trasformavano all'accensione l'energia chimica in energia meccanica di propulsione interna.
Il Museo Militare di Pechino espone alcuni modelli funzionanti di "draghi di fuoco" della dinastia Ming (1368-1644), e si tramanda che nel 1500 un cinese di nome Wanhu si cimentò nell'ambizioso progetto di una "conquista" dello spazio, tentando di alzarsi in volo con due aquiloni sotto la propulsione di 47 razzi. All'accensione, però, Wanhu non volò, saltò in aria.
Intorno al 1000 erano state realizzate in Cina le prime bombe. Era seguito l'uso di tubi di bambù anche per il lancio di proiettili esplosivi. Il loro impiego diventava sistematico, insieme con i primi rudimentali cannoni, dagli inizi del secolo XIII. Perfezionamenti nelle bombarde erano ottenuti nel corso del secolo successivo. Le nuove armi si diffondevano, a Oriente verso la Corea; nel Sud-Ovest, verso l'Indonesia, l'India e le altre regioni dell'Asia occidentale.
Nel corso del secolo XIII anche i Mongoli se ne impadronivano e ne facevano uso, fondendo primi cannoni e proiettili a palle di ferro. L'Europa ne subiva gli effetti nella battaglia d'Ungheria del 1241. Meno di un secolo dopo, precisamente nel 1326, un primo cannone era sperimentato a Firenze e se ne continuavano a fondere e usare nel 1380, 1395, 1410.
*Adolfo Tamburello già professore ordinario di Storia e Civiltà dell'Estremo Oriente all'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'.
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