Piazza Armerina ricorda il suo gesuita missionario
Ora un'opera racconta la storia di Prospero Intorcetta, insigne gesuita sinologo cui la città dette i natali, e illustra il contributo dell’Italia e dell’Europa alla conoscenza della Cina

Mesi fa rivolgevo l’apprezzamento su Agi China (26 febbraio 2018) a Giuseppe Portogallo, Presidente della Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta, con sede in Piazza Armerina, per la felice iniziativa di pubblicare in collaborazione con l’ICOO (Istituto di Cultura per l’Oriente e l’Occidente) di Milano una nuova edizione dell’opera di Paolo Beonio Brocchieri Confucio e il Cristianesimo. Traduzioni di opere di Prospero Intorcetta S.J. (Milano, Luni Editrice, 2017).
Ora è la volta di tornare a ringraziarlo per il mecenatismo devoluto alla promozione e cura del sontuoso volume, doviziosamente illustrato, Prospero Intorcetta S.J .Un Siculus Platiensis nella Cina del XVII secolo (Lussografica Caltanissetta 2018); di corredo, il cd “Un piazzese in Cina tra Fede, Cultura e Tradizioni”.
L’opera, edita dalla Fondazione e a cura, con Portogallo, di Antonino Lo Nardo e Vanessa Victoria Giunta, è molto più della cronistoria e ragguaglio dell’attività di Piazza Armerina precorsa e seguita alla Fondazione costituita a fine 2007 in memoria e onore dell’insigne gesuita sinologo cui la città dette i natali.
A firma di Portogallo la Prefazione, seguono gli storici ritratti di Intorcetta e le prolusioni di vari autori e presentatori laici e religiosi che della Fondazione sono stati e sono sponsor, amici e stretti collaboratori. Corona l’opera una profusone di schede, note, bibliografie, notizie e ritagli stampa. mentre il clou è costituito dagli Atti dei Convegni, conferenze e testi tenute o letti a vario titolo fra il 2016 e il 2017 a Piazza Armerina, Catania e Hangzhou. In quest’ultima città in occasione anche della posa di un busto dell’Intorcetta, duplicato di quello posto a Piazza Armerina.

Molteplici le finalità del libro, da quella di dar luce, con l’Intorcetta, alla sua città, alla Sicilia gesuitica e ai grandi nomi e opere dei gesuiti siciliani in Cina, fino a quella del dinamismo della Sicilia d’oggi alla tenuta e alla promozione degli scambi con la Cina. L’entusiastica campanilistica di fondo cede il passo, con la sua trentina e più di testi principali, a illustrare e riconoscere il contributo dell’Italia tutta e dell’Europa alla conoscenza e all’influenza della Cina fra noi e parimenti (e forse anche con troppo neppure velato eurocentrismo) al debito contratto con l’Europa dalla Cina grazie ai missionari o altri nell’arduo dialogo instaurato col Celeste Impero.
Di questo difficile contesto tematico dà conto per un lungo momento ben critico della storia mondiale il contributo di Gianni Criveller “La Cina, la Santa Sede, l’imperialismo e i vescovi delle Missioni estere di Milano. Il primo tentativo di relazioni diplomatiche tra Vaticano e Cina (1885-1886)”.
Il testo fu presentato al Convegno Internazionale di Studi Italia-Cina, svoltosi a Catania nel 2016 sotto il titolo ben curioso “Italia-Cina. Due secoli di relazioni ‘virtuose’ (1816-2016)” con la prima relazione su “Progetto a cura di Giuseppe Barone”, lo stesso che nel precedente Convegno di mesi prima nel Museo Diocesano di Piazza Armerina aveva tenuto la relazione “Costruire ponti, I gesuiti siciliani e il dialogo interculturale tra Oriente e Occidente nel XVII secolo“, pure incluso nel volume.
Ancora al Convegno di Catania Dong Lifang trattava “Cina-Italia 2000-2016: i recenti sviluppi dell’interscambio culturale ed economico”; Giorgio Casacchia “La mappa ‘Gli Italiani a Shangai (sic), 1608-1949’. Un progetto dell’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai”, contributo di punta per l’interesse del tema e i prossimi auspicabili studi che ci attendiamo sui tanti italiani che furono in Cina e in quella città dal Seicento al primo Novecento e di cui molto ancora si ignora.
Di inquadramento della figura di Intorcetta, Lo Nardo ne traccia nel volume una “Cronologia sintetica” o, come appare nell’indice, “compendiosa della vita”, Carmelo Capizzi lo illustra “Per una biografia scientifica”; altri (Francesco Vergara Caffarelli) ne esaminano la personalità alla formazione di partenza dalla Sicilia, (Francesco Tata S.J.) il suo ruolo come maestro dei novizi in Cina, (Stefano Benedetto, Gaetano Zito e altri ancora) la sua crescita come missionario gesuita sinologo e come europeo di lingua latina nell’impero della transizione Ming-Qing.

La Cina diventava coi suoi gesuiti un vero centro di cattolicità internazionale di lingua e liturgia latine ed era un transfert dell’Europa in Cina, ma di un’Europa sognata ormai a distanza e di cui poi molti missionari gesuiti di varia nazionalità e lo stesso Intorcetta tentavano invano riscontro quando o se tornavano a visitare l’Europa e la vedevano permanentemente divisa in conflittualità nazionalistiche e confessionali a oltranza e in cui si ritrovavano nella stessa Cina con gli altri ordini religiosi, Propaganda Fide e lo stesso papato .
ùContributo di valore in tale contesto e suggestivo di ricerche in campi ancora inesplorati, il saggio di Noël Golvers “Il ruolo dei periodici ‘procuratores missionum’ nella comunicazione fra Cina ed Europa: il caso di Prospero Intorcetta (1670-72)”. Per altri versi interessante il testo di Thierry Meinard, S.J., che, partendo da una riflessione di Intorcetta sui cosiddetti “digiunatori” cinesi, si è intrattenuto sul tema più generale “Può un vegetariano essere un buon cattolico?”.
Come libro “scientifico”, quale l’opera è sotto molti aspetti preziosa agli studi, sarebbe stata gradita la revisione di un sinologo per l’uniformità delle trascrizioni non d’epoca dei nomi e termini cinesi. Adesso, quella che sarebbe una lacuna da coprire con un prossimo ulteriore atto di mecenatismo del nostro generoso Portogallo sarebbe un’opera che raccogliesse le traduzioni degli studi cinesi condotti su Intorcetta e gli altri missionari siciliani nel Celeste Impero: potrebbe impegnarvisi l’equipe di Casacchia o di altri benemeriti sinologi in Cina.
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