La carne di pitone è un’alternativa sostenibile, ecco perchè
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La carne di pitone è un’alternativa sostenibile, ecco perchè

La carne di pitone è un’alternativa sostenibile, ecco perchè

Un pitone reale
Gaetano Lo Porto / AGF - Un pitone reale
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AGI - La carne di pitone d’allevamento potrebbe offrire un’alternativa più sostenibile rispetto ad altre carni d’allevamento. A rivelarlo uno studio internazionale che ha analizzato i tassi di crescita dei pitoni in due allevamenti in Thailandia e Vietnam, i cui risultati riportati su Scientific Reports. La ricerca ha dimostrato che i pitoni reticolati e birmani sono cresciuti rapidamente nell’arco di 12 mesi, senza aver bisogno di essere nutriti con frequenza, come altri animali da allevamento. Le pressioni ambientali e demografiche stanno influenzando i sistemi agricoli convenzionali. Nella produzione zootecnica, gli animali a sangue freddo, noti come ectotermi, per lo più mammiferi e di uccelli, la cui particolarità consiste nel produrre una temperatura interna costante, compresa tra i 36 e i 37 gradi, sono molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto agli animali a sangue caldo, noti come endotermi, come i bovini o il pollame. Alcune fonti alimentari di animali a sangue freddo, come la carne di serpente, stanno acquistando popolarità in alcuni Paesi asiatici dove vengono tradizionalmente consumate, ma l’industria rimane piccola. L’ozono o O3 a livello del suolo o troposferico si trova negli strati più bassi dell’atmosfera ed è considerato un inquinante secondario perché non viene emesso direttamente nell’atmosfera, ma si forma a partire da alcuni precursori, come i composti organici volatili o COV, il monossido di carbonio o CO e gli ossidi di azoto o Nox, che vengono prodotti nei processi di combustione, principalmente nei trasporti e nell’industria. In alte concentrazioni, l’ozono può danneggiare la salute umana, la vegetazione e gli ecosistemi. Nonostante i miglioramenti compiuti nell’ambito dell’inquinamento atmosferico, il gruppo di ricerca ha riferito che tra il 2012 e il 2019 oltre l’86% degli europei ha sperimentato almeno un giorno di inquinamento atmosferico composto, in cui più inquinanti hanno superato contemporaneamente i limiti stabiliti dall’OMS. Tra questi giorni composti, il contributo dei giorni composti da PM2,5 e O3 è aumentato dal 4,43% nel 2004 al 35,23% nel 2019, diventando il secondo tipo di inquinamento più comune in Europa. Il dato è indicatore di una tendenza preoccupante, che riflette una condizione di inquinamento che si verifica principalmente alle latitudini più basse durante le stagioni calde e probabilmente legato ai cambiamenti climatici e alla complessa interazione tra PM2,5 e O3. L’allevamento di carne di pitone potrebbe essere una valida alternativa per contrastare questo tipo di inquinamento.
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