Le uscite discografiche della settimana
Da Achille Lauro a Piotta, passando per Emis Killa, gli Zero Assoluto e Amalfitano

© Maria Laura Antonelli - Achille Lauro
Luglio sta per finire ma la discografia italiana non va in vacanza. Fuori la versione deluxe di “1990” di Achille Lauro, che prova a far saltare la corda di vent’anni ad un decennio che, vedere per credere, ci ritornerà in faccia come è stato per gli anni ’80. In zona rap si guarda al futuro con il primo singolo dell’album che stanno preparando Emis Killa e Jack La Furia, e al passato con Piotta, che svuota la cantina e tira fuori delle chicche mica da ridere. Gazzelle prova a tirare per i capelli fuori dal dimenticatoio gli Zero Assoluto e Giorgieness spara fuori un singolo che la piazza ancora nella top ten delle donne della musica italiana. La chicca della settimana comunque, non cambia, è Amalfitano, cambia giusto il brano che si intitola “Palermo” e fa viaggiare senza mascherina fino alla Sicilia.
Achille Lauro – “1990”: Tutto sta a decidere, non è che ci voglia poi granché: vogliamo considerare Achille Lauro un cantautore, come pare faccia anche Mina che per bocca del figlio viene descritta in trepidante attesa che l’ex trapper romano scriva qualcosa per lei? Oppure un performer, come lo considera evidentemente anche la Warner Music Italy che lo ha assunto come Chief Creative Director per la sussidiaria Elektra Records, ruolo per il quale non crediamo che in lizza ci fossero anche Fossati e De Gregori. Perché se dobbiamo trattarlo da cantante allora dobbiamo dire che “1990”, sua ultima fatica discografica nella quale intende rispolverare vecchi cult della dance iper commerciale degli anni ’90, è un esperimento molto interessante ma riuscito un po' a metà. C’è una metà buona infatti, quella giocosa, che prende, accartoccia, trasforma, queste vecchie glorie da pentagramma in qualcosa di sbrilluccicante e, in questo senso, anche molto personale, una sorta di new trash, perché ogni decade ha il trash che si merita.
Da non perdere assolutamente infatti “Blu”, versione intimista del cult dance “Blue Da Ba Dee” degli Eiffel 65, dalla quale il nostro Lauro estrapola l’anima nostalgica declinandola al 2020; bravissimo, anche se per migliorare un pezzo così brutto come “Blue Da Ba Dee” bastava semplicemente stare in silenzio, ma produzione molto molto intrigante. E poi c’è la parte cattiva (e cattiva si fa per dire ovviamente), quella dove Achille Lauro si specchia rilassato su uno spessore artistico che ancora non è in grado di reggere, ancora talmente sottile che al momento non reggerebbe nemmeno quello del pupazzo Dodò dell’Albero Azzurro (perchè gli anni ’90 piacciono assai anche a noi).
Achille Lauro ha qualcosa da raccontare, tanto quanto ma certamente non di più di tanti altri ragazzi della nuova musica italiana, non toccati dalla luce del mainstream perché non dotati dell’estro di cui grande uso sa fare il nostro Lauro; per il resto è un cantante mediocre, ma ciò, attenzione, non rende meno divertenti le sue performance e, se ce lo chiedessero, lo vorremmo tutti gli anni a Sanremo, al Circo Togni, al semaforo di piazza San Giovanni, su YouTube.
Emis Killa feat. Jack La Furia – “Malandrino”: Il brano anticipa un disco, dal titolo “17”, che Emis Killa e Jack La Furia pubblicheranno assieme. Roba da leccarsi i baffi considerata la statura dei due rapper che mettono insieme due stili diversi come lo sono le generazioni alle quali appartengono i due. La canzone riprende il classico tema nostalgico, ormai molto caldeggiato in zona rap, specie rap del nord, del passato pseudo gangsta. Nota di merito per il beat incisivo di Low Kidd, uno dei migliori producer della scena.
