Scoperte nuove specie di un canguro gigante
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Scoperte nuove specie di un canguro gigante

Scoperte nuove specie di un canguro gigante

Rappresentazione artistica della specie fossile descritta come Protemnodon viator e del suo parente Protemnodon anak, confrontata in scala con il canguro rosso vivente e il canguro grigio orientale
Università di Flinders - Rappresentazione artistica della specie fossile descritta come Protemnodon viator e del suo parente Protemnodon anak, confrontata in scala con il canguro rosso vivente e il canguro grigio orientale
AGI - Si chiama Protemnodon viator, è una delle tre nuove specie di canguro gigante identificate in fossili australiani risalenti a decine di migliaia di anni fa. A descriverli sulla rivista Megataxa gli scienziati della Flinders University, che hanno esaminato i resti di animali rinvenuti in Australia e Nuova Guinea. Il team, guidato da Isaac Kerr, ha individuato tre specie appartengono al genere estinto Protemnodon, vissuto da circa cinque milioni a 40 mila anni fa. Il gruppo di ricerca ha esaminato tutte le specie di Protemnodon, riscontrando notevoli differenze tra i vari taxa, che si sono adattati per vivere in ambienti variegati. In particolare, alcuni esemplari pesavano circa 50 kg, altri erano più grandi dei canguri viventi attualmente, ad esempio il Protemnodon viator poteva raggiungere circa 170 kg di peso. Questi animali longilinei, descritti per la prima volta nel 1874, erano ottimi saltatori, ed erano ben adattati all’habitat arido dell’Australia centrale. Oltre al viator, dal latino “viaggiatore”, i ricercatori hanno individuato anche il Protemnodon mamkurra e il Protemnodon dawsonae. Sebbene alcuni studi precedenti avessero ipotizzato che tutti gli esemplari del genere fossero quadrupedi, gli scienziati hanno scoperto che solo tre o quattro specie si muovevano in modo simile ai quokka, balzando su quattro zampe e solo a volte saltando sugli arti posteriori. “Probabilmente il P. mamkurra (che significa ‘grande canguro’) si spostava in questo modo – spiega Kerr – la nostra analisi rivela che si trattava di un animale grande e robusto, dalle ossa spesse, ma piuttosto lento. Il P. dawsonae sembra invece più misterioso. Deve il suo nome alla paleontologa australiana Lyndall Dawson, ma non è associato a un vasto repertorio fossile”. Per raccogliere i dati necessari all’indagine, il team ha esaminato le collezioni di 14 musei in quattro paesi, fotografando e scansionando in 3D oltre 800 esemplari provenienti in Australia e Nuova Guinea. “I fossili di Protemnodon sono abbastanza comuni in tutta l’Australia – commenta Perr – ma spesso i ritrovamenti riguardano ossa singole piuttosto che scheletri integri, il che rende più complicata la ricostruzione della storia evolutiva della specie”. L’estinzione del genere Protemnodon, avvenuta circa 40 mila anni fa, rappresenta ancora un mistero per i paleontologi. Gli autori sperano che questo lavoro possa contribuire a far luce sulla controversa scomparsa di questa classe di animali.
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