Sui social pare che tutti abbiano ascoltato #DependOnIt (e che molti abbiano pure pianto)

Le reazioni dopo la pubblicazione dell'Ep "First Time" di Liam Payne, che comincia ufficialmente la propria carriera da solista dopo i One Direction

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 (Afp)
 Liam Payne, One Direction

Non esiste boyband nella storia della musica che non abbia ad un certo punto, in un certo senso, spezzato il cuore dei suoi fans con pseudo-scioglimenti o, se preferite, per i più ottimisti, pause di riflessione. Pause quasi sempre prese per lo sviluppo di progetti solisti, che in qualche modo poi servono da filtri per capire, più che altro dall’epoca Mtv in poi, da quando elemento fondamentale del mercato discografico, specie in tema di boy band, è diventata anche e soprattutto l’immagine, chi è un vero musicista e chi una figurina.

Ma con uno scioglimento, anche momentaneo, dai Beatles in giù, spesso molto molto più giù, tutte le boyband hanno dovuto fare i conti. E non è sempre una cattivissima notizia, meglio Robbie Williams dei Take That, no? E Victoria è più adatta a fare la signora Beckham che la legnosa ballerina boccheggiante nelle Spice Girls.

Oggi tocca anche agli One Direction, anzi, più che altro tocca a Liam Payne cominciare ufficialmente la propria carriera da solista con l’uscita dell’Ep “First time”. Cinque canzoni che viaggiando su un mood decisamente trappato come quello del singolo “First Time”, che prevede anche un featuring con French Montana, rapper marocchino naturalizzato statunitense, poi si sposta anche su modalità un po' più da ballata melodica come nell’interessante “Depend on it”.

Il suo pubblico non è riuscito a contenere l’entusiasmo e sui social i commenti sfiorano l’esaltazione mistica; “That's too much for me ” scrive Hager, il fan più attivo sulla pagina Facebook ufficiale di Mr. Payne; “Oh liam I'm so exciting *_*” gli fa eco Mayar. E in Italia di certo il livello di eccitazione si è confermato altissimo: “Questo EP è completamente un capolavoro, dalla prima all’ultima canzone. Si vede che ha messo tutto se stesso ed io non posso esserne più fiera” oppure “sono scoppiata a piangere alla prima nota”.

Sentimenti veri, evidenti, concreti, nei confronti di un artista; i commenti sulle sonorità e i testi sono ridotti all’osso, sono le emozioni a smuovere il mercato, questa sembra essere più che altro la merce da vendere. Il pubblico è “fiero” di lui come lo si sarebbe di un figlio che porta a casa una laurea. Sembra pazzesco e c’è da chiedersi se lo sia davvero o è pazzesco che forse, magari essendo andati più avanti con l’età, i pazzi siamo noi a non riuscire più a provare certe emozioni ascoltando un disco. 

L’uscita dell’album vero e proprio era prevista per il 14 settembre ma qualche giorno fa, dai suoi social con una lettera ha voluto dire ai suoi followers che “Come sapete, l'ultimo anno è stato un periodo di grandi cambiamenti per me. Ho riascoltato alcuni pezzi del mio disco e sembrano così distanti da quello che sono io oggi. Voglio che il mio disco mi rappresenti completamente e, se fosse rimasto così, questo non sarebbe accaduto. Sono rientrato in studio per finire nuovi pezzi su cui credo tantissimo”.

Nell’attesa si è lasciato andare anche a qualche dichiarazione sui One Direction, band composta a tavolino dal genio dello showbiz Simon Cowell nel 2010 mettendo insieme quattro ragazzi che si erano presentati da solisti alle audizioni della versione britannica di XFactor. Perché spesso, a prescindere dal talent(o), questo è diventata la musica: un prodotto da impacchettare e vendere nel modo giusto.

Con quel sound lì e quell’immagine lì. Così si fabbrica una star, così si sfiorano i 600 milioni (si si, proprio milioni) di ascolti su Spotify con un pezzo (“Strip that down”) mentre “Let it be” ne conta poco più di 100, “Sympathy for the devil” 160 e “Under pressure” 270. Questa è la nuova discografia, bellezza, e sarà bene scenderci a patti se non vogliamo che ci trappino pure il campanello di casa. 



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