Pechino, 05 mar. - Oggi, lunedì 5 marzo, si apre la sessione annuale 2012 dell'Assemblea Nazionale del Popolo, massimo organo rappresentativo della Repubblica Popolare Cinese. E' l'ultima sessione prima del previsto autunnale cambio della guardia della leadership. Grande occasione per manovre e per scambi di segnali più o meno deboli tra le varie fazioni del Partito in lotta feroce per definire il prossimo vertice.
Oggi è anche la giornata che il "Grande Timoniere" Mao ha voluto dedicare al soldato Lei Feng quale esempio di completa dedizione al servizio del popolo. Quest'anno, a differenza del solito, ci sarà una grande campagna per ricordarlo e per – dice il South China Morning Post – ridurre la sfiducia nel governo. Intanto il libro appena uscito con le lettere di Lei Feng e i suoi scritti è andato a ruba e la tiratura di 100.000 copie è andata esaurita in pochi giorni. Bo Xilai con il suo "neo-maoismo" sarà contento. E se fosse la sua fazione (del "modello Chongqing") che ha spinto questo acceleratore?
Venerdì 3 a Wukan si sono tenute le elezioni generali (dice Stratfor) e due capi della protesta, Lin Zuluan e Yang Semao, sono stati nominati capo villaggio e vice. Il "modello Guangdong" qui ha vinto.
Wang Lijun è sotto inchiesta. Oramai è certo che non parteciperà all'Assemblea Nazionale. Colpevole dei reati ascrittigli (peraltro non è chiaro quali siano) o vaso di coccio in un gioco pesantissimo di vasi d'acciaio, con intrigo internazionale associato?
I prezzi immobiliari sono in calo (dicono le cifre ufficiali). Quindi il Governo cinese sembrerebbe avere evitato – senza troppo spargimento di sangue – lo scoppio della bolla immobiliare.
Ognuna di queste notizie potrebbe essere letta in molti modi diversi, con abbondanti dosi di dietrologia. Se qualcuno dubitasse di questa possibilità di lettura dietrologica, è bene che vada a rileggersi il diario – pubblicato postumo e dopo averlo fortunosamente fatto uscire dalla Cina – di Zhao Ziyang ("Prisoner of the State" – Simon & Schuster – 2009). Leggendo le memorie del Primo Ministro Cinese che tentò di fermare il massacro di Tian An Men (rimettendoci la carriera) si capisce l'atmosfera da impero bizantino che regna nei palazzi del potere cinese e di come vengono prese le decisioni.
Quello che c'è "dietro" tutto questo, potrebbe essere meglio del Codice Da Vinci. O è invece solo il sintomo di un potere diviso e non più così forte? Dopo aver letto "Colpo al cuore" di Nicola Rao, sugli ultimi mesi delle Brigate Rosse, sono rimasto meravigliato che quelle azioni che noi percepivamo – all'inizio degli anni '80 – come efferate mosse di un comando centrale sanguinario, ma potente e deciso a dare la spallata al nostro sistema, erano invece solo azioni di tronconi spezzati e scoordinati di un'organizzazione che viveva i suoi ultimi sussulti.