di Roberto Iadicicco
Le cellule staminali rappresentano l’unica vera scoperta scientifica degli ultimi 20 anni, per questo la ricerca in questo campo va incentivata attraverso adeguati finanziamenti ed e’ indispensabile che la donazione e la conservazione del cordone ombelicale diventi routine. Melania De Nichilo Rizzoli, medico internista e deputato del Pdl, vuole rendere disponibili a tutti quelle cellule che l’hanno salvata attraverso il trapianto da una grave malattia del sangue, da quel tumore che ha ispirato il suo libro “Perche’ proprio a me?”, un successo letterario ai vertici della classifica i cui proventi sono interamente devoluti all'AIL, Associazione lotta alle leucemie e i linfomi.
A cosa attribuisce il successo di questo libro che tratta di un momento cosi’ delicato della sua vita?
Il successo di questo libro credo sia dovuto al fatto che l’ho scritto da paziente ma l’ho commentato da medico. Molti altri hanno parlato della loro malattia, ma hanno descritto tutto in modo triste affidandosi al destino, senza alcuna speranza. C’e’ un alone di morte negli altri racconti, invece che una speranza di vita per quelli che stanno male e che devono lottare per vincere. La mia storia e’ quella di una malattia che e’ durata tre anni e da cui sono guarita grazie ad un trapianto autologo di cellule staminali. Questo deve essere un esempio per tutti e lo e’ anche per me che porto sempre dietro il libro come un ‘portafortuna’. Del resto, tutto il significato di questo libro e’ racchiuso nelle prime righe: “Mi chiamo Melania sono un medico e sono guarita dal cancro”.
Questa sua esperienza da medico e malato la portera’ ad alcune particolari iniziative nella sua attivita’ parlamentare?
Ho gia’ depositato un progetto di legge in Parlamento sulla conservazione delle staminali da cordone ombelicale affinche’ la donazione, che e’ senza alcun rischio, possa diventare routine. Io sono stata fortunata perche’ ho potuto raccogliere le mie staminali, altri non possono e devono poter usufruire delle staminali donate. Nella mia proposta le staminali vanno donate gratuitamente e conservate in centri pubblici come avviene per il sangue. In caso di necessita’, chi ha donato potra’ anche usufruirne per se’. Oltre che per i tumori del sangue, che rappresentano oggi l’unica indicazione all’utilizzo, potremmo averne bisogno per gli ustionati, per ricostruire la pelle.
In questa esperienza ha potuto verificare la qualita’ dei centri italiani. Cosa ne pensa?
Ho scelto di curarmi in Italia dove, soprattutto nella terapia delle malattie del sangue abbiamo centri all’avanguardia. Non volevo passare per la ricca e famosa che va a curarsi all’estero. Molti medici mi hanno chiesto se fossi andata a New York. Ma proprio per la mia esperienza garantisco che gli ospedali italiani non hanno nulla da invidiare a quelli stranieri. Ci sono centri di eccellenza sia a Nord che a Sud che sanno usare bene le staminali del sangue.
Cosa si puo’ fare, quindi, per aumentare le possibilita’ di cura e guarigione dei malati italiani in questo campo?
Per la lotta al cancro in Italia occorre favorire i fondi per la ricerca. Va bene il 5 per mille. Mi piacerebbe che Veronesi annunciasse: abbiamo sconfitto il cancro della mammella. Solo grazie alla ricerca si va avanti. Negli ultimi 20 anni non c’e’ stata nessuna importante scoperta scientifica in medicina se non le cellule staminali, e i nuovi farmaci intelligenti che colpiscono selettivamente le cellule malate e che fra qualche tempo soppianteranno completamente la chemioterapia che e’ devastante, perche’ uccide anche le cellule sane. Il progresso negli ultimi anni e’ stato solo, straordinariamente, tecnologico: l’ingegneria, le macchine, la diagnostica, la chirurgia endoscopica. E cosi’ via. Certamente tutto questo costa e dobbiamo tener presente che in momenti di crisi economica i finanziamenti vengono tolti alla sanita’ e all’istruzione, ma ci batteremo perche’ cio’ non accada.
Lei e’ un medico, che e’ stata anche paziente. Cosa pensa dei medici italiani?
I medici italiani sono demotivati. Prima era una professione nobile, adesso e’ diventata un po’ troppo impiegatizia. Il medico ospedaliero che guadagna 2.300 euro al mese dopo 11 anni di universita’ sta stretto e cerca di lavorare fuori. Bisogna poi considerare i danni dell’aziendalizzazione: ci sono i manager che nominano i chirurghi, e’ uno scandalo. Vanno rimesse regole per riportare alla luce la nobilta’ della medicina. Non possono piu’ esistere casi come quelli del Santa Rita. Non possiamo permettere che con i drg si faccia di tutto per far fare soldi all’azienda con la minaccia che se il primario sbaglia il budget rischia il posto.
Torniamo alla sua attivita’ parlamentare. Qual e’ la sua prossima iniziativa?
La prossima proposta di legge prevede un riconoscimento per i donatori di sangue. Si tratta di cittadini che fanno un’opera meritevole, gratuita e anonima, e ogni volta salvano una vita. Io stessa ne ho usufruito 15 volte e non so chi devo ringraziare perche’ non ho mai saputo chi aveva donato per me. Lo Stato deve dare un riconoscimento a queste persone. Ad esempio potrebbero usufruire dei trasporti gratuitamente, dell’autostrada, sono privilegi che hanno i parlamentari e di cui potrebbero anche fare a meno. Oppure pensare ad uno sconto fiscale.
C’e’ qualcos’altro a cui pensa?
Si’, dopo un mio viaggio negli Stati Uniti per andare a verificare come funzionano le cure dei tumori del sangue, ho riflettuto su un progetto di legge che renda obbligatorio l’esame istologico prima di qualunque trattamento oncologico. E’ cio’ che descrivo bene nel capitolo del ‘falso allarme’. E’ assolutamente impensabile essere sottoposti a trattamenti antitumorali che sono molto ‘devastanti’ senza essere sicuri della diagnosi. In America questo e’ previsto da una legge: me la faro’ mandare e la adattero’ al nostro Paese. Poi, naturalmente, penso alle liste d’attesa, devono assolutamente essere eliminate.
Giugno 2008