Il femminicidio dove meno te lo aspetti

Un giorno, un turista, fotografando un lago artificiale, ha scoperto il corpo di Mary Rose Tiburcio. A seguito del ritrovamento si è arrivati alla verità: un trentacinquenne ufficiale dell’esercito cipriota ha dichiarato di aver ucciso lei e la figlia e altre cinque persone. Sette donne e bambine che oltre ad aver perso la vita sono state dimenticate da tutti

serial killer cipro femminicidio
IAKOVOS HATZISTAVROU / AFP
Lago Rosso, fuori dal villaggio di Mitsero, a sud-ovest della capitale Nicosia

Ogni giorno, nel mio lavoro, cerco di non fare classifiche delle situazioni o delle persone più svantaggiate. Quando incontro, ad esempio, una donna vittima di violenza e senza indipendenza economica avverto come un forte pugno allo stomaco. Lo stesso mi accade ascoltando la storia di un bambino migrante, arrivato da solo in Italia senza nessun famigliare o di quanti vorrebbero una possibilità e restare nel nostro Paese. Spesso, di fronte a tutte queste situazioni è difficile non provare un profondo senso di rabbia. 

Non sono un’amante delle classificazioni ma credo che ogni persona che vive la negazione dei propri diritti umani porti con sé il suo dolore e il suo dramma e noi abbiamo il dovere morale di impegnarci per migliorare la sua situazione, ricordandoci sempre che siamo tutti esseri umani. Tutti, come lo sono - erano - Mary Rose Tiburcio, Sierra Tiburcio (6 anni), Arian Palanas, Marica Valtez Arquiola, Livia Bunea, Elena Bunea (8 anni). Queste donne - e bambine - straniere abitanti a Cipro hanno una cosa in comune: sono state uccise dallo stesso uomo.

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IAKOVOS HATZISTAVROU / AFP
Lago Rosso, fuori dal villaggio di Mitsero, a sud-ovest della capitale Nicosia

Negli ultimi giorni guardando a Cipro, il mio Paese d’origine, non sono riuscita a immaginare una vita più complessa di quella che conducono le migliaia di donne migranti che lavorano come collaboratrici domestiche. Non vale per tutte, ma gran parte di queste donne è esposta troppo spesso a episodi di violenza. Di tutto questo, a Cipro, se ne parla ancora troppo poco. Queste donne hanno ai nostri occhi sempre troppo poco valore, il che è assurdo e paradossale: in molte case, infatti, l’equilibrio e il buon funzionamento della vita domestica dipende proprio da loro.

A causa di questa scarsa considerazione si parla poco della loro situazione, dei loro problemi e delle loro difficoltà ma la morte di sette di loro credo abbia fatto breccia nel muro del silenzio. 

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DIEGO CUPOLO / NURPHOTO
Famagosta, Cipro

In condizioni “normali” queste donne si indebitano per poter lasciare il proprio Paese e cercare lavoro all’estero. A Cipro guadagnano il salario minimo legale (400€) e lavorano solitamente 6 giorni su 7 senza un monte ore fisso e concordato. Lavorando con questi ritmi sono quasi sempre in casa e non hanno la possibilità di crearsi e mantenere quella rete sociale che è fondamentale per un proprio equilibrio mentale ma anche, ahimè, per questioni di sicurezza. 

Proprio per questi motivi nessuno aveva cercato Mary Rose Tiburcio e sua figlia quando sono scomparse qualche tempo fa. “Sarà scappata con la figlia”, “sarà scappata dal datore di lavoro”: forse saranno stati questi i pensieri delle autorità, che hanno condotto le ricerche in modo superficiale e inadeguato. Nessuno si era interrogato sul fatto che fossero sparite in maniera improvvisa e strana.

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IAKOVOS HATZISTAVROU / AFP
Lago Rosso, fuori dal villaggio di Mitsero, a sud-ovest della capitale Nicosia

Un giorno, un turista, fotografando un lago artificiale, ha scoperto il corpo di Mary Rose Tiburcio. A seguito del ritrovamento si è arrivati alla verità: un trentacinquenne ufficiale dell’esercito cipriota ha dichiarato di aver ucciso lei e la figlia e altre cinque persone. Sette donne e bambine che oltre ad aver perso la vita sono state dimenticate da tutti.

Il ministro della Giustizia cipriota si è dimesso qualche giorno fa. Certo, questo non riporterà in vita nessuna di loro e nemmeno farà loro giustizia, ma è certamente un primo passo per un Paese che è stato in silenzio e ha avuto un atteggiamento omertoso per troppo tempo. Da questo gesto mi auguro si inizi una riflessione sull’importanza e sulla responsabilità che hanno decisioni, azioni e comportamenti sulle vite dei singoli individui e che l’atteggiamento nei confronti di questo tema necessariamente cambi.

Cipro purtroppo non è un caso isolato: non dimentichiamoci che in Italia una donna su tre subisce violenza, nel maggior numero dei casi da parte del compagno, e che ogni anno un centinaio di donne perdono la vita a causa del femminicidio. Gli assassini seriali fanno notizia, ma il fulcro del problema è la violenza contro una persona in quanto donna e se è una donna di origine straniera è ancora peggio, perché troppo spesso viene considerata ancor meno. 

Il tempo che viviamo ora è critico per i diritti umani: stiamo vivendo un momento di fermo, se non addirittura di regresso, nei confronti dei tanti progressi fatti negli ultimi decenni. Speriamo che le vicende di Mary Rose Tiburcio, Sierra Tiburcio, Arian Palanas, Marica Valtez Arquiola, Livia Bunea, Elena Bunea non siano state vane e che servano realmente a promuovere dei cambiamenti positivi, nelle coscienze e nelle tutele alle persone.



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