di Emma Lupano
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Milano 21 dic.- La prima proiezione in terra cinese di 1942, il nuovo film del regista Feng Xiaogang presentato in anteprima al Festival di Roma, si è tenuta il 26 novembre, a Pechino. A distanza di settimane, critici e commentatori ancora ne parlano dalle testate di tutto il paese, chi limitandosi a una semplice analisi cinematografica, chi interpretandone il messaggio in chiave socio-politica. E se ci sono voluti vent'anni, come ha rivelato lo stesso Feng Xiaogang, per ottenere il permesso di girare il film tratto dal libro di Liu Zhenyun del 1992, qualcosa di potenzialmente politico ci deve essere in questo episodio della storia cinese, la terribile carestia che colpì la provincia dello Henan nel 1942 provocando la morte di tre milioni di persone.
Lo riconosce apertamente il Renmin Ribao, il quotidiano del comitato centrale del partito comunista cinese, che il 30 novembre afferma: «Il film 1942 è sia un'accusa che un monito. L'accusa è rivolta al governo nazionalista, oltre che al popolo cinese in generale, per la loro incapacità di contenere la catastrofe. In un certo senso, però, il film è anche un ammonimento rivolto al partito al governo oggi, affinché prevenga che fatti di questo tipo - fatti che costringono gli uomini a perdere ogni forma di compassione - possano ripetersi nuovamente in futuro».
Il contesto storico è quello della Seconda guerra mondiale, ma nella Cina centrale, nel 1942 «stava accadendo un evento altrettanto devastante - scrive il Renmin Ribao -. La siccità e la carestia spazzarono via più di tre milioni di persone, morte di fame o uccise nella lotta per il cibo, mentre il governo non era in grado di prestare soccorso perché troppo impegnato a combattere l'invasione delle armate giapponesi». Troppo preso dalla guerra, il Kuomintang «aveva scarse disponibilità economiche e umane per affrontare un disastro di quelle proporzioni anche a causa della corruzione rampante e della debolezza delle basi del governo». E tuttavia, sottolinea il giornale, «il film non insiste soltanto sulle responsabilità del governo di allora, ma mostra come la debolezza dei capi del partito fosse dovuta anche a complicazioni interne e internazionali».
Il quotidiano del Pcc insiste anche sulla scelta di Feng Xiaogang di non caricare il film di emozioni, registrando invece i fatti in modo distaccato. «La cinepresa agisce come un osservatore indifferente, presentando le crudeltà della vita in condizioni estreme in modo realistico. Si può tranquillamente dare per scontato che tutti i personaggi moriranno, il solo dubbio è come. Ma quel come è comunque in grado di scioccarti».
Un approccio assai diverso, segnala il giornale, da quello usato dallo stesso regista in Aftershock, il film sul terremoto di Tangshan del 1976. «In Aftershock si vedevano personaggi perdere membri della propria famiglia e, tuttavia, riprendersi e lottare. Così il pubblico tendeva a soffrire con i personaggi e ne ammirava il coraggio. Invece 1942 non concede la consolazione delle lacrime. Non si piange in sala, come non piangono i personaggi che nel film perdono i propri cari».
Anche il commentatore Qiao Xianfeng, che più di due settimane dopo, il 17 dicembre, firma un editoriale su 1942 pubblicato sul Changsha Wanbao, si sofferma sulla durezza del film e sulla desolazione che ne trae lo spettatore. Prima di tutto, però, sottolinea il ruolo educativo della pellicola, capace di portare alla luce «un episodio dimenticato della storia cinese» e di guidare «gli spettatori alla scoperta delle profonde ferite emotive che hanno segnato i loro compatrioti dello Henan».
Invece di trarne un messaggio politico di tipo generale, come il Renmin Ribao, il commentatore si concentra invece sul tema alimentare e sul fatto che «per le masse il cibo è la cosa più importante». Lo fa ponendo però una premessa storicamente falsa: «Consideriamo che noi, che siamo nati nella nuova Cina, cresciuti sotto la bandiera rossa, non abbiamo mai sofferto momenti di fame e non pensiamo possano verificarsi di nuovo tempi così drammatici». E la carestia seguita alla politica del grande balzo in avanti? E la povertà degli anni della Rivoluzione culturale? Qiao Xianfeng non sembra ricordarsene.
Salvo poi celebrare di nuovo come «uno dei principali valori della storia sia insegnare e ispirare», e ribadire, in chiusura di articolo, come «questo film autentico ci inviti a compiere una riflessione profonda sul tema della sicurezza alimentare nazionale»
Emma Lupano, giornalista professionista e dottore di ricerca sui media cinesi, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori
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