di Filippo Seminara
Roma, 14 Nov. - Il Governo mongolo ha deciso di celebrare la nascita di Gengis Khan nel primo giorno del primo mese d'inverno, secondo il calendario lunisolare, annullando la precedente data del 14 novembre secondo il calendario gregoriano. Lo fa sapere attraverso un comunicato la Camera di Commercio mongola a Roma.
Non è chiara la data di nascita di uno dei più grandi condottieri che la storia ricordi, probabilmente nel 1162, ma sono note, non solo le sue grandi imprese, ma il valore ideologico e morale delle stesse. Condottiero abile e audace, anche se crudele e spietato nelle sue azioni di guerra, dopo aver unificato le tribù mongole e fondato l'Impero Mongolo, conduce le sue orde alla conquista della maggior parte dell'Asia Centrale. Gengis Khan ed il suo immenso esercito a cavallo, conquista la Cina, la Russia, la Persia (l'attuale Iran), il Medio Oriente e parte dell'Europa orientale. Gengis Khan non fu solo un guerriero, ma si lasciò conquistare dalla cultura cinese e musulmana, tanto da prenderle come esempio quando creò le leggi per i popoli a lui sottomessi, ispirandosi ai modelli delle civiltà che riteneva più avanzate. Alla sua morte, nel 1227, il suo impero si estendeva dal Mar Caspio al Mar Cinese, dalla Persia alla Siberia meridionale.
L'intera vita ed esistenza di Gengis Khan è avvolta dal mistero. Molte sono infatti le diatribe storiche circa la sua nascita o la sua morte anche perché la tradizione scritta mongola, come per molte popolazioni nomadi, è molto scarsa. Con una sola eccezione: "La Storia segreta dei Mongoli", scritta nel XIII secolo da una sorta di Omero mongolo, solo diciassette anni dopo la morte di Gengis Khan. Ogni mongolo ha letto la "Storia Segreta", viene studiata a scuola e molti la conoscono perfino a memoria. La Storia segreta dei mongoli è la più antica opera letteraria in lingua mongola pervenuta fino ad oggi. Si tratta di un poema scritto da un autore anonimo per la famiglia reale mongola (da qui la scelta dell'aggettivo "segreta") attorno al 1240 ed è considerato come l'unico resoconto significativo sulle imprese di Gengis Khan.
Qualche decennio dopo la sua morte, però, il grande impero da lui costruito e retto, si sgretolò, lasciando le basi per l'inizio del mondo moderno. Dopo il suo successore Kubilai Khan, fondatore della dinastia Yuan, dal 1498 il compito di ultimare ciò che Gengis Khan aveva iniziato venne assunto da Vasco da Gama. Bat Erdene Batbayar, storico mongolo e attivista politico, ritiene che la fine del fasto impero mongolo fu dovuto al fatto che "il nostro è un popolo nomade, guerriero ed equestre. Abbiamo facilità di conquista, ma un'estrema fragilità nel controllare territori immensi e lontani. Il rischio di dissidi e di attacchi di nostalgia è sempre in agguato".
L'influenza ed i cambiamenti apportati dai mongoli, ed in particolare da Gengis Khan, non influenzarono solo la Mongolia. Molti di quelli che sarebbero stati, da qui in avanti, i grandi imperi eurasiatici, vennero riformati, ristrutturati e trasformati proprio da loro.
La Cina, il grande Paese di Mezzo, la cultura "centrale", non era stata unificata da più di 4 secoli. E, ironia della sorte, furono proprio quelli che i cinesi chiamavano barbari a conquistarla e reggerla, dal 1279 al 1368 con la dinastia Yuan, a renderla stabile (se non per brevi periodi di turbolenze) ed unificarla. Questa unificazione, partita dagli Yuan, sarebbe durata fino alla fine dell'Impero, nel 1911 con i Qing. Inoltre, anche il sistema di governo attraverso le province, la capitale Pechino e perfino la Città Proibita, sono un lascito del passaggio in Cina dei mongoli.
La Cina Ming, mantenne un grande interesse verso la lingua, la cultura ed i documenti mongoli, incluso il più grande libro della storia mongola "La storia segreta dei Mongoli", utilizzato soprattutto per lo studio della lingua. Inoltre, per molti anni, la Cina dei Ming continuò le esplorazioni d'oltremare iniziate dagli Yuan.
Anche la potente "Madre" Russia è una eredità del grande impero mongolo. Il sistema adottato da Mosca, rispecchia chiaramente la struttura dell'"Orda d'Oro" mongola e, la nuova Russia, ha raggiunto la sua centralizzazione grazie alla distruzione, da parte dei mongoli, del vecchio sistema decentralizzato. In un certo senso, la Russia Sovietica, fu l'ultimo successore del khanato, con le sue province satellite, gli stati secondari, con uno stile imperiale tipicamente mongolo.
Non solo Cina e Russia, ma anche altre parti dell'Asia orientale vennero profondamente influenzate dalla presenza mongola, dalla Corea al Turkistan.
L'Europa non venne mai direttamente conquistata, ma indirettamente, fece l'esperienza di far parte di un solo continente Eurasiatico senza frontiere o limiti. Paradossalmente, l'isolamento causato dai mongoli, fece emergere l'Europa come continente potente e gli europei presero parte alla grande internazionalizzazione incoraggiata da Gengis Khan.
La creazione di una cultura imperiale comune, affiancata da una ristrutturazione della politica, venne promossa dallo sviluppo di scambi tra persone e genti di differente origine. L'età imperiale mongola è oggi considerata un periodo cruciale nella storia del mondo ed i conquistatori mongoli sono da ritenersi non solo i creatori della prima forma di globalizzazione, ma anche gli inventori del mondo moderno.
Cosa resta oggi del condottiero che ha sottomesso l'Eurasia? Fino a qualche decennio fa, con il comunismo che governava dalla Russia alla Cina, il solo menzionare il nome di Gengis Khan era fuorilegge e poteva portare addirittura davanti ad un plotone di esecuzione. Il comandante che ha dato un'identità al suo popolo, l'uomo che ha conquistato i grandi imperi del passato, colui che ha fatto da "unificatore", poteva esser considerato una minaccia dai regimi, indirettamente figli suoi, che si guardavano bene dall'onorare la sua memoria. Oggi, invece, con la caduta della maggior parte di quei regimi, ci si trova di fronte ad una situazione opposta. La memoria di Gengis Khan è stata non solo ritrovata e riqualificata, ma è diventata, in Mongolia, un vero e proprio culto, soprattutto dopo la celebrazione degli 800 anni dell'impero festeggiati nel 2006. E non bisogna solo soffermarsi alla nomenclatura di vie, parchi o perfino dell'aeroporto principale della capitale Ulaan Baatar, intitolato al condottiero. No. La memoria ed il ricordo di Gengis Khan sono diventati un simbolo di appartenenza, di unità nazionale e di identità culturale. Sumati, uno dei critici più duri verso la propria Mongolia, giustifica questo ritorno di fiamma dicendo che "la Mongolia, a quel tempo, era un paese molto più competitivo, rispetto ad adesso. Ci sono 2 milioni e mezzo di mongoli che faticano qui, in un paese dall'economia poverissima, senza infrastrutture e circondati da paesi forti e ricchi."
In un paese povero come la Mongolia, che ha sofferto sotto il regime comunista e che in questo periodo affronta un futuro incerto, è di vitale importanza aggrapparsi ad una figura carismatica come Gengis Khan che, a cavallo, conquistò metà del mondo allora conosciuto.
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