Contro le fake news sul coronavirus arriva un e-book 
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Contro le fake news sul coronavirus arriva un e-book 

Contro le fake news sul coronavirus arriva un e-book

Valentina Arcovio
Coronavirus medico
Andreas SOLARO / AFP 
- Coronavirus medico

"E' il nostro vaccino contro le fake news e anche una mappa utile per orientarci nel caos di informazioni circa l'origine e l'evoluzione della pandemia. Uno strumento utile in vista della fase 2". E' così che Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, presenta all'AGI l'ebook "Covid-19 il virus della paura" (edito da Paesi Edizioni), da oggi in vendita online. Scritto dall'infettivologo Massimo Andreoni, primario del reparto di Malattie infettive del policlinico Tor Vergata di Roma e dallo psicoterapeuta Giorgio Nardone, esperto di disturbi fobico-ossessivi, "i proventi saranno devoluti alla Protezione Civile", assicura Tortorella, anticipando anche il lancio di un collana formativa sul Coronavirus che avrà come punta di diamante un docufilm.

Nell'ebook si parla tanto di "infodemia", di cosa di tratta?

"Per la prima volta nella storia delle grandi epidemie che hanno colpito l'umanità, abbiamo assistito al fenomeno dell'infodemia, cioè alla diffusione di una quantità di informazioni enorme, provenienti da fonti diverse e dall’autorevolezza spesso non verificabile. Notizie che sono circolate in maniera rapida e incontrollabile, su canali diversi, proprio come il virus. Notizie spesso senza fondamento scientifico, le fake news. Questo fenomeno ha provocato l'impossibilità delle persone di riuscire ad orientarsi e a trovare le indicazioni più accreditate per fronteggiare l'epidemia. Nel mare in tempesta, anche il marinaio più esperto rischia di perdersi, se non ha un faro cui fare riferimento. Ed è proprio quello che è successo con il coronavirus".

Una mare di informazioni e anche di fake news?

"Purtroppo sì. Abbiamo assistito all'esplosione di innumerevoli notizie false in cui le informazioni sono inventate di sana pianta o manipolate in parte. O ancora, informazioni distorte e poi date in pasto in rete agli utenti dei social network. Molte di esse nascono a scopo propagandistico e colpiscono target sociali, puntando sulla paura e l'odio verso il diverso. L'antico sentimento di paura collettiva tende infatti a cercare sempre un'altra verità e/o un colpevole per scaricare l'ansia. Un terrore infondato che sconfina nella paranoia e che risponde al concetto secondo cui ciò che è sconosciuto o diverso da noi spaventa. Meno ne sappiamo, più un fatto suscita la nostra diffidenza. Allo stesso modo, anche il futuro e le situazioni inesplorate destano preoccupazione. Il meccanismo è lo stesso: tendiamo ad allontanarci da ciò che non conosciamo, piuttosto che cogliere le possibilità di arricchire le nostre esperienze".

Quanto questa infodemia ha influito sulla popolazione?

"Tantissimo. Basti pensare che per scagionare i rischi connessi alla infodemia, abbiamo assistito a fenomeni (in alcuni casi, con risvolti positivi) di comunicazione più diretta e immediata, dovuta dalla necessità delle istituzioni governative di comunicare presto e bene ai cittadini. Il ministero della Salute per la prima volta è entrato su Telegram,ha messo in piedi in un fine settimana un sito internet ad hoc. D'altro lato, molti primari e medici, seppur impegnati e in prima linea, non hanno potuto rifiutare le numerose richieste di ospitate televisive e radiofoniche. La 'fame' di risposte della popolazione, impaurita e messa in gabbia, doveva essere colmata, pena il rischio di una vera e propria rivolta popolare. Ecco perché dico che l'infodemia è un pericolo concreto che va gestito dal potere, con gli strumenti giusti".



Quali le conseguenze psicologiche?

"I numeri dai reparti psichiatrici ci informano che sono aumentati i pazienti con conseguenze serie da gestire, come l’incremento dei tentativi di suicidio. Immaginiamo la difficoltà, ad esempio, di mettere in piedi in pochi giorni, nella stessa struttura ospedaliera, un reparto Covid e tenere sotto controllo tutte le altre emergenze. Ma le conseguenze psicologiche hanno toccato ognuno di noi. Voglio ricordare che la pandemia è stato come un grande megafono delle emozioni che ha dato voce alle paure più nascoste. Ansia, frustrazione e disorientamento sono sentimenti diventati ahimè comuni a molti di noi. Allo scopo di curare queste emozioni spiacevoli, si è scatenato il desiderio di notizie, attraverso una ricerca spasmodica di un colpevole all'origine della malattia, con la condivisione virale di notizie allarmistiche e non verificate.

La cosa più grave, è che questo non è avvenuto solo da parte di comuni cittadini ma anche, da testate giornalistiche e personalità influenti, è stata capace di generare psicosi collettive, con punte di aggressività sociale. Anche i professionisti sanitari non sono stati immuni: la rabbia per non essere protetti dalle strutture o di sentirsi abbandonati dallo Stato sono stati sentimenti purtroppo diffusi".

I medici e, in generale gli operatori sanitari, sono quelli che hanno pagato di più?

Sì. Basta pensare che ad oggi, sono oltre 150 i medici deceduti. E poi ci sono tutti gli operatori sanitari morti anche per cause non riconducibili direttamente al coronavirus perché il tampone non viene effettuato. Ora stanno affrontando con coraggio la situazione, in molti anche a costo della vita, ma non vanno sottovalutate le devastanti conseguenze di questa situazione: nell'immediato e nel futuro. Temo, ma spero di sbagliarmi, che l’idolatria nei confronti della categoria medica sarà presto dimenticata e ritorneranno le aggressioni, gli insulti verbali. Già le prime avvisaglie si sono palesate.

D'altra parte, i medici sono arrabbiati, esasperati da questo stillicidio di brutte notizie, spaventati dall'escalation di contagi e si sentono dimenticati, poco considerati anche dai Decreti legge. Per dare loro un sostegno in mergenza coronavirus, Consulcesi, realtà da sempre tutela la categoria, ha attivato il Telefono Rosso di accoglienza e ascolto anche per il Coronavirus. rappresenta un primo sportello di ascolto e di indirizzo per assistenza legale dedicato agli operatori sanitari impegnati su diversi fronti, a combattere l'emergenza causata dal Covid-19.

Ne usciremo?
Come siamo usciti da altre epidemie, che anche questa volta ce la faremo. È evidente che molto dipende dai nostri comportamenti individuali e collettivi e dalla capacità di attuare le norme che ci vengono imposte, e qui ritorniamo al bisogno di una comunicazione chiara ma soprattutto credibile ed efficace. Non siamo ancora fuori pericolo, occorre molta prudenza, noi dobbiamo lavorare per fare in modo che il timore e la paura non si trasformino in sentimenti negativi pericolosi, come odio e aggressività. Come? Sicuramente la comunicazione ha il suo ruolo, attraverso informazioni chiare e affidabili è importante anche recuperare la fiducia nella scienza e nella ricerca.

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