di Francesco D'Arelli
Roma, 5 giu.- Dao, uno dei termini cinesi più diffusi in Occidente, vuol dire alla lettera «via», tant'è che indica qualsiasi via o sentiero: la via del pensiero, dell'agire umano, del governare... È un'idea essenziale del pensiero cinese e può rinviare alla realtà ultima, all'essenza di ogni cosa e allora del tutto. Spesso e inavvedutamente è stato assimilato all'idea giudaico-cristiana di 'Dio': nulla di più insensato, come non meno è la riduzione all'idea di 'Assoluto'!
Dao è tanto elevato quanto mirabilmente comune; è nello stesso istante visibile e invisibile, mutabile e immutabile, grande e piccolo, vicino e lontano. Il mondo e la natura sono come si manifestano e in quanto tali sono il dao che li comprende in tutto e li produce continuamente. Dal dao si generano la creazione e il mutamento infinito, cosicché ogni cosa muta inesauribilmente, recando in sé il dao della propria creazione e del proprio incessante mutamento. È evidente allora che ogni essere o cosa ha in sé la sua destinazione e perciò il dao è la presenza più concreta nel mondo.
Il Daode jing (Classico della via e della virtù), breve opera della tradizione taoista formatasi durante l'epoca degli Stati combattenti (403-221 a.C.), afferma l'ineffabilità e l'indefinibilità del dao, rivelando anche un limite insuperabile della lingua umana. Tuttavia, la sua forza creativa si rivela nella generazione del mondo, cioè di ogni essere o cosa. Epperò tale forza di creazione è un infinito potere che genera per sua virtù (de): il dao è la fonte di tutta la vita, la 'madre' di tutto, il grembo ove alla fine tutto ritorna: «gli esseri fioriscono e poi ognuno torna alla propria radice. Tornare alla propria radice vuol dire essere tranquilli e ciò significa tornare al proprio destino. Tornare al proprio destino vuol dire eternità e conoscere l'eternità significa essere illuminati».
Francesco D'Arelli è PhD in Studi Orientali all'Istituto Universitario Orientale di Napoli. Ha insegnato in diverse Università e dal 2011 è Acting Professor di Cultura e Società della Cina alla Libera Università degli Studi Luspio di Roma. Ha pubblicato numerosi saggi sulla diffusione e presenza del cristianesimo in Cina nei secoli XVII-XVIII e oltre cinquanta voci di filosofia cinese nel Treccani Filosofia (Roma 2008-2009).
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