Il rischio vero e' che la gente per paura non vada a votare. Il generale Rosario Castellano, comandante delle forze Isaf nella Regione Ovest, e responsabile del contingente italiano impegnato in Afghanistan, riassume cosi' i rischi legati alle elezioni presidenziali del 20 agosto nella sua area di competenza. L'alto ufficiale, che nel maggio scorso subi' un attacco talebano contro l'elicottero sul quale si trovava, parla al telefono da Herat tra un shura e l'altra, le interminabili riunioni con gli anziani dei villaggi a cui si chiede il massimo dell'impegno sulla sicurezza nelle strade e a cui si garantisce quale contropartita un sostanzioso sostegno all'economia.
D. Avete avuto segnalazioni particolari su possibili iniziative degli insorti contro il contingente italiano?
R. "Ad oggi - dice Castellano - non abbiamo segnali di attivita' ostile legata alle elezioni. Stiamo chiudendo gli ultimi dispositivi e il dispiegamento delle nostre forze e' al massimo della capacita'. Dall'Italia sono arrivati i rinforzi, circa 400 uomini, elicotteri ed aerei, e dunque lo schieramento e' al completo. Purtroppo il rischio vero e' che la gente non vada a votare, per paura. Per questo stiamo mettendo in campo ogni iniziativa che garantisca serenita' e tranquillita' a chi e' chiamato alle urne".
D. Come affronterete il problema della sicurezza per le elezioni?
R. "Nella zona di competenza italiana ci sono un migliaio di seggi e il compito di garantire la sicurezza al loro interno e' affidato alle forze di polizia locali; la sicurezza nelle strade e' invece di competenza delle forze armate afghane, mentre l'Isaf - in questo caso noi italiani insieme ai militari Usa presenti nella zona - mantiene una forza di riserva pronta ad intervenire in qualunque momento.
D. Che rapporti ci sono tra le forze Isaf della Nato e le forze di polizia e dell'esercito afghano?
R. "La collaborazione con le forze di polizia e l'esercito afghano e' piena. Per loro queste elezioni sono anche una prova di maturita': dovranno dimostrare di essere in grado di garantire la sicurezza del loro Paese".
D. Alcune zone sono piu' turbolente di altre?
R. "Farah e Bala Murghab ci preoccupano, certo, ed e' proprio in queste province che concentriamo la nostra attenzione, le passiamo continuamente sotto le lente diingrandimento. E abbiamo stabilito che nelle localita' in cui il rischio di azioni ostili e' basso, la sicurezza sara' affidata agli afghani, dove invece il rischio e' piu' alto ci saranno le pattuglie miste e il dispositivo Isaf sempre in allarme".
D. Insomma, tutto bene, tutto sereno?
R. "Noi siamo tranquilli, abbiamo la nostra solita tranquillita'. Sappiamo che il momento e' delicato e che potrebbe rappresentare una svolta nel processo di democratizzazione del Paese. La forza ci viene dalle nostre famiglie che ci sono sempre vicine mentre la nostra potenza viene dal sistema politico che ci sostiene continuamente. La nostra debolezza, invece, e' rappresentata dalle polemiche, spesso tutte italiane, che riguardano le varie sfaccettature della presenza italiana in Afghanistan".
D. Puo spiegarsi meglio?
R. "Queste polemiche fanno il gioco degli insorti, che hanno come obiettivo la disgregazione della coalizione che partecipa alla missione Isaf. Hanno capito che piu' i Paesi della Nato si dividono piu' la forza militare e' frammentata, quindi piu' debole".
Agosto 2009