Nicola Campiotti aveva 34 anni quando due anni fa, colpito dalla storia di Enzo Muscia neocavaliere del lavoro, ha deciso “di scoprire il percorso umano ed emotivo che si nascondeva dietro il suo profilo pubblico e professionale”. E’ andato a incontrare lui e i suoi operai e ha scritto un soggetto di due pagine che adesso sono diventate il suo grande esordio da regista in Rai, il 19 febbraio in prima serata su Raiuno.
Con un film Il mondo sulle spalle che, qualità della storia e della regia a parte, con un protagonista acchiappa-ascolti come Giuseppe Fiorello è destinato a grandi ascolti. Nicola è un figlio d’arte, di un nome che conta molto in tv, Giacomo Campiotti, regista di un cult come Braccialetti rossi. Un privilegiato? “Mio padre mi ha insegnato innanzitutto l’umiltà, sono figlio di un buon maestro e basta”, taglia corto.
Una (piccola) collaborazione con il padre l’ha avuta, come regista della seconda unità (quella delle riprese secondarie, fiori, palazzi, cose di contorno insomma) di Braccialetti rossi 3, ma a guardare il suo curriculum spicca in effetti una lunga gavetta, curiosamente cominciata con un esordio attoriale, nel ’99, diretto da Gabriele Muccino in “Come te nessuno mai”. Per caso, racconta Campiotti all’Agi, “perché al liceo ero compagno di classe di Silvio Muccino e per quel film Gabriele aveva voluto solo i veri amici di suo fratello. Ma io ho sempre sognato di diventare un regista”.
Autodidatta, Campiotti junior non ha studiato cinema ma Filosofia “perché sapendo che volevo dedicarmi al cinema conoscere il pensiero umano mi sembrava indispensabile”. Da videomaker ha girato piccoli documentari, "qualcuno per le Ong", in Africa, Kosovo, Montenegro, India e sono socialmente impegnati anche Parole d’Ercolano il documentario che ha girato nel 2002 raccogliendo le testimonianze di un gruppo di bambini della periferia napoletana destinati a lasciare la scuola per sempre dopo la quinta elementare e L’era dell’ottimismo, dove raccontava la chiusura di un piccolo negozio di alimentari, schiacciato dall’apertura di un grande centro commerciale.
Ma Campiotti ha lavorato pure con Wim Wenders (solo come aiuto casting però) in Non bussare alla mia porta, e come assistente alla produzione di Quantum of Solace film della serie di James Bond. Cinque anni fa, sostenuto dall’Unicef e dall’associazione Libera ha realizzato il suo primo lungometraggio Sarà un paese, storia di un viaggio per raccontare a un bambino di dieci anni l’Italia i suoi cambiamenti e le sue speranze sul fronte del lavoro, della politica e dell’integrazione.
Per convincere Giuseppe Fiorello, che non conosceva, a interpretare il suo film tv , racconta di aver realizzato un video di tre minuti con delle vecchie performance dell’attore che, con qualche frase di raccordo e un montaggio particolare, “gli davano già l’idea della storia che avrebbe interpretato per me”.