Così Teheran festeggia i 40 anni della rivoluzione khomeinista​



11 febbraio 2019,11:33


Sono passati 40 anni dall’11 febbraio di quell’ormai lontano 1979.  La gente partecipa in massa alle manifestazioni di Teheran, ma sono meno dei primi decenni della rivoluzione. Per alcuni è sintomo del calo del sostegno alla rivoluzione, ma in realtà è il cambio generazionale. La maggior parte degli iraniani, un popolo con l’età media di 30 anni, non ha visto la rivoluzione e in questi giorni di ferie, ha deciso di divertirsi. Tanti hanno scelto il mare recandosi nelle località balneari del Mar Caspio e del Golfo Persico, molti giovani hanno affollato i deserti divertendosi tra le dune.
A Isfahan la festa è stata grande, perché l’acqua del fiume Zayandè Rud ha ripreso a scorrere nel letto originale. Tanta gente pure a Yazd, la città delle torri del vento, con un centro storico che ricorda le mille e una notte. Donne sempre meno velate: voglia di truccarsi, di ballare le sere nei ristoranti con la musica dal vivo, anche se non sarebbe permesso.
L’Iran di oggi vuole il benessere, il progresso; la nuova generazione critica il governo, per via della disoccupazione e dell’inflazione; ma il sostegno alla rivoluzione tiene, la gente non desidera nuove rivoluzioni.  Un milione di ragazzi, dicono, hanno dato la vita, tra rivoluzione e guerra con Saddam. Vogliono la pace con tutto il mondo, anche con l’America, ma non vogliono la fine della propria indipendenza.
La manifestazione popolare è frequentata, ma la popolazione non è un blocco unico; c’è chi crede che i politici rubino, altri parlano di cattiva gestione; tutti sono accomunati dall’amore per il paese, dal rispetto per il passato glorioso e dalla speranza per un futuro di pace e benessere economico.



11 febbraio 2019,11:33


Sono passati 40 anni dall’11 febbraio di quell’ormai lontano 1979.  La gente partecipa in massa alle manifestazioni di Teheran, ma sono meno dei primi decenni della rivoluzione. Per alcuni è sintomo del calo del sostegno alla rivoluzione, ma in realtà è il cambio generazionale. La maggior parte degli iraniani, un popolo con l’età media di 30 anni, non ha visto la rivoluzione e in questi giorni di ferie, ha deciso di divertirsi. Tanti hanno scelto il mare recandosi nelle località balneari del Mar Caspio e del Golfo Persico, molti giovani hanno affollato i deserti divertendosi tra le dune.
A Isfahan la festa è stata grande, perché l’acqua del fiume Zayandè Rud ha ripreso a scorrere nel letto originale. Tanta gente pure a Yazd, la città delle torri del vento, con un centro storico che ricorda le mille e una notte. Donne sempre meno velate: voglia di truccarsi, di ballare le sere nei ristoranti con la musica dal vivo, anche se non sarebbe permesso.
L’Iran di oggi vuole il benessere, il progresso; la nuova generazione critica il governo, per via della disoccupazione e dell’inflazione; ma il sostegno alla rivoluzione tiene, la gente non desidera nuove rivoluzioni.  Un milione di ragazzi, dicono, hanno dato la vita, tra rivoluzione e guerra con Saddam. Vogliono la pace con tutto il mondo, anche con l’America, ma non vogliono la fine della propria indipendenza.
La manifestazione popolare è frequentata, ma la popolazione non è un blocco unico; c’è chi crede che i politici rubino, altri parlano di cattiva gestione; tutti sono accomunati dall’amore per il paese, dal rispetto per il passato glorioso e dalla speranza per un futuro di pace e benessere economico.