Piotta – “L’Ottavo Re”: Quello che il rapper Piotta propone è un viaggio in un rap che non c’è più di una Roma che non c’è più. Piotta torna in studio a due anni dal magnifico e intimista “Interno 7”, continuando una narrazione che non ci risulta solo unica nella scena rap nazionale, la storia di un artista vero che mette la musica prima dell’immagine, dei social, del clamore e, soprattutto, di quella menzogna, ormai così comune nella scena, quel ridicolo sbandierare un atteggiamento gangsta duro e puro che superata una certa età fa davvero ridere. Il Piotta che si può ascoltare in “L’Ottavo Re” è quello pre “Supercafone”, croce e delizia della sua carriera, brano che ha fatto ombra su tutto ciò che è venuto prima e dopo quella hit; quello che è successo dopo è la storia di una naturale maturazione artistica che meriterebbe più attenzione, specie da parte della critica, quello che c’è prima oggi Piotta lo estrapola da mille musicassette e lo organizza in un disco tanto interessante quanto nostalgico, quasi istruttivo per chi volesse fare un viaggio nel passato alla scoperta del leggendario rap della capitale.
Zero Assoluto feat. Gazzelle – “Fuori noi”: Gli Zero Assoluto, duo romano che fece sognare un’intera generazione per un quarto d’ora all’inizio del nuovo secolo con un paio di hit azzeccate, prova a tornare in sella alla discografia italiana. Per farlo il braccio glielo tende Gazzelle, principe di questo nuovo cantautorato che, ormai giusto per convenzione, chiamiamo “indie”. L’effetto è quello di un anello che chiude un cerchio, dimostrazione plastica che ci sono degli artisti che sono semplicemente usciti con una tempistica sbagliata e la rivoluzione itpop avrebbe mandato in orbita essendo in certi casi, tra l’altro, molto più in gamba di quelli che adesso sono in orbita e gravitano ai più alti piani delle classifiche. La cosa dovrebbe spingerci, e immaginiamo sia anche parte del piano, a recuperare qualche disco degli Zero Assoluto, peccato che nel frattempo ci siamo fatti troppo grandi per ascoltare gli Zero Assoluto, quindi ringraziamo sentitamente per aver accompagnato parte della nostra adolescenza, tifiamo per loro che ce li ricordiamo come due ragazzi simpatici, ma andiamo oltre. Non che il brano sia male, è che gli Zero Assoluto rimangono gli Zero Assoluto e Gazzelle rimane Gazzelle, che è artista molto bravo, che ci piace assai nonostante non canti esattamente ai nati negli ’80; ora, se abbiamo Gazzelle, sentiamo davvero la necessità di recuperare gli Zero Assoluto, specie se a distanza di anni li ritroviamo ancora così tanto Zero Assoluto?
Giorgieness – “Hollywoo”: Secondo singolo che anticipa il terzo album della cantautrice di Sondrio classe 1991, ennesima dimostrazione che non è vero che non ci sono artiste donne di livello in Italia, ma solo che non sappiamo da che lato porgere l’orecchio. Perché Giorgieness è brava assai, nei suoi brani numerose intuizioni, grandi interpretazioni e si percepisce sempre chiaramente un senso compiuto di ciò che ha intenzione di raccontare.
Amalfitano – “Palermo”: Ad una settimana dall’esordio Amalfitano, che ha già dimostrato con i Joe Victor di avere una delle più belle, quasi impressionanti, voci del panorama indie (e non solo), fa uscire anche “Palermo”, serenata nostalgica e meravigliosamente complessa della città dove ha deciso di registrare il suo primo album da solista. Per capire quanto è ben fatta “Palermo” bisognerebbe esserci stati a Palermo, così da percepire come Amalfitano sia riuscito a riportare in parole e musica bellezza e contraddizioni di quella che è forse la città più romantica del mondo. Amalfitano la urla, la abbraccia, la stropiccia di baci, ne entra in totale sintonia, ne restituisce il sapore agrodolce, si percepisce nel suo cantato il sapore delle mattonelle di Ballarò, la sua bellezza antica, lontana, di una città che spesso si dimentica di se stessa ma che cattura chiunque ci abbia a che fare per tutta la vita.
Auroro Borealo – “Soldi”: la versione punk fornita dall’interessantissimo Auroro Borealo di “Soldi”, la hit con la quale Mahmood ha vinto la penultima edizione del Festivàl di Sanremo non è solo un giochino; ha un senso ed è ottimamente fatta. Per quanto ci riguarda sta già nelle nostre playlist, non ci spingeremmo a dire che la canzone è migliorata o meno, ma senza vergogna ammettiamo che è decisamente più nei nostir gusti. Yeah!
Donix – “Solo per un po' – Libera”: Interessante prova di cantautorato danzereccio al femminile, qualcosa che manca nella nostra discografia. Il pezzo richiama ad un sound che va molto in questo momento e Donix, che scopriamo per caso scorrazzando in libertà su Spotify, canta con intenzione e intensità. Da tenere d’occhio.
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