(AGI) - Washington, 31 lug. - Le persone che soffrono didepressione potrebbero avere piu' probabilita' di sviluppare lademenza. Almeno questo e' quanto emerso da uno studio dellaRush University Medical Center di Chicago, pubblicato sullarivista 'Neurology'. Per arrivare a queste conclusioni iricercatori hanno coinvolto nello studio 1.764 persone di eta'media di 77 anni senza problemi di memoria all'inizio dellaricerca. Ogni anno i partecipanti sono stati sottoposti ascreening per i sintomi della depressione, come la solitudine ela mancanza di appetito, e hanno effettuato i test sullecapacita' di pensiero e di memoria per una media di otto anni.Durante lo studio sono morte in totale 680 persone e sono stateeffettuate 582 autopsie per verificare la presenza o meno diplacche nel cervello, segnali di demenza. Durante lo studio,922 persone, ovvero il 52 per cento dei partecipanti, hannosviluppato deterioramento cognitivo lieve (MCI), o lieviproblemi di memoria e abilita' di pensiero che sono spesso unprecursori della malattia di Alzheimer. Un totale di 315persone, pari al 18 per cento, ha sviluppato la demenza.Durante lo studio, 922 persone, ovvero il 52 per cento deipartecipanti, hanno sviluppato deterioramento cognitivo lieve(MCI), o lievi problemi di memoria e problemi di capacita'pensiero, che sono spesso precursore del morbo di Alzheimer. Untotale di 315 persone, pari al 18 per cento, ha sviluppato lademenza. I ricercatori non hanno trovato alcuna relazione trala quantita' di danni nel cervello e il livello di sintomi didepressione. Tuttavia, le persone che hanno sviluppatodeterioramento cognitivo lieve avevano piu' probabilita' disviluppare un piu' alto livello di sintomi di depressione primadella diagnosi. "Questi risultati sono entusiasmanti perche'suggeriscono che la depressione e' veramente un fattore dirischio per la demenza, e se siamo in grado di individuare eprevenire o trattare la depressione e le cause dello stresspotremmo aiutare le persone a mantenere le proprie capacita' dipensiero e memoria in eta' avanzata", ha detto Robert S.Wilson, neuropsichiatra e autore dello studio. .