Roma - Il voto che pochi giorni fa ha confermato Rohani alla presidenza dell'Iran e' una conferma dell'accordo sul nucleare, ora Italia ed Europa devono intensificare i loro rapporti politici ed economici con Teheran, in una politica di equilibrio nel Medio Oriente che garantisca stabilita' e sicurezza. Benedetto Della Vedova spiega all'Agi che la vittoria di Rohani puo' consolidare il nuovo corso dei rapporti avviato dopo la fine delle sanzioni.
Che lezione possiamo trarre dal voto di venerdi' scorso?
"Non bisogna essere ingenui rispetto all'Iran ma e' sicuramente un esito che premia un riformatore. Dobbiamo premettere che la democrazia iraniana e' una democrazia limitata, a causa delle procedure previste per la selezione delle candidature; ma, al netto di questo, le elezioni restituiscono il quadro di un paese con una dialettica politica vivace, un risultato chiaro e una grande partecipazione al voto. L'esito poi premia un riformatore. Gli iraniani hanno confermato il loro sostegno all'accordo sul nucleare".
Eppure una delle principali fragilita' nel consenso di Rohani era rappresentato dall'effetto ancora limitato sulla vita reale degli iraniani delle riforme economiche.
"I risultati delle riforme e delle aperture non sono immediati ma durante l'ultimo anno con Rohani l'economia iraniana ha cominciato a crescere. Il tempo dopo la fine delle sanzioni e' stato breve, ma qualche risultato positivo c'e' stato, anche se il processo di apertura e' appena avviato, come ben sa l'Italia che e' stata tra i primissimi a cogliere tutte le novita'".
Quali sono stati i freni e quali sono dunque gli ambiti con piu' margini di miglioramento?
"Innanzitutto bisogna ricordare che molte sanzioni da parte degli Usa permangono e questo fa si' che l'aspetto di credito e finanza sia complicato per chi intende investire. L'Italia e il suo governo stanno lavorando per predisporre meccanismi che garantiscano coloro che investono in Iran".
Che prospettiva si apre ora in Iran con la vittoria di Rohani?
"La sua vittoria sara' sicuramente un elemento di conferma della distensione in atto e di conferma delle riforme in Iran. Per di piu' cosi' il neo presidente si attesta come un key player per la successione alla guida suprema di Kamenei, dunque si puo' ipotizzare una nuova guida piu' moderata".
L'Italia non ha mai abbandonato la linea di attenzione sui diritti umani in Iran.
"Per l'Italia i diritti umani restano centrali tra le priorita' politiche. Il risultato delle elezioni apre spazi e prospettive di dialogo anche in questo campo senza reticenze. Noi abbiamo gia' coinvolto Teheran sul rispetto dei diritti umani, con un dialogo informale sulla giustizia penale. La nostra convinzione e' che queste aperture favoriscano anche la cooperazione economica e la stabilita' delle collaborazioni, diventando un vero e proprio elemento di garanzia per chi investe. Poi, naturalmente, valuteremo".
Alcuni osservatori hanno definito la linea di Trump in Medio Oriente una cesura con la politica di Obama.
"In realta' il fatto che gli Usa considerino l'Arabia Saudita un alleato cruciale in M.O. non e' una novita', e' una linea che non era stata messa in discussione nemmeno da Obama, che pure gioco' un ruolo positivo per il raggiungimento dell'accordo con l'Iran. Ma gli Usa non hanno mai rimosso le sanzioni ne' hanno mai riaperto il dialogo diplomatico con Iran. La verita' e' che c'e' stato un cambio di passo di Donald Trump verso il mondo islamico".
Eppure c'e' chi, come il Wsj, prevede che Usa ed Europa avranno in futuro linee divergenti nel loro rapporto con l'Iran.
"L'Europa e l'Italia hanno un rapporto equilibrato con il mondo mediorientale e in particolare con tre dei suoi principali attori: Iran, Arabia Saudita e Israele. Se, come credo, nessuno vuole considerare l'opzione militare per dirimere le tensioni, l'atteggiamento europeo e quello italiano sono equilibrati e tutt'altro che ambigui. Da parte del governo Renzi e poi di quello Gentiloni non c'e' stata nessuna ambiguita' verso Israele e al suo diritto alla sicurezza, c'e' stata una apertura ragionevole con l'Iran, con il monitoraggio e la verifica del rispetto dei termini dell'accordo sul nucleare, rapporti positivi verso l'Arabia Saudita. Si tratta di un atteggiamento molto serio ed equilibrato e credo non sarebbe responsabile, per chi il Medio Oriente lo ha come vicino, fare una scelta di campo nella contesa tra sunniti e sciiti. Anzi, l'esasperazione del conflitto tra sunniti e sciiti favorirebbe il terrorismo. Non credo sarebbe nell'interesse della sicurezza di nessuno e di quella europea in particolare".