Cronenberg compie 80 anni, il Re del 'body horror'
Il regista canadese ha firmato pellicole che hanno fatto la storia: "Scanners", "La zona morta", "La mosca" fino a "Crash"

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David Cronenberg
AGI - Corpi che si deformano per effetto di allucinogeni o per mutazioni causate da incidenti durante il teletrasporto, arti animali (in genere dii aracnidi o crostacei) che si inseriscono e adattano nei corpi umani e moltitudini di mostruosità subumane che si palesano a horror mostrare. Il re di un genere che non ha inventato lui ma di cui è diventato maestro, il cosiddetto 'body horror', l'horror biologico in cui deformità fisiche, mutazioni genetiche, malattie deturpanti e mutilazione sono ricorrenti, è certamente David Cronenberg.
Il regista canadese, che il 15 marzo compie 80 anni, autore di pellicole di genere che hanno fatto la storia da 'Scanners' (1981) a 'La zona morta' (The Dead Zone) (1983), da 'La mosca' (The Fly) (1986) a 'Il pasto nudo' (Naked Lunch) (1991), fino a 'Crash' (1996), 'eXistenZ' (1999) e 'A History of Violence' (2005). Ma ce ne sono molti altri nella produzione di questo regista coltissimo, abbeveratosi alla fonte di autori della Beat Generation come William S. Burroughs, che prima di debuttare dietro la macchina da presa nel 1969 con 'Stereo' seguito l'anno dopo da 'Crimes of the Future' aveva già scritto molti romanzi di fantascienza. Ed è proprio questo tema ad animare di fatto tutta la sua produzione, dove il fantastico e la fantascienza si mischiano horror e, talvolta, al gusto per l'orrido o lo splatter.
Tra i temi trattati, la psiche umana devastata (ricordo delle sue letture di Burroughs, di cui portò sullo schermo una visionaria interpretazione di 'Il pasto nudo'), l'angoscia interiore conseguenza dello sconsiderato progresso della scienza (come nel bellissimo e fortunato 'La mosca'), passando poi per temi psicologici come il contrasto fra realtà soggettiva e oggettiva, la moltiplicazione dei livelli di realtà conseguenza anche di droghe e sostanze psichedeliche.
Un regista molto particolare, quindi, i cui film non sempre hanno riscosso consensi unanimi. Tolto il suo grande successo del 1986, 'La mosca', con Jeff Goldblum e Geena Davis e quello di 'A History of Violence' del 2005, interpretato da Viggo Mortensen e uno dei suoi lavori a più alto budget, le altre pellicole hanno spesso contribuito al dibattito e intrigato spettatori e critica senza necessariamente diventare campioni d'incasso. Eppure Cronenberg, che in carriera ha ottenuto solo un grande riconoscimento - il Premio speciale della Giuria per 'Crash' a Cannes nel 1996 - ha aperto la strada a tanti registi che hanno visto nel suo cinema fantastico e visionario un modello. Su tutti, basti pensare Julia Ducournau che ha vinto la Palma d'Oro a Cannes nel 2021 con 'Titane'.
La carriera di Cronenberg ha rischiato di prendere una strada diversa quando George Lucas pensò a lui come possibile regista de 'Il ritorno dello Jedi', ma egli stesso declinò l'offerta preferendo continuare a seguire i suoi sogni/incubi. Cronenberg lavorò anche per circa un anno a una sua versione di 'Atto di forza' ma, una volta comprese le "divergenze creative" con il produttore Dino De Laurentiis e con lo sceneggiatore Ronald Shusett, abbandonò il progetto che venne affidato e realizzato da Paul Verhoeven con Arnold Schwarzenegger e una giovanissima Sharon Stone. Alla fine degli anni Novanta, infine, David Cronenberg venne annunciato come regista di un seguito del film di maggior successo di Paul Verhoeven, 'Basic Instinct', ma anche questo andò a monte.
L'ultimo lavoro di David Cronenberg, 'Crimes of the Future', opera che segna il suo ritorno dietro la macchina da presa (e al filone body horror) a dieci anni da 'Cosmopolis' e a otto da 'Maps to the Stars', risale al 2022 ed è stato presentato al Festival di Cannes. Nello stesso anno ha annunciato la messa in cantiere di 'The Shrouds', progetto che vedrà il regista tornare a lavorare con Vincent Cassel dopo 'La promessa dell'assassino' e del 2007 e 'A Dangerous Method' del 2011.