Prosegue senza esclusione di colpi la 'guerra' delle Bratz, le famose bambole concorrenti di Barbie che da oltre 7 anni sono il gioco preferito delle bambine, a tutte le latitudini. La Mattel, la casa madre, ha vinto una causa contro la Mga Entertainment, che ha gia' annunciato che presentera' appello. Un tribunale della California ha ordinato infatti a Mga di fermare immediatamente le vendite delle Bratz da lei stessa prodotte e l'ha diffidata ad usare quel nome, perche' a suo giudizio, cosi' facendo, vengono infranti i diritti d'autore posseduti dalla sua rivale, la Mattel, e per i quali paga la licenza. Non solo, ma i giudici hanno ordinato inoltre a Mga di ritirare le sue Bratz dai negozi e di distruggere le matrici e il materiale usato per costruire le famose bambole. Il danno e' molto pesante, dal momento che con l'avvicinarsi delle feste di Natale, le vendite di giocattoli subiscono generalmente un'impennata. Oggi, al termine di questa che e' solo una 'puntata' di una lunga guerra - che va avanti ormai da almeno quattro anni - le azioni della Mattel sono salite del 6,7%.
La Mattel, una delle piu' grandi case produttrici di giocattoli del mondo, ha vinto i diritti per le Bratz - la principale 'concorrente' di Barbie - pagando ben 1 miliardo di dollari. E chiede ora che la Bratz prodotta dalla sua rivale, venga ritirata dal mercato.
In realta', la Mattel aveva gia' ingaggiato una guerra a colpi di carte bollate con Mga e il designer e inventore delle Bratz Carter Bryant. E i giudici gli hanno ragione, condividendo la teoria secondo cui Bryant, impiegato alla Mattel tra il 1999 e il 2000, avrebbe venduto segretamente il suo brevetto alla Mga. La Mga, dal canto suo, ribatte che il successo della bambola dipende non tanto dai progetti di Bryant ma dal marketing.
Sia come sia, vero che la Mattel ha vinto i diritti per i modelli e i disegni creati da Bryant, ma in realta' la sua e' una vittoria di Pirro se si considera che da quando le Bratz sono sul mercato, ha perso finora ben 2 miliardi di dollari. E tutto solo per una bambola.
Dicembre 2008