(AGI) - Roma, 25 apr. - Un Papa, Karol Wojtyla, e una guidaalpina, Lino Zani, uniti dal comune amore per la montagna. Unafiction racconta questa incredibile storia che ripercorre glioltre 20 anni durante i quali Lino, maestro di sci interpretatoda Giorgio Pasotti, accompagno' il Pontefice polacco,interpretato da Aleksei Guskov, sulle vette dell'Adamello. Ilfilm di Rai Fiction, per la regia di Andrea Porporati, soggettoe sceneggiatura di Eleonora Martinelli e dello stessoPorporati, produzione De Angelis Media, e' liberamente ispiratoal libro "Era santo, era uomo" scritto da Zani con Marilu'Simoneschi (Mondadori editore) sara' trasmesso da Rai1 in primaserata domenica 27, proprio nel giorno in cui Giovanni Paolo IIsara' stato proclamato, con Papa Giovanni XXIII, Santo. Tutto parte dal 1981, quando la famiglia del giovanemaestro di sci e provetto alpinista Lino Zani, che gestisce unrifugio alpino tra le vette dell'Adamello, riceve una visitainattesa e straordinaria: quel Karol Wojtyla che ha, con lamontagna, un rapporto profondissimo e antico. Insieme al Papaarriva anche un suo caro amico, altro importante personaggio:il presidente della Repubblica italiana, Sandro Pertini. GliZani sono gente normale, una famiglia abituata ad accoglierenel proprio rifugio sciatori e scalatori con la semplicita' unpo' spartana che si addice ad un luogo estremo come l'Adamello,dove per mesi non e' nemmeno possibile salire. Figurarsi losgomento e l'emozione di trovarsi ad ospitare due fra lepersonalita' piu' significative del ventesimo secolo. Sgomentoed emozione, pero', che non si trasformano mai in soggezione.Del resto quel Papa e quel presidente sono tutto fuorche'uomini di potere, non sono accompagnati da grandi apparati disicurezza e non chiedono di meglio che di stabilire rapportiumani semplici e sinceri. La visita, che doveva rimaneresegreta e privata per volere dei servizi di sicurezza, divienepresto un'occasione di incontro con la popolazione dellamontagna. I due non accettano di nascondersi, per motivi disicurezza, alla "loro gente", la "vacanza di Stato" diventa unavacanza normale. Il giovane Lino viene scelto per accompagnare il Papa nellesue escursioni. L'amicizia che nasce allora, fra le vetteinnevate dell'Adamello, accompagnera' i due uomini, cosi'diversi, per il resto della loro vita. Nel cast, Ugo Dighero e'don Stanislao, il segretario particolare di Papa Wojtyla,mentre Claudia Pandolfi impersona Angela, la donna che sara'l'amore della vita di Lino, con Giuseppe Cederna (SandroPertini) e la partecipazione di Katia Ricciarelli. E'attraverso gli occhi di Lino Zani che si legge lo straordinariorapporto di amicizia con Giovanni Paolo II. Lino e' cresciuto sopra i tremila metri, insieme alla suafamiglia. La montagna e il senso di maestosa immensita' cheessa ispira fa ormai parte della sua personalita'. Ha gia'conosciuto quello che sara' il grande amore della sua vita:Angela, una ragazza di citta' venuta a passare una vacanza. Lei e' diversa dalle altre, Lino lo capisce subito. Queipochigiorni passati insieme sono qualcosa di speciale. Ma poi lavacanza e' finita, e Angela e' tornata in citta'. Gli hachiestodi andare con lei, ma lui non se l'e' sentita. Si trattava discegliere fra lei e la montagna. Una scelta impossibile: perLino e' come dire scegliere fra Angela e se stesso. Forse e'per questo primo trauma, per questa prima sceltaforzata tra la ragazza che ama e l'avventura in cima almondo, che Zani si sente spinto a confessarsi per la primavolta, con Wojtyla e con se stesso, a raccontare l'inquietudineprofonda che e' in lui, la spinta a "salire fino in cima",sulle vette piu' alte. Il suo sogno e' vincere l'Everest. IlPapa lo ascolta, e si affeziona a questo ragazzo che, a suomodo, cerca, forse senza nemmeno saperlo, l'Assoluto. La vacanza finisce. Forse finirebbe anche l'amicizia fraLino e il Papa, se il ragazzo non scegliesse di consegnare aWojtyla le foto private, scattate sull'Adamello, invece divenderle ad un giornale di gossip che gli ha offerto centinaiadi milioni di lire per poterle pubblicare. Sono normalissimefoto del Papa che scia, o che si intrattiene con piccoli gruppidi fedeli, o che, solitario, medita e prega sulla vetta dellamontagna. Ma proprio perche' cosi' semplici e comuni, Lino sache si tratta di immagini davvero private. Non puo' venderle,ma solo regalarle al suo nuovo amico. Da questo momento ilrapporto fra Lino e il Papa diventa quasi quello fra un figlioche cerca la verita' e il padre che indica la strada. Wojtylaincoraggia Lino a seguire la sua curiosita', ma mettendolosempre in guardia: la cima non e' l'obiettivo principale,quello che davvero bisogna imparare a fare e' tornare indietro.Alla vita e alla fatica di tutti i giorni, alla scalata delledifficolta' del vivere quotidiano, il lavoro, i figli, lemalattie, le durezze e le gioie di un percorso esistenziale espirituale. Wojtyla gli regala una piccola croce e lo prega,quando sara' arrivato in cima alla sua montagna, di piantarlaper lui. Per molti anni Lino continuera' a cercare di arrivarefino in cima. Il suo amore per Angela tornera' prepotente,nonostante tutto, e anche quello assomigliera' ad una scalata.Ha anche un incidente grave, Lino, che quasi lo uccide, in uncrepaccio profondissimo in cima all'Everest. E piu' siallontana da Angela, piu' sente che deve tornare da lei. Ma ilrichiamo della montagna e' il richiamo di una parte della suapersonalita' che non puo' essere soppressa. Il filodell'amicizia fra Lino e il Papa non si spezzera' mai. Il Papavegliera' su lui anche a centinaia di migliaia di chilometri didistanza. Piu' d'una volta Lino avra' la sensazione di sentirela sua voce nei momenti piu' duri e difficili, sente che, inqualche modo, il suo amico Papa lo ha "salvato". A sua volta,lui accompagnera' il Pontefice su per le montagne pervent'anni, aiutandolo e sostenendolo anche quando l'infermita'di Karol lo costringera' a diradare e poi a smettere quellevisite. Un'amicizia che si concludera' solo al termine dellalunga scalata di Karol Wojtyla, un giorno ventoso dell'aprile2005, in quella piazza San Pietro dove, insieme a decine dicapi di Stato, Lino Zani verra' a rendere l'estremo saluto alsuo grande amico. (AGI).