Politica e sport, due mondi paralleli che troppo spesso si incrociano. Ai Giochi di Pechino 2008 mancano poco meno di quattro mesi ma le polemiche montano di giorno in giorno. La questione tibetana e il rispetto dei diritti umani ha tormentato in questi giorni il viaggio della torcia olimpica, con gli scontri di Londra e Parigi e le proteste di San Francisco che hanno riportato all'ordine del giorno ipotesi come quella del boicottaggio che sembravano lontane anni luce. Molti capi di Stato e premier hanno deciso o stanno pensando di non presentarsi alla cerimonia d'apertura e da piu' parti chiedono al Cio di prendere posizione. Ma Jacques Rogge e' stato chiaro a proposito: "Sono argomenti di natura politica in cui non possiamo entrare, sono temi che rappresentano una linea che non dobbiamo oltrepassare". Perche' lo sport e il movimento olimpico non possono sostituirsi ai governi, perche' lo sport e' e deve rimanere tale. Ma i Giochi, vuoi o non vuoi, sono strettamente legati a quello che succede fuori dagli impianti, fuori dai villaggi olimpici.
Come dimenticare, nel 1936, le Olimpiadi di Berlino in pieno regime nazista, col documentario girato dalla regista Leni Riefenstahl che nelle intenzioni di Adolf Hitler doveva diventare l'apice di un'opera propagandistica "rovinata" da Jesse Owens, quattro medaglie d'oro e la dimostrazione che i neri non erano una razza inferiore. Vent'anni dopo, a Melbourne, e' la finale di pallanuoto maschile tra Ungheria e Urss a portare in piscina il conflitto tra i due Stati, impegnati in quella che viene ricordata come la rivoluzione ungherese, repressa poi dall'Armata Rossa che riporto' il governo magiaro nella sfera d'influenza sovietica. Se oggi si parla di diritti umani, negli anni Sessanta era la discriminazione razziale a tener banco, con la medaglia d'oro vinta a Roma 1960 che Muhammad Ali' getto' in un fiume dopo essere stato rifiutato in un ristorante solo per bianchi a Louisville e l'esclusione del Sudafrica dai Giochi di Tokyo di quattro anni dopo. Ma il culmine, in questo senso, venne raggiunto a Citta' del Messico, nel 1968, con i due americani di colore Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo nei
Ma l'evento piu' tragico nella storia dei Giochi e' sicuramente quello di Monaco di Baviera, nel 1972, quando le Olimpiadi divennero teatro del conflitto arabo-palestinese. Il gruppo armato di terroristi islamici, "Settembre Nero", fece irruzione nel villaggio olimpico ed, elusa la sorveglianza, entro' negli alloggi della delegazione israeliana uccidendo 11 atleti. Un evento passato alla storia come "Il massacro di Monaco", che sconvolse il mondo ma che non basto' a sospendere le Olimpiadi. E nella storia dei Giochi entra anche la "Cortina di ferro" e la "Guerra Fredda" tra Stati Uniti e Urss. A Mosca 1980, alla luce del conflitto tra Afghanistan ed esercito sovietico, molte importanti nazioni, a partire dagli Stati Uniti, decidono di disertare la manifestazione. Un boicottaggio che, a parti invertite, si ripetera' quattro anni dopo a Los Angeles, con l'Urss e tutti i Paesi comunisti che "ricambiano il favore", non presentandosi. E sempre gli Usa, ai Giochi di Atlanta del 1996, fecero i conti col terrorismo, con la bomba esplosa al "Centennial Olympic Park" che porto' alla morte di due persone e al ferimento di altri 111 individui.
Gli organizzatori di Pechino 2008 si augurano di non dover allungare questo elenco ma le pressioni esterne sono tante e quanto accaduto negli scorsi giorni attorno alla torcia olimpica non fa ben sperare. Proteste dure, alle volte anche violente, profondamente diverse da quelle passate. Basti pensare alla burla organizzata nel '56, per i Giochi di Melbourne, da nove studenti australiani che, per protestare contro quello che ritenevano un simbolo nazista, misero in circolo una fiaccola falsa, riuscendo a ingannare le autorita'. Lo scorso lunedi' invece, a Parigi, la torcia e' stata addirittura spenta, per la prima volta, per motivi di sicurezza. Anche a Montreal (1976) e ad Atene (2004) gli organizzatori furono costretti a riaccendere la fiamma ma allora gli avversari erano stati la pioggia e il vento, situazioni ben diverse da quella attuale. La strada che porta a Pechino e' decisamente in salita.
Aprile 2008