(di Lorenzo D'Avanzo)
L'ingresso di una "cordata italiana" nella compagine azionaria dell'Alitalia, puo' essere utile a rafforzare la presenza nazionale, ma non e' sufficiente a garantire un futuro all'aviolinea: e' indispensabile affidare la guida dell'azienda a uno dei tre grandi vettori europei, che eliminino le influenze di sindacati e politica dalla gestione dell'azienda. E' il parere dell'ex presidente dell'Alitalia, Fausto Cereti.
Il 'top manager', che ha presieduto l'Alitalia dal 1996 al 2003, pur apprezzando l'ingresso di imprenditori italiani nel capitale della compagnia, tiene a sottolineare come "la vera privatizzazione non si realizza tanto con l'uscita dell'azionista pubblico dal capitale aziendale ma con un passo indietro della politica che lasci libero il management di lavorare e di decidere esclusivamente in base a criteri economici e leggi di mercato".
"Una cordata italiana che partecipi alla ricapitalizzazione dell'Alitalia - sono parole di Cereti - puo' anche esserci. Credo pero' che non possa essere capace di guidare quella trasformazione che non e' riuscita ai vertici aziendali indicati in passato dall'Iri e dall'azionista pubblico. Qualora l'azienda rimanesse in questo contesto dove sindacati e politica hanno agito in sintonia per condizionare il management - ha sottolineato - non penso che ci possa essere quella svolta necessaria a garantire un futuro per l'Alitalia".
Secondo Cereti, comunque, "una cordata italiana puo' sicuramente rafforzare la presenza e il carattere nazionale ma un accordo in ambito europeo resta un fattore indispensabile: un'intesa con la quale la guida dell'azienda venga affidata a uno dei grandi vettori europei come Air France-Klm - l'ipotesi migliore - Lufthansa o British Airways". Cereti ha anche tenuto a precisare che, in assenza di un grande partner europeo, bene che vada, il destino di Alitalia sara' quello di ricoprire il ruolo di vettore regionale.
"Va da se' - ha spiegato - che senza un partner europeo di altissimo livello, l'Alitalia potrebbe, bene che vada, giocare solo un ruolo di compagnia regionale perche' non parteciperebbe ai tre grandi network mondiali che si sono spartiti il grande mercato internazionale". "Nell'interesse dei passeggeri come di tutti cittadini italiani - ha detto ancora il manager - e' di gran lunga meglio che l'Alitalia si allei con un grande partner internazionale".
Riguardo poi all' intransigenza sindacale piu' volta denunciata dall'ex premier Romano Prodi che ha attribuito ai rappresentanti dei lavoratori la responsabilita' del fallimento delle trattativa con la Lufthansa e l'Air France, l'ex presidente dell'aviolinea si e' detto d'accordo, anche se ha esteso le responsabilita' all'esecutivo: "Le trattative con la compagnia di bandiera tedesca, come con il gruppo franco-olandese, sono fallite per il 'combinato disposto' della intransigenza sindacale, che ha goduto dell'appoggio governativo come dimostrano i famosi paletti messi dall'azionalista nel bando di gara per la privatizzazione dell'Alitalia". Insomma, "governo e sindacati - secondo Cereti - hanno cercato di prolungare nel futuro uno stato di crisi per evitare di scegliere".
E riguardo al futuro immediato, l'ex presidente di Alitalia esprime il suo consenso al piano di sopravvivenza deciso all'inizio dell'anno dall'ex presidente Maurizio Prato e condiviso dal gruppo Air France-Klm. Per cercare di garantire la sopravvivenza nel futuro immediato, secondo Cereti e' "certamente necessario adottare in pieno il piano Prato: credo - ha concluso - che ce la possano fare visto che una terapia del genere e' stata adottata da tutte le compagnie di bandiera al momento della privatizzazione".
Maggio 2